La community che SpongeBob SquarePants: Battle for Bikini Button è riuscita a generare, sia tra i fan della spugna gialla che nelle competizioni speddrunner, è riuscita a convincere THQ Nordic a produrne un remake nel 2020. Un titolo che, come sottolineato nella nostra analisi, è riuscito a trasportare alle nuove generazioni di videogiocatori quella cura e rispetto verso la serie animata originale. I ragazzi di Purple Lamp Studios hanno accettato una difficile sfida, ovvero creare un gioco originale dedicato a questa iconica IP della cultura POP internazionale. La recensione di oggi è proprio dedicata alla versione Nintendo Switch di SpongeBob Squarepants: The Cosmic Shake.
Un incidente come un altro
Il gioco inizia in una giornata eccitante per SpongeBob e Patrick al loro parco di divertimenti Clove World. Lì incontrano una misteriosa chiaroveggente di nome Kassandra, che vende ai due amici delle speciali bolle di sapone in grado di garantire ogni genere di desiderio. Curiosi e senza controllo, i due protagonisti effettuano troppe richieste distruggendo lo stesso tessuto dell’esistenza. Questo causa, prevedibilmente, un vero casino nella città di Bikini Button come edifici scomparsi, gelatina ovunque e diversi abitanti trasportati all’interno di dimensioni alternative. Gli unici in grado di salvare la situazione sono proprio SpongeBob e Patrick, anche se quest’ultimo è diventato un palloncino.
La storia ideata per la produzione è, come facile intuire, un mero pretesto per inserire Bikini Button e i suoi abitanti nell’ennesimo problema. La sensazione generale è quella di un lungo episodio della serie animata, caratterizzata dalla tipica narrazione semplice e lineare, battute adatte a tutte le età e nessun genere di forte violenza visiva. Insomma, il team di sviluppo è riuscito a trasportare perfettamente lo spirito del franchise in formato videoludico, anche grazie a citazioni e rimandi ripresi dagli oltre 24 anni dalla prima messa in onda.
Una menzione, però, va alla mancanza totale di un doppiaggio italiano. Un punto sicuramente negativo, vista la possibile delusione di bambini e appassionati nel sentire anche solo la mancanza della voce di Claudio Moneta. La scelta sembra principalmente di mercato, una cosa che non ha fermato però presenza di doppiaggi in inglese, tedesco, francese, spagnolo e perfino giapponese. Inoltre, la traduzione scritta in italiano è imperfetta e presenta degli evidenti errori.
Un’altra strada
SpongeBob SquarePants: The Cosmic Shake si distanzia dal precedente lavoro del team, a livello di struttura. Invece di essere un collectathon adatto a tutti, questo è praticamente un action platform 3D lineare dove i collezionabili sono esclusivamente secondari e non il focus principale dell’esperienza.
Nel corso dei 7 livelli disponibili, il giocatore ha il compito di controllare solamente SpongeBob, mentre deve raccogliere le infinite gelatine sparse per tutto il livello. Queste ultime rappresentano la valuta con cui proseguire nell’avventura, ma vista la loro presenza estremamente massiccia è praticamente impossibile rimanere bloccati. Il giocatore affronta livelli dove il platforming non incita all’esplorazione, se non in specifiche aree, seguendo appositamente la direzione voluta dal team di sviluppo. Una scelta di design che magari delude i fan di Battle for the Bikini Button ma che, al tempo stesso, riesce a dare un’esperienza differente il giusto al titolo di Heavy Iron Studios nel 2003.
In un platform di qualsiasi genere, il movimento è fondamentale nel garantire un’esperienza interessante e godibile. Purtroppo, la simpatica spugna di quartiere presenta un moveset non solo limitato, ma perfino quasi interamente copiato dal remake precedentemente menzionato. Le uniche novità sono una meccanica legata alle bolle di sapone – simpatica per quanto situazionale – e la possibilità di utilizzare delle abilità precedentemente legate a Sandy e Patrick. Il tutto deve comunque essere sbloccato raggiungendo determinati punti nell’avventura, una caratteristica che si lega di pari passo ai contenuti secondari.
All’interno dei livelli è possibile ottenere oggetti come monete perdute, stelle e molto altro. Questi però non sono tutti immediatamente accessibili, ma solamente una volta che il giocatore ottiene tutte le abilità necessarie. Una meccanica che funzionerebbe su carta, se non fosse palesemente una scusa per inserire del backtracking monotono e prevedibile. In alcune sezioni si nota il tentativo di aggiungere percorsi secondari ma, purtroppo, non basta per migliorare la situazione. Il tutto non è comunque obbligatorio, quindi è possibile raggiungere i titoli di coda ignorando ogni genere di obbiettivo opzionale.
