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Tchia – Recensione, la vita da isolani su Nintendo Switch

Tchia è una produzione indipendente che giocatori e giocatrici su PC e PlayStation hanno già avuto modo di assaggiare lo scorso anno. Un’avventura tropicale a mondo aperto, colorata e ricca di contenuti folkloristici ispirati al territorio francese della Nuova Caledonia, su cui il piccolo studio Awaceb (fondato tra l’altro da due nativi del luogo) ha riversato ogni amore e attenzione possibile. E in questi periodi di calura e ricche giornate al mare, tornare a parlare dell’opera è l’ideale per sentire vicino a noi la magica aria dei Tropici, nonostante le migliaia di chilometri che ci separano.

Questo perché l’avventura che segue le vicende della piccola Tchia è approdata in piena estate anche su Nintendo Switch. Chissà, magari gli sviluppatori hanno pensato che giocarci in portabilità sotto l’ombrellone può rivelarsi utile a riempire i momenti morti in spiaggia. Oltre, naturalmente, a farci immergere nei paesaggi tropicali di un territorio a noi poco conosciuto, approfondendo al contempo un po’ della cultura della Nuova Caledonia.

Ma come si comporta Tchia sull’ibrida della casa di Kyoto? Avrà superato le insidie del mare lungo la sua navigata verso Nintendo Switch? Mettiamoci sdraiati in spiaggia e seguiteci in questa recensione accompagnati da una ciotola di cocco fresco e un dissetante cocktail fruttato!

Un veloce riassunto estivo di Tchia

Abbiamo già parlato in precedenza dell’avventura open world di Awaceb (ecco nel dettaglio la nostra recensione), ragion per cui è necessaria una doverosa premessa: il voto finale di questa recensione dipenderà in gran parte dall’aspetto tecnico e grafico della versione Switch di Tchia, con aggiunta un pizzico di decimale offerto dalla sua qualità ludica.

Riassumendo quanto breve possibile, si tratta di una produzione che si focalizza principalmente sull’esplorazione di un’ambiente tropicale e sul racconto del viaggio di una piccola ragazza – Tchia, appunto – in soccorso del padre rapito dal perfido tiranno Meavora. Ogni chilometro percorso non solo ci avvicina all’obiettivo, ma rappresenta un tuffo nel cuore degli usi e costumi della Nuova Caledonia, tra momenti musicali a suon di strimpellate di ukulele e antiche usanze locali.

Gli unici pericoli che incontrerà la protagonista nell’avventura sono rappresentati dai nemici fatti di stoffa, che sorvegliano alcune zone prese di comando, e dall’esaurimento di una barra di vigore che porta allo svenimento. Quest’ultima caratteristica determina in sintesi la nostra efficienza sull’esplorazione, omaggiando innegabilmente le ultime opere zeldiane quali The Legend of Zelda: Breath of the Wild e Tears of the Kingdom: le arrampicate libere e le planate in aria, così come le nuotate sott’acqua, vengono regolate da tale indicatore, potenziabile tramite l’ingerimento di speciali frutti sparsi qua e là nelle isole della Nuova Caledonia. Inoltre, il titolo riprende dalle opere di Nintendo anche per quanto riguarda la fisica e l’interazione con gli elementi ambientali, in una misura ridotta (per evidenti differenze di budget) ma se non altro apprezzabile in un gioco di stampo open world.

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Tchia

Tuttavia, il fiore all’occhiello di Tchia è indubbiamente il Salto dell’Anima, un potere sovrannaturale che consente alla ragazza di assumere le sembianze di un oggetto o di un animale qualsiasi (non tutti, almeno) per un certo periodo di tempo. Si tratta di una dinamica di gameplay molto carina e divertente, in grado di aumentare la libertà d’approccio sia sulle modalità d’esplorazione che sul piano dell’azione.

Per concludere la parentesi ludica, Tchia è un’esperienza simile agli ultimi Zelda open world, ma più contenuta in termini d’estensione e design di gioco. Si poteva fare qualcosa in più sul fronte dell’esplorazione, magari maggiori incentivi e stimoli che avrebbero appagato la nostra curiosità visiva. Però nella sua semplicità sa svolgere il suo lavoro dignitosamente, grazie alla meccanica del Salto dell’Anima, alla piacevole leggerezza del viaggio e all’amore profuso dagli sviluppatori sul presentare al mondo una cultura sconosciuta ai più.

La bellezza dei Tropici “dove e quando vuoi”

Eccoci alla prova del nove arrivando a parlare della versione Switch dell’opera di Awaceb. Testato in entrambe le modalità, il risultato complessivo è generalmente buono, pur non privo di macchie. Dove soffre un po’ più Tchia è in portabilità, specialmente per quanto riguarda la risoluzione. Gli elementi che si vedono a distanza, così come le ombre, appaiono leggermente sgranati, dando quella sensazione di sporcizia visiva fastidiosa agli occhi di una persona molto attenta all’aspetto grafico (soprattutto osservando le colline si nota meglio il difetto).

Tchia

Le cose migliorano – e di tanto – se si gioca in modalità dock; nonostante permangono alcune piccole imperfezioni visive, in particolare le ombre, l’impatto generale è decisamente positivo. Certo, da questo punto di vista non c’è paragone con le altre versioni per le ovvie differenze di architetture hardware. Tuttavia, il fatto di giocarci in portabilità, unito al fatto che è frutto di un lavoro svolto da un piccolissimo studio indipendente, rimane onestamente godibile nei suoi compromessi visivi.

In entrambe le configurazioni, Tchia viaggia a 30 fps senza particolari cali eclatanti, se non in alcune sequenze musicali dove ci troviamo a suonare gli strumenti. Un ottimo lavoro è stato svolto sulla responsività dei comandi, sempre puntuale e assolutamente essenziale nelle fasi di combattimento, in particolare nelle frenetiche situazioni in cui dobbiamo lanciare gli oggetti ai bersagli nemici dopo aver applicato il Salto dell’Anima.

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Tchia

7.5

Tchia arriva sull'ibrida di Nintendo in buona forma, seppur non privo di sbavature. Se in portabilità la risoluzione generale non è perfetta, a causa dell'effetto sgranato degli elementi a distanza, in dock la resa visiva è migliore. Ottima la responsività dei comandi e la tenuta dei fotogrammi, nonostante alcuni piccoli cali avvertiti, almeno fortunatamente, solo nelle sequenze dove si suonano gli strumenti. In soldoni, una buona esperienza da vivere anche su Switch, ancor più al tramonto in spiaggia!

PRO
  • Graficamente non è male in dock...
  • Frame rate stabile...
  • buon lavoro sulla responsività dei comandi
  • L'amore dello studio nell'illustrare una cultura sconosciuta ai più
CONTRO
  • ... ma in portatile non è il massimo della risoluzione
  • ... ma con dei piccoli cali nelle sequenze musicali
Lucherini Alessio
Colui che ha zompato da una piattaforma all'altra e nel vero senso della parola. Perché iniziare con Nintendo, per poi passare sulla sponda Sony e infine unire entrambe le parti, ha rappresentato il suo stadio evolutivo con i videogiochi. Tra la scrittura e i pensieri intrisi nell'animo salsero-bachatero, viaggia costantemente in cerca della saggezza, del potere e del coraggio... e in fondo Hyrule è la sua casa preferita, un posto dove ha lasciato completamente se stesso!

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