Tchia – Recensione, l’open world tropicale ispirato alla Nuova Caledonia

Reimparate a godere della bellezza che si cela nelle cose semplici, al fianco della piccola Tchia, nel verde e nella magia, ecco la recensione!

Valentina Valzania
Di Valentina Valzania Recensioni Lettura da 7 minuti
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7.2
Tchia

Cosa c’è di meglio di un piccolo ma ben pensato open world tropicale e un po’ surreale, pieno di magia e folklore, per accompagnare le vostre serate a rientro da una dura giornata? Assolutamente nulla, ed è proprio per questo che oggi abbiamo il piacere di parlarvi di Tchia, prodotto da Awaceb ed ispirato interamente alla Nuova Caledonia. Si tratta di una piccola isola nell’Oceano Pacifico, madrepatria del team Awaceb, da cui sono state tratte (e un po’ romanzate) tutte le ambientazioni e i delicati accenni di cultura presenti in Tchia. Nella nostra recensione di oggi vi parleremo di quanto questa piccola avventura, non originalissima ma sicuramente più che piacevole, ci abbia trasmesso un’enorme voglia di esplorare e goderci le giornate al sole “come ai vecchi tempi”… seppur bambini non lo siamo più e per giocare, ora, dobbiamo ricavarci del tempo in tarda sera.

Il titolo in questione è stato senza dubbio un tuffo – quasi letteralmente – nell’infanzia di una bambina di cui ci vengono raccontate avventure e disavventure. Il perché inizialmente non lo sappiamo, ma pian piano impareremo a scoprirlo al suo fianco.

Tutto ciò che vedremo o sentiremo, dalle ambientazioni fino alla musica e alle lingue utilizzate per il doppiaggio, riprende la vita in Nuova Caledonia, creando una trasposizione decisamente più fantasiosa, per fini narrativi e di gameplay stesso. La delicatezza di questa cultura affiancata alla semplicità di queste giornate immerse nella natura e nel folklore, ci permetterà di seguire e apprezzare una storia più che universale. Il tutto, incorniciato dalle voci di doppiatori locali, il che rende l’esperienza ancora più immersiva.

Tchia

Una bambina, un ukulele e un aliante

Che si tratti di un open world ve lo abbiamo fatto capire, ma oltre ad esplorare cosa si fa effettivamente in Tchia? Praticamente di tutto e di più, soprattutto le cose semplici e rilassanti, anche in compagnia dei nostri amici. Esplorare è facile, veloce ed interessante. Potrete arrampicarvi, saltare, nuotare, immergervi, salpare in mare e soprattutto volare con l’aliante! (un piccolo, grandissimo, omaggio a Zelda che per forza di cose riesce a sfruttarlo molto meglio di Tchia). La mappa, inoltre, non sarà sempre a portata di mano – o meglio di schermo – in quanto dovrete aprirla appositamente per sapere dove vi troviate e dove la bussola può condurvi. Un modo come un altro per spronare la voglia di muoversi e tentare, senza la fretta di andare da nessuna parte. Si tratta di un elemento che, un po’ per abitudine, all’inizio della nostra partita ci ha turbati, ma che alla fine ci ha trasmesso appieno l’atmosfera di Tchia.

Detto ciò, la quotidianità e i piccoli riti della cultura della nostra protagonista, regnano nel gameplay del titolo. Si suona l’ukulele sotto le stelle, al fianco di un falò, si fanno esercizi per la concentrazione della propria mente, si mangia del cibo cucinato rapidamente sul fuoco prima di andare a dormire. Il tutto, accompagnato da una colonna sonora, sempre ispirata alla cultura della Nuova Caledonia, estremamente rilassante e piacevole, in grado di farvi sentire la brezza del mare sulle guance, mentre siete davanti allo schermo. L’abbiamo apprezzata davvero tantissimo e riteniamo che sia una parte fondamentale del gioco che, senza, ne avrebbe risentito enormemente.

Non meno importante, in nome del sovrannaturale e dei poteri che scoprirete nel corso del gioco, potremo prendere il controllo di oggetti e animali sfruttando le loro caratteristiche e abilità. Un vero divertimento, possiamo assicurarvelo. Anche questo elemento di gameplay, è pensato per trasmetterci un senso di gioia, libertà e un pizzico di spensieratezza infantile che abbiamo avuto il piacere di ritrovare.

In più, potremo personalizzare non solo Tchia ma anche la sua piccola ma robusta zattera, da sfruttare al meglio per andare in giro nel mondo di gioco. Differentemente da quanto potreste pensare, le opzioni sbloccatili sono davvero moltissime, molte delle quali acquistabili in gioco dopo aver raccolto degli elementi da scambiare con i mercanti. La vastità di abiti e capelli, già a inizio gioco, ci è sembrata super interessante e sicuramente un ulteriore punto a favore del team che ha avuto una grande cura sotto moltissimi aspetti.

Tchia

La narrazione di Tchia, invece, non è caratterizzata da una costruzione intensa e complicata, piuttosto punta moltissimo sulla semplicità e la voglia di trasmettere delle emozioni forti in maniera universale. Nel ruolo della protagonista, infatti, dovremo salvare suo padre dal crudele tiranno Meavora, sovrano dell’arcipelago che l’ha catturato di fronte ai suoi occhi e ci ha fatto scoprire i poteri. Il nostro scopo, oltre a goderci la bellezza del mondo di gioco, sarà affrontare i soldati di stoffa creati da Meavora in scontri aperti, nei quali potremo contare sulla massima creatività. Potremo prendere il controllo degli oggetti, degli animali e molto altro ancora.

Unica pecca, alcune cutscene sono eccessivamente lunghe e tendono a rovinare l’atmosfera in quanto effettivamente non necessarie, soprattutto perché non si parla di vere cinematic super impattanti. Inoltre la mappa, per quanto piuttosto grande, trattandosi di un open world, risulta piuttosto spoglia in molti punti. Comprensibile ma comunque un po’ fastidioso da vedere, tenendo presente che l’ambientazione generale è davvero interessante.

Tchia
7.2
Voto 7.2
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