Una città vuota
In questa recensione, abbiamo sottolineato come SpongeBob SquarePants: The Cosmic Shake sia un titolo estremamente semplice, che si adatta a un pubblico di tutte le età. Questo non è un lato negativo della produzione, anzi, è sicuramente una buona scelta commerciale per far godere l’esperienza a ogni genere di videogiocatore.
Allo stesso tempo, però, è facile notare come il team di sviluppo abbia reso l’intera esperienza ancora più semplificata rispetto a Battle for Bikini Button – Rehydrated. Una situazione che si spiega in molteplici fattori visto una presenza esagerata di check point, la mancanza di un classico sistema a vite, un platforming fin troppo accondiscendente o la reazione lenta dei nemici.
In particolare, questi ultimi sono sicuramente una delle caratteristiche maggiormente deludenti della produzione. Gli avversari che SpongeBob deve affrontare non sono molti e, di conseguenza, questi diventano presto ripetitivi e più un ostacolo per allungare i livelli presenti. Apprezzabili però le speciali sezioni e i diversi minigiochi, come guidare i cavalli marini o una sorta di acchiappa la talpa, che per quanto non originali riescano a donare una maggiore varietà all’intera esperienza.
Un altro ritorno è l’hub esplorabile, qui rappresentato nuovamente dalla celebre Bikini Button. Purtroppo anche questa è un’occasione mancata da parte dei ragazzi di Purple Lamp Studios, perché alla fine risulta fin troppo piccola e poco interessante da esplorare. Il concept di poter esplorare una storica ambientazione dell’animazione americana è sicuramente intrigante, ma non è realmente sviluppata e approfondita. Ogni tanto compare qualche attività da fare al suo interno, come preparare i Krabby Patty o pulire la spazzatura, ma sembrano più per far numero che per portare un reale vantaggio all’intero ecosistema di gioco.
In generale l’intero concept pare sprecato, tanto da non raggiungere tutte le sue potenzialità. L’idea di viaggiare nelle dimensioni pare confusa e senza un reale visione, con temi fin troppo tradizionali e già visti e rivisti in mille altre produzioni. La stessa forma da palloncino di Patrick, per quanto carinissima, non ha alcuna funzione nel gameplay dell’opera.
Bolle portatili
Nel lato puramente stilistisco, possiamo confermare che SpongeBob SquarePants: The Cosmic Shake ha un’enorme cura e dona una sensazione di autenticità. I modelli sono estremamente colorati, i piccoli dettagli nelle idle animations o anche i costumi sbloccabili dimostrano l’impegno per rendere il tutto parte dell’universo di SpongeBob. Un vero peccato per le poche cutscene presenti, sia perché sono imperfette nel comparto registico e di animazione, sia perché sono principalmente sostituite da semplici modelli statici che parlano. Inoltre, è piuttosto evidente un riutilizzo di asset da Battle for Bikini Button – Rehydrated, ma in generale il tutto è stato ben ricontestualizzato.
Un lato negativo arriva però dalla colonna sonora, tanto dimenticabile e ripetitiva da diventare presto noiosa. Un vero peccato, visto comunque la buona qualità delle musiche che hanno altri tie-in del brand.
La versione per Nintendo Switch da noi provata, inoltre, presenta al momento alcuni problemi. Non è raro trovare dei frequenti cali di frame rate, soprattutto verso la fine del gioco e nelle situazioni con diversi nemici su schermo, bug di qualche genere o veri propri secondi di stop. Ovviamente, chi decide di prendere questa versione deve fare conto con i limiti tecnici della piattaforma, accettando così una grafica meno dettagliata e una visuale maggiormente sfocata. L’esperienza generale è comunque godibile dall’inizio alla fine, con ovviamente la possibilità di giocare sia in modalità casalinga che portatilità.
Un punto a vantaggio sono, sicuramente, le impostazioni accessibilità inserite da Purple Lamp Studios. Sicuramente non siamo ai livelli dei titoli di Sony in questo senso, ma comunque vedere come gli sviluppatori pensino agli utenti daltonici è un segno positivo che mostra l’immensa apertura che ha attualmente l’industria videoludica.