The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom – Recensione di un’avventura indimenticabile

Ecco la recensione di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, il nuovo capitolo della fantastica avventura di Link nelle terre di Hyrule.

Alessandro Ferri
Di Alessandro Ferri - Senior Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
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The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom

Zelda: Tears of the Kingdom è una sinfonia di elementi di gioco che convergono in una straordinaria esperienza videoludica. Se già con Breath of the Wild si erano toccati picchi quasi impensabili, Nintendo si è sicuramente superata, mettendo in mostra un mondo intricato e vivo, con una grafica sublime e meccaniche di gioco innovative, dove ogni dettaglio è un tassello cruciale in questa epopea digitale.

La trama prende il via dalla fine del primo capitolo: nei sotterranei del castello di Hyrule, dopo la sconfitta della calamità Ganon, Link e Zelda trovano un misterioso essere mummificato che, grazie ad un miasma corrosivo, danneggia la Spada Suprema e il braccio destro di Link. Una violenta frana fa perdere traccia della principessa, sconvolgendo anche la geografia del regno di Hyrule.

Poco dopo, Link si risveglia in un’isola sospesa nel cielo, e con un braccio meccanico al posto di quello danneggiato. Da lì, un essere robotico consegna al nostro eroe la Tavoletta di Pruna (una specie di tablet usato da Zelda), sul quale vede la posizione della principessa. Inizierà così la nuova avventura.

Bentornati a Hyrule

Dettagli intricati e stili architettonici diversificati si fondono quindi per formare un mosaico che cattura l’essenza e la diversità del regno di Hyrule, il quale ora si estende anche in verticale. Che sia nelle profondità più remote della terra, oppure dalla sommità delle nuvole, la scenografia di Tears of the Kingdom raddoppia ciò che era possibile vedere e toccare nel precedente Breath of the Wild.

tearsofthekingdom

Il mondo di Zelda è ora diviso in tre parti comunicanti tra di loro (come la Triforza, del resto), visto che esplorare il sottosuolo sarà un viaggio molto diverso rispetto alle passeggiate per le lande di Hyrule o tra le isole fluttuanti, le quali strizzano l’occhio a Skyward Sword nella migliore maniera possibile. Molto più di quanto avveniva nel capitolo precedente, quindi, l’esperienza di Tears of the Kingdom è un viaggio unico nel suo genere.

Sotto l’aspetto visivo, quindi, Tears of the Kingdom si erge come perla grafica della “debole” Switch. I paesaggi, dinamici e intrisi di dettagli, non sono semplici fondali, ma veri e propri attori nella narrazione. Il passaggio fluido tra regioni, dalle città alle foreste, è una delizia visiva che riflette l’attenzione maniacale ai dettagli.

Gli effetti di luce e ombre, in particolare durante il ciclo giorno-notte, contribuiscono a creare un’atmosfera immersiva e coinvolgente, evidenziando la maestria del team di sviluppo nella creazione di un mondo vivo e pulsante, con un orizzonte che colpisce per estensione e vastità, esattamente come accadeva col precedente Breath of the Wild.

Tra cielo e terra

Ma la nuova avventura di Link non brilla solo per la sua estetica. Le meccaniche di gioco sono altrettanto funzionali e ben studiate. L’introduzione di nuove abilità, artefatti e puzzle ingegnosi offre al giocatore una gamma di sfide stimolanti. Un elemento che merita attenzione è l’interazione ambientale: i poteri nel braccio destro di Link – ossia il cosiddetto talento Ultramano – consente di afferrare i numerosi elementi interattivi sparsi lungo l’ambientazione, dai tronchi alle tavole di legno.

Successivamente, con un semplice tocco è possibile collegarli tra di loro, dando forma ora a zattere improvvisate, carri da guerra, piccoli aeroplani e molto altro. Insomma, Zelda incontra Minecraft, e ci riesce molto bene. L’uso intelligente di questa abilità, combinata agli elementi del mondo di gioco, come il vento e l’acqua, non solo aggiunge un livello di realismo, ma diventa parte integrante delle strategie di gioco. La fisica realistica arricchisce l’esperienza, fornendo una sensazione di immersione e coinvolgimento senza precedenti.

 

Ma non è tutto: Link potrà infatti usare anche Ascensus, l’abilità che più di tutte mette in mostra le novità ambientali di questo capitolo. Tramite questo potere, infatti, l’eroe di Hyrule può oltrepassare in verticale qualsiasi superficie solida posta sopra di lui, a patto che questa non si trovi troppo in alto. Ascensus è in grado di dare ulteriore spessore alle fasi esplorative, spesso riducendo drasticamente il tempo di spostamento, così come l’elusione di alcuni avversari particolarmente coriacei.

In definitiva, Zelda: Tears of the Kingdom non è solo un semplice videogioco, è un’esperienza interattiva che abbraccia l’utente con la sua magnificenza visiva e ingegnosità ludica. Ogni dettaglio, dal pennello digitale del design grafico alla complessità delle meccaniche di gioco, contribuisce a creare un’opera d’arte interattiva, una testimonianza della grandezza e dell’innovazione che possono emergere dalla fusione di tecnologia e creatività.

The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom
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Voto 9
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Di Alessandro Ferri Senior Editor
Trentenne, vero appassionato di videogiochi, adora scrivere di videogiochi come se ne stesse parlando con gli amici al bar. Nostalgico dei classici anni '90 come Super Mario 64, non disprezza al brivido dei titoli moderni.