Il CEO di Riot Games Nicolo Laurent è sotto accusa per molestie sessuali ai danni di un ex dipendente, tale Sharon O’Donnell, che fu licenziata dall’azienda nel giugno del 2020. La donna copriva l’incarico di assistente esecutivo e, secondo quanto ha raccontato a VICE, sarebbe stata sollevata dalla sua posizione nella software house americana a causa di un rifiuto alle avance da parte del CEO. Nello specifico Laurent avrebbe più volte chiesto alla donna di “venire” a casa sua e di fare viaggi al di fuori del lavoro con lui. In più il dirigente si sarebbe lamentato più volte con l’assistente per la sua poca femminilità e l’avrebbe esortata in diverse situazioni ad “abbassare i toni” visto che era “solo una donna”.
Riot Games ha rilasciato una dichiarazione in seguito alle accuse della donna dove promette massima serietà durante le fasi di investigazione dell’accaduto. La compagnia ha inoltre assunto un legale esterno all’azienda per assicurare ad entrambe le parti in causa un trattamento alla pari, evitando così possibili accuse di depistaggio e favoritismo. Nonostante la presa di distanze da parte dell’azienda, O’Donnell ha rincarato la dose affermando che più volte non è stata pagata per le sue ore extra di lavoro, e in periodi particolarmente movimentati negli studi della compagnia, le sarebbe stata negata pure la pausa pranzo.
Il resto ora lo dovrà fare il legale esterno. Mentre le accuse di molestie sessuali ai danni del CEO potrebbero impiegare un tempo considerevole, le dichiarazioni della ex dipendente riguardanti le ore non pagate e i pasti saltati potrebbero avere un risvolto nel breve periodo. Se confermate queste lamentele, Riot Games sarebbe colpevole di violazione del “codice del lavoro della California” e potrebbero arrivare quindi pesanti sanzioni per l’azienda. In tutto questo marasma generale il CEO continua a lavorare normalmente nell’azienda, collaborando con le investigazioni nell’attesa del verdetto finale.