Dopo i record che la pellicola ha letteralmente spazzato via nelle ultime ore, si continua ancora a parlare di Avengers Endgame, il film di Marvel Studios che con alle sue spalle i fratelli Russo ha raggiunto vette incredibili di incassi in pochissimi giorni (dal 24 aprile). Tuttavia, i fan sembrano avere ancora fame, specialmente in quel di New York, con la Grande Mela che è stata molto spesso al centro delle vicende narrate. Proprio il New York Times infatti ci regala un’intervista, dove gli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely hanno spiegato al pubblico la motivazione di alcune delle scelte definitive prese. Di seguito vi riportiamo alcuni dei botta e risposta proposti, mentre potrete trovare la versione integrale in lingua originale qui.
ATTENZIONE SPOILER: Se non avete ancora visto il film e se avete intenzione di farlo, vi consigliamo caldamente di non proseguire oltre nella lettura.
Domanda: Perché Natasha Romanoff (Vedova Nera) doveva morire?
McFeely: eravamo convinti che il suo viaggio sarebbe giunto alla fine nel momento in cui fosse riuscita ad avere gli Avengers di nuovo insieme. Lei ha un background personale fatto di abusi, controllo della mente, perciò quando raggiunge Vormir e ha la possibilità di riportare indietro la sua famiglia, si rende conto che per loro è pronta a sacrificare la propria vita. L’aspetto più complicato per noi era l’essere costantemente preoccupati che il pubblico non avesse abbastanza tempo per gestire la tristezza, e con il problema ben lontano dall’essere risolto. Ma abbiamo perso un personaggio importantissimo – un personaggio femminile – come la onoriamo?
Markus: Per Tony c’è un funerale. Per Natasha no. Questo si deve attribuire, in parte, al fatto che Stark è sempre stato una figura pubblica, mentre Natasha è stata un nome in codice per tutto i tempo. Un funerale per lei non sarebbe stato del tutto onesto. La questione più importante viene semmai sollevata da Thor mentre si trova sul molo con gli Avengers: “Abbiamo le Gemme dell’Infinito, perché non la riportiamo indietro?”
McFeely: ma ovviamente si tratta di uno scambio eterno: la riporti indietro, perdi le gemme.
Domanda: Quale poteva essere l’esito del sacrificio di Clint Barton?
McFeely: ci sarebbe sicuramente stata una conseguenza. Jen Underdahl – la nostra produttrice degli VFX – aveva letto una bozza o una prova di sceneggiatura in cui era Occhio di Falco a buttarsi dal dirupo. E dopo averlo letto ci ha detto “Non potete portarlo via da lei”. Mi commuovo ancora se ci ripenso.
Markus: ed era vero. Lui che incassava il colpo al suo posto. Sarebbe stato melodrammatico farlo morire e non farlo tornare dalla sua famiglia. È giusto e corretto che sia stata lei a sacrificarsi.
Domanda: anche Tony Stark doveva morire?
McFeely: tutti sapevano che questa doveva essere la fine per Tony Stark.
Markus: non è che ci fosse un qualche obbligo in tal senso, se ci fossero state delle ottime ragioni per non farlo morire, sicuramente la gente avrebbe apprezzato.
McFeely: la parola d’ordine era finire un capitolo, un capitolo che era stato cominciato proprio da Tony Stark.
Markus: in un certo qual modo, lui e Steve Rogers sono stati da sempre personaggi speculari. Steve si sta muovendo verso una sorta di interesse personale illuminato, Tony verso l’altruismo. Hanno raggiunto entrambi il loro punto finale.
Domanda: C’erano in ballo altri possibili finali per Tony?
Markus: No. Perché avevamo la possibilità di dargli il “pensionamento perfetto” all’interno del film.
McFeely: lo ha avuto.
Markus: è questa la vita per cui ha lottato. Lui e Pepper erano destinati a stare insieme? Sì. Si sposano, hanno una figlia, una bella vita appartata. E Tony va incontro a una morte degna. Senza il sapore della tragedia. È una vita eroica che giunge a compimento.