Ratched – Recensione della serie Netflix con Sarah Paulson

Sarah Paulson e Ryan Murphy ancora insieme per una origin story su uno dei più grandi cattivi del cinema. Ecco la recensione di Ratched.

Pierfranco Allegri
Di Pierfranco Allegri Recensioni Lettura da 5 minuti
5.5
Ratched

Chi non ha amato odiare l’infermiera Ratched? Parliamo di uno dei più famosi villain della storia del cinema, la crudele caporeparto dell’ospedale psichiatrico di quel capolavoro del cinema che fu – e rimane – Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) di Miloš Forman, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey e vincitore di cinque premi Oscar. La controparte del selvaggio Mac (interpretato nel film da Jack Nicholson), Louise Fletcher interpretò per il grande schermo questa donna crudele, ipocrita e malvagia, metafora della corruzione del potere (per quanto piccolo esso sia) e della tirannia delle istituzioni, in una performance da urlo che le valse l’Oscar come Miglior Attrice Protagonista nel 1976 e un posto d’onore tra i più grandi cattivi del cinema.

Ma chi era l’infermiera Ratched prima? Che ne è del suo passato, eluso dal suo stesso creatore? Il “re Mida” della serialità americana Ryan Murphy prova a rispondere con Ratched, la sua nuova serie per Netflix incentrata sul passato della perfida infermiera, qui interpretata dalla sempre idonea Sarah Paulson, una delle collaboratrici più assidue del gigante della tv a partire da American Horror Story.

Non è quel che sembra

Nella America del secondo dopoguerra, tra i panorami della west coast californiana, le architetture essenziali alla Wright e il sapore dei libri hard-boiled di Cain si muove la nostra protagonista, una fredda calcolatrice dal misterioso obbiettivo che si intrufola con le sue arti nel personale di un innovativo ospedale psichiatrico diretto dal visionario e danneggiato dottor Hanover(Jon Jon Briones). Mildred Ratched si presenta come l’infermiera perfetta, preparata, compassionevole e attenta, ma la donna nasconde più di un segreto e una missione segreta legata all’arrivo nella struttura di un pericoloso serial killer (Finn Wittrock).

Di recente Ryan Murphy sembra prediligere il melodramma in costume, spolverato qua e là da una poetica LGBT con risultati altalenanti. Come con la precedente serie Netflix Hollywood, Murphy indaga le contraddizioni dell’America all’apice della gloria e del benessere economico, passando però da una rivisitazione dello studio system hollywoodiano e dei suoi miti a un personaggio di finzione reso immortale dalla macchina cinematografica. Ratched pretende di raccontare la genesi di un mostro del cinema e al contempo sottolineare i problemi e le manie della America della presidenza Truman: intolleranza, razzismo, misoginia e una crudeltà di fondo. Un progetto ammirevole e intrigante, considerando che il personaggio della Ratched, nonostante il suo eco nell’immaginario collettivo, è stata rispolverato raramente. Vai poi ad aggiungere la recente moda delle villain origin story, e la serie non poteva che diventare tra le più attese del 2020.

ratched netflixRatched risulta però uno dei prodotti più deludenti della filmografia di Murphy per più motivi, primo tra tutti il suo enorme potenziale sprecato: la serie non mantiene la qualità dei suoi primi due episodi, evolve in maniera disorganica e poco interessante, il sottotesto omosessuale pare infilato forzatamente e per di più oscura i veri centri d’interesse della storia. Nonostante la performance della Paulson, Mildred Ratched rimane un personaggio appannato, di cui non si riesce a fare un’idea soddisfacente. Questo non sarebbe un male se non fosse per il fatto che la crescita del personaggio abbia delle svolte talmente radicali e assurde da perdersi in breve tempo nell’organismo della storia.

I riferimenti al cinema noir sono gradevoli, i valori di produzione incantevoli e il cast sontuoso e capace con grandi interpreti femminili (da Cynthia Nixon a Judy Davis con luminosi cameo di una sempre formidabile Sharon Stone), ma la serie scade a volte in scelte familiari, tra le quali la violenza sopra le righe riconducibile a American Horror Story e poco adatto a un melodramma in costume anni ’50.

Di Ratched non si capisce tanto bene cosa farsene: come origin story è un pretesto mal realizzato, come melodramma risulta caotico, e come serie horror è vagamente banale. Certo, se si prendono questi elementi e si uniscono tra loro, Ratched diventa pure godibile, ma non rispetta la promessa e il potenziale di una serie che sarebbe dovuta essere tra i titoli televisivi dell’anno e avrebbe dovuto conferire nuova luce a uno dei più apprezzati e complessi cattivi della storia del cinema. Dare alla serie un’ altra possibilità con la seconda stagione? Onestamente, il dubbio rimane.

Ratched
5.5
Voto 5.5
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Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it