Nobunaga’s Ambition: Sphere of Influence – Ascension è un RTS che porta un nome decisamente importante: siamo nel 1983 e Koei Tecmo era ancora scissa nelle rispettive aziende, Koei in particolare rilasciava sul mercato Nobunaga’s Ambition, videogioco che miscelava la strategia a turni con un tocco di role-play, il tutto ambientato nel Giappone feudale del periodo Sengoku. Il brand, forte di un’ottima accoglienza, è arrivato oggi a contare ben 14 titoli rilasciati sulle piattaforme di gioco più disparate. Sono passati poco più di trent’anni da allora ma il brand non ha ceduto al tempo, dimostrando anzi di avere ancora qualche asso nella manica. È con tale presupposto che ci accingiamo ad analizzare questo nuovo capitolo della saga.
Tennoheika….BANZAIII!!
Siamo in Giappone, periodo Sengoku, fine del XV secolo. Oda Nobunaga, militare giapponese, fa la sua apparizione sull’instabile scena politica dell’epoca: il paese è diviso in una vasta serie di feudi controllati da casate nobiliari in perenne conflitto tra loro. L’ambizione di Nobunaga, a cui fa riferimento il titolo del gioco, è di ristabilire l’ordine unificando il Giappone intero…ma il costo sarà molto caro poiché all’orizzonte già si staglia la minaccia di una guerra sanguinosa e totale. Già grazie a un tale contesto il giocatore può subito notare la grande enfasi che Koei Tecmo ha voluto porre sul comparto narrativo storicamente accurato, con una folta schiera di personaggi, tra ufficiali e feudatari daimyo, ed eventi di gioco dinamici tratti proprio dalla cronaca storica. Se tutto ciò può risultare preoccupante agli occhi di un occidentale, che tende ad ignorare la complessa (seppur affascinante) storia del “medioevo Giapponese”, la realtà dei fatti è che il titolo riesce a risultare comunque fortemente godibile grazie all’esotica, ed iconica, estetica dell’antico estremo oriente.Le considerazioni sull’accessibilità narrativa di Nobunaga’s Ambition ci portano però ad analizzarne anche l’accessibilità di gioco che, seppur abbia molti punti in comune con la struttura dei vari Sid Meier’s Civilization, presenta diversi punti critici: dopo aver scelto il nostro personaggio, che stabilirà oltre alla nostra identità e posizione politica iniziale, anche le nostre statistiche (come ad esempio l’intelligenza, l’abilità in battaglia, l’accoglienza popolare ecc.), verremo posti davanti ad un essenziale, ma fastidiosamente solo testuale, tutorial in inglese che ci illustrerà progressivamente le profonde meccaniche del titolo. I turni di gioco si dividono in tre fasi distinte: la prima, chiamata “Consiglio“, ferma il tempo e ci pone davanti alle diverse richieste del popolo e degli ufficiali amministrativi e militari del nostro feudo oltre che alla possibilità di diramare ordini ed editti sia sugli affari interni che esteri. Tale fase può svolgersi anche automaticamente, delegando le scelte ai nostri consiglieri, ma non senza pecche: il giocatore non viene informato delle decisioni dell’IA, inoltre, sebbene indubbiamente comoda, questa opzione priva il titolo di larga parte della sua componente strategica! È consigliato dunque affidarsi alla risoluzione istantanea della fase il meno possibile per garantire un controllo e un’immersione maggiore. Conclusosi il Consiglio, che risulta essere la fase forse più importante e micro-gestionale del titolo, il tempo torna a scorrere e le varie richieste e direttive vengono eseguite portandoci a diversi risultati sia positivi…che negativi!Una decisione giusta può infatti garantire un buon incremento nella produzione delle diverse risorse alimentari e commerciali, come anche un miglior rapporto con gli influenti membri dell’aristocrazia del nostro feudo; una decisione sbagliata può portarci ad una grave perdita di lealtà del nostro popolo, come anche all’incrinarsi dei rapporti con i feudi delle altre casate. È proprio in quest’ultimo caso che un’eccessiva ostilità può portarci ad un conflitto aperto: questo conduce alla terza fase, dedicata proprio alle battaglie. Di norma i combattimenti si svolgono automaticamente e in tempo reale, con i castelli più vicini al fronte che inviano truppe ad attaccare gli eserciti e le città avversarie, il giocatore può però intervenire direttamente negli scontri con un’approfondita, seppur terribilmente macchinosa e ripetitiva, gestione delle armate in battaglia; a fronte di ciò (e delle carenze della IA avversaria) il giocatore è irrimediabilmente tentato dall’ignorare buona parte di tali combattimenti, dedicando tempo magari solo a quelli più decisivi.
La Grande Onda di Kanagawa
Sul fronte grafico Nobunaga’s Ambition: Sphere of Influence – Ascension si rivela solamente sufficiente, con un Giappone in scala 1:1 afflitto da texture in bassa risoluzione e modelli appena sufficienti; sebbene la semplicità e la pulizia complessiva risulti comunque utile sul piano funzionale, siamo ben lontani dal livello di dettaglio di un Total War Shogun 2. Il contesto storico è purtroppo introdotto solo tramite cutscene statiche di dialoghi ben illustrati…ma anche tediosi da seguire, ciò porta a volte alla dolorosa scelta di saltarli (perdendo buona parte dell’immersione e della contestualizzazione del titolo). Ottime invece le musiche orchestrali che accompagnano le varie situazioni di gioco, grazie ai gradevoli temi musicali “orientaleggianti”, talvolta accompagnati da cori maