Quando Space Jam uscì nelle sale, nell’ormai lontano 1997, catturò immediatamente l’attenzione delle masse per via di quello che rappresentava. Stiamo parlando di un progetto, targato Warner Bros, che non soltanto fuse insieme due mondi, ma che lo fece sfruttando un momento della storia in cui l’attenzione di tutti era puntata verso l’uomo al centro di questa pellicola: Michael Jordan. Non si può, infatti, parlare di questo film, senza sottolineare l’importanza fondamentale della fama di Michael all’epoca e della leggenda che aleggiava intorno al suo nome. Il suo essere uno degli sportivi numeri uno al mondo, la sua competitività e i traguardi che conquistò nel corso della sua carriera, travalicarono ben presto i limiti dello sport in cui eccelleva, arrivando anche a toccare settori ben al di fuori, e proiettando la sua ombra fino a lidi tutt’ora irraggiungibili. Intorno a tutto ciò, quindi, si originava l’operazione commerciale dietro a Space Jam, operazione che si apprestava a far entrare una leggenda a contatto i Looney Tunes (quindi Bugs Bunny, Lola Bunny, Duffie Duck…), in una sfida che avrebbe senza dubbio alimentato ed emozionato i bambini di tutto il mondo, e anche le loro famiglie.
Ora, nel 2021 un nuovo progetto sorge all’orizzonte, un progetto che si è fatto attendere per un po’ e che adesso, finalmente comincia a rivelarsi al grande pubblico: Space Jam: A New Legacy. Alla base del nuovo film, curiosamente, parrebbe esserci lo stesso ragionamento che originò il precedente. Questa volta al centro di tutto troviamo una nuova leggenda LeBron James, il quale, come Michael anni fa, si troverà a contatto coi celeberrimi personaggi dei cartoon con un’unica differenza: il tempo che è inesorabilmente passato.
I cambiamenti e il tempo che passa al cinema
Come scritto sopra, dal primo Space Jam sono trascorsi parecchi anni, e ovviamente con questi il pubblico stesso è cambiato. Questo cambiamento è avvenuto sia a livello percettivo, sia sociale. Adesso ci sono i social media, adesso i consumatori hanno la possibilità di esprimere pareri diretti, che in determinate circostanze possono giungere direttamente all’orecchio degli “addetti ai lavori”. Questa dinamica socio-commerciale del tutto inedita e aliena al passato ha già manifestato il suo potere non troppo tempo fa. Basti pensare al film di Sonic e al fiume di pareri negativi che il pubblico lanciò sui social nei confronti di quello che era il design del porcospino blu. In quel frangente le masse vinsero inesorabilmente, condizionando il lavoro degli intenti al film, e spingendoli a cambiare ciò che non piaceva.
Questo genere di contatto diretto lo vediamo anche nel mondo dei videogiochi, in cui, addirittura, determinati sviluppatori si rivolgono al loro stesso pubblico per direzionare l’approccio al proprio lavoro. Dunque ci troviamo a vivere in un’era in cui commentare qualcosa è facilissimo, risulta la cosa più rapida di tutte da poter fare, in cui la propria opinione può spingere e toccare corde prima lontane anni luce e inaccessibili, in cui può succedere che il pubblico stesso giudichi e condizioni qualcosa ancor prima della sua stessa uscita o pubblicazione. Certamente il cinema, come anche tutto il mondo dell’intrattenimento, si basa sul pubblico e sulle sue risposte ma… non soltanto. Il parere del pubblico dovrebbe essere un valore aggiunto alla visione di chi lavora in prima persona nel settore stesso, a meno che la priorità non sia esclusivamente quella di fare soldi massificando ogni cosa. Se l’approccio risulta meramente commerciale allora il pubblico e la sua voce saranno centrali, su questo non si discute.
Con questo Space Jam: A New Legacy la situazione suddetta parrebbe tornare nuovamente a vivere, a respirare e finanche disturbare. Con la pubblicazione delle prime immagini del film alcuni cambiamenti estetici apportati al personaggio di Lola Bunny hanno dato molto da discutere alle masse, cambiamenti su cui resta interessante tentare d’intessere una riflessione.
L’estetica di Lola Bunny in Space Jam
Lola Bunny non è per nulla un personaggio centrale nel primo Space Jam, la si vede intervenire in pochissime scene, lasciando spazio agli altri sviluppi. La sua caratterizzazione dell’epoca richiama palesemente a modelli precisi, come quello della lolita, o quello della femme fatale irraggiungibile e affascinantemente intangibile. Il suo è un personaggio che gioca molto su questi modelli, plasmando un’identità che risulta “attraente” (nei limiti del contesto in cui è inserito, ovviamente) e al tempo stesso inevitabilmente stereotipato nel suo porsi. Certo, si tratta pur sempre di un looney tunes, si tratta pur sempre del ’97, si tratta pur sempre di un contesto in cui nessun personaggio animato veniva minimamente approfondito in una leggerezza generale tipica del genere di appartenenza. Eppure tutto questo diede negli anni da discutere, soprattutto per via della sua estetica e del modo di porsi: “Non chiamarmi mai più… bambola”.
Le immagini rivelate su Lola in questo nuovo film, infatti, hanno dato immediatamente da discutere sul web. La sua nuova estetica è ben differente da quella di fine anni novanta, è molto più sobria con un’accentuazione fisica minore, andando quindi ad eliminare del tutto dall’immaginario degli appassionati l’identificazione precedente. Certo, resta il fatto che non abbiamo ancora visto nulla di diretto al di fuori delle suddette immagini, non sappiamo ancora nulla di lei in questo nuovo Space Jam, e quindi nulla toglie che il tutto possa essersi sviluppato, e magari approfondito, anche a livello di scrittura. Resta in ogni caso una scelta curiosa, una scelta che è stata prontamente giustificata dal regista stesso della pellicola Malcolm D. Lee, il quale ha dichiarato:
Lola [Bunny] era molto sessualizzata, come una Betty Boop messa insieme a Jessica Rabbit. Lola non era politicamente corretta… questo è un film per bambini, perché ha un top corto? Sembra non necessario, ma al tempo stesso c’è una lunga storia dietro ciò nei cartoni.
Questo è il 2021. È importante riflettere l’autenticità e la forza tipica dei personaggi femminili. Probabilmente ha le caratteristiche più umane dei Tunes; lei non ha una carota, non mormora e non balbetta cose strane. Quindi abbiamo rielaborato un sacco di cose, non solo il suo look, ma anche renderci sicuri che abbia dei calzoncini di un’appropriata lunghezza ed era femminile senza esser oggettificata, dandole una vera voce per esprimersi. Per noi, consisteva nel puntare sulla sua potenza atletica, le sue capacità come leader, e renderla un personaggio come gli altri.
Da queste parole, dunque, si evince chiaramente l’identità di una scelta che vuole porre il personaggio magari sotto una luce nuova, non prettamente legata al suo genere di appartenenza, ma allo sport in cui la vedremo muoversi e giocare. Curioso, comunque, constatare come non soltanto il pubblico sia cambiato nel suo leggere questo genere di prodotti, ma anche gli addetti ai lavori stessi, i quali, leggendo un certo tipo di dinamica e importanza dell’immagine suggerita hanno scelto di staccarsi completamente dal passato, scrivendo magari un personaggio del tutto nuovo. Resta una scelta giusta? Come verrà percepito dal pubblico tutto ciò? Riflettere sulle dinamiche narrative di quello che si sta creando è senza dubbio importante, come lo è, del resto, anche il non farsi condizionare dei gusti delle masse, cercando di andare oltre a stereotipi di genere che nel 2021 stonano inevitabilmente.