Tra le innumerevoli IP nate sotto l’ala protettrice di SEGA, è indubbio che Sonic sia la sua creatura più importante e rinomata. Nel corso della sua lunghissima carriera, il porcospino blu è infatti divenuto l’indiscussa mascotte della compagnia nipponica, seppur i passi falsi non siano assolutamente mancanti, tra titoli dimenticabili e scelte di marketing particolarmente discutibili. Eppure, nonostante tutto, Sonic resta un’importantissima icona del gaming che in questi ultimi decenni ha visto il sopraggiungere di opere imperdibili, videogiochi tra i quali figura anche Sonic Colors, uscito nel 2010 solo per Wii e Nintendo DS. Dopo oltre un decennio d’esclusività su console Nintendo, la produzione è però ora pronta a tornare sotto i riflettori con Sonic Colors Ultimate, remastered che punta a riportare sotto i riflettori l’opera originale in una veste rivista e migliorata, e in questa nostra recensione scoprirete se il lavoro di modernizzazione voluto da SEGA abbia dato i frutti sperati.
Eroi intergalattici
Pochi istanti in-game sono più che sufficienti per mettere in mostra la volutamente semplice sceneggiatura che fa da sfondo alle vicende di Sonic Colors Ultimate. Il pericoloso Dr. Eggman ha costruito un enorme lunapark delle meraviglie, un gesto simbolico per redimersi con la società per le tante malefatte compiute nel corso degli anni, ma Sonic e Tales non se la bevono e decidono d’indagare più approfonditamente per scoprire le vere intenzioni del nostro genio del male preferito. Come volevasi dimostrare, infatti, l’enorme struttura spaziale altri non è che un diversivo atto a nascondere i reali obiettivi di Eggman, il quale ha scoperto l’esistenza di una strana razza aliena costituita da curiose creaturine – chiamate Wisp – che detengono un innato potere. Se tale energia venisse convogliata nei letali robot di Eggman, la nemesi di Sonic diverrebbe sostanzialmente imbattibile, ed è per questo che il nostro eroico porcospino decide di lanciarsi al salvataggio dei Wisp, costi quel che costi.
Come avrete probabilmente capito da queste poche righe, parliamo della storia standard che contraddistingue i titoli di Sonic; un piano diabolico in atto, l’impavido eroe pronto a rischiare la vita per il bene superiore e un sacco di robot a sbarrargli la strada. Sonic Colors Ultimate non è certo un titolo che fa della narrativa il suo cavallo da battaglia e nel corso delle circa sei ore resesi necessarie per completare l’avventura, non abbiamo mai assistito a colpi di scena o situazioni registiche meritevoli di essere menzionate. Anche la scrittura generale si attesta su livelli medio/bassi, tra battutine e commenti ironici pensati soprattutto per avvicinare il pubblico più giovane. Detto questo, l’avventura si fa comunque seguire con spensieratezza fino ai titoli di coda, tra un sorriso e qualche fase più movimentata, e alla fine dei conti le vicende narrate hanno saputo intrattenerci a sufficienza per spingerci verso il cuore pulsante dell’esperienza, il suo gameplay.
Un tripudio di colori e divertimento
Esattamente come per ogni episodio del brand, in questa sede di recensione possiamo confermarvi che anche questo Sonic Colors Ultimate segue le stesse vie già tracciate dai suoi predecessori. In-game ci ritroveremo infatti a dover affrontare svariati stage cercando di giungere alla fine della nostra corsa nel minor tempo possibile, per poi essere valutati in base alle nostre prestazioni, con un punteggio finale a segnare quelle che saranno state le nostre capacità in partita. L’idea è chiaramente pensata soprattutto per i perfezionisti, i quali avranno pane per i loro denti nel caso in cui dovessero puntare alle valutazioni migliori. Inoltre, ogni livello si caratterizza per uno splendido level design che offrirà continue scorciatoie e strade alternative per giungere a segreti e collezionabili di vario tipo, un lavoro certosino rivelatosi capace di rendere ogni run a suo modo unica, merito anche della grande e più importante novità introdotta in questo capitolo.
I Wisp non sono infatti dei semplici elementi di contorno per la narrativa, ma rappresentano dei veri e propri punti cardine dell’esperienza ludica capaci d’offrire una libertà tutta nuova all’interno delle mappe in cui andremo muovendoci. A seconda del Wisp che incontreremo sul nostro cammino, otterremo una specifica capacità da poter utilizzare in-game, come una trivella per scavare il terreno circostante o un balzo aereo seguito da una comoda planata. Questa idea, tanto semplice sulla carta, si rivela in realtà molto più intrigante e divertente rispetto a quanto inizialmente pronosticato, il tutto proprio grazie a quell’attenzione per il level design di cui vi abbiamo parlato pocanzi. Spesso e volentieri, ci siamo ritrovati innanzi a zone completamente nuove tutte da esplorare che ci hanno spinto a rigiocare più e più volte ogni stage al fine di svelarne ogni più oscuro cunicolo, con Wisp magari inizialmente ignorati che successivamente si sono invece rivelati essenziali per superare in scioltezza alcune sezioni più o meno ostiche e che, se utilizzati sapientemente dai giocatori più capaci, possono far guadagnare secondi preziosi potenzialmente capaci di portare ai punteggi più elevati e ambiti.
La sfida a voler dare sempre il massimo cercando di giungere alla run perfetta ha saputo rivelarsi un ottimo incentivo per ripetere più e più volte gli stage completati, innumerevoli corse che a ogni nuova partenza ci hanno rivelato qualche novità che ci eravamo inizialmente persi per strada. Di contro, se non siete interessati a questo aspetto della produzione, vi ritroverete innanzi a un gioco forse fin troppo semplice e non particolarmente longevo che a tratti si perde nel proverbiale bicchiere d’acqua. I boss, per esempio, si caratterizzano per un piacevole character design che va però scontrandosi con una semplicità al limite dell’imbarazzante, con pericolose minacce alte dieci metri che siamo riusciti a sconfiggere in neanche trenta secondi d’orologio. Anche con i Wisp non è tutto oro quel che luccica e se da una parte il level design generale ne ha indubbiamente giovato, dall’altro lato la loro presenza spesso spezza esageratamente il gameplay, in particolar modo in quelle sezioni dove la progressione è specificatamente legata all’alieno di turno che, se utilizzato in maniera impropria, ci costringerà a tornare indietro per riottenerne il potere. Quella che viene così concretizzandosi innanzi ai nostri occhi è una struttura ludica fatta di alti e bassi che, pur configurandosi come un’esperienza indubbiamente piacevole, non riesce a trovare la sua piena identità.
Tra passato e presente
Sonic Colors Ultimate è comunque una versione rimasterizzata di un gioco già uscito diversi anni fa, e proprio per questo è importante specificare in sede di recensioni quali novità sono state effettivamente introdotte da SEGA all’interno della sua creatura. Le prime novità che saltano immediatamente all’occhio sono quelle contenutistiche, con l’introduzione di un sistema di personalizzazione per Sonic legato a dei gettoni ottenibili in-game e l’aggiunta di un nuovo Wisp grazie al quale potremo passare attraverso gli oggetti. Secondariamente, sono poi presenti due novità pensate per semplificare – ancora di più – la vita del giocatore, ovvero un’invincibilità temporanea che si attiverà quando raccoglieremo 100 anelli e dei peculiari power-up a forma di Tails che fungono essenzialmente da “vite extra”. Infine, è stata introdotta la modalità Sonic Rush, attraverso la quale sarà possibile affrontare i vari stage gareggiando contro Metal Sonic, un’apprezzabile idea che saprà fare la felicità di molti fan.
Anche da un punto squisitamente tecnico la produzione ha visto il sopraggiungere di numerose novità particolarmente apprezzabili. L’introduzione dei 60FPS è un plus di non poco conto che rende il completamento dei livelli ancor più divertente, e proprio tutto il lavoro posto nei confronti degli stage ci ha piacevolmente colpiti. Già su Nintendo Wii la produzione sfoggiava delle ambientazioni semplicemente splendide, ma i tanti miglioramenti posti nei confronti di luci, texture e risoluzione hanno dato nuova vita a ogni mappa, che nella versione PlayStation 4 da noi testata si sono rivelate una gioia per gli occhi. Dispiace quindi constatare come le cutscene siano invece rimaste sostanzialmente invariate, con un visibile crollo qualitativo di tutto il comparto visivo che ci ha lasciato un forte retrogusto amaro in bocca. A concludere la nostra recensione di Sonic Colors Ultimate ci pensa infine il comparto audio, caratterizzato da un buon doppiaggio in italiano e da una colonna sonora completamente remixata, con splendide tracce che scandiscono alla perfezione ogni nostra corsa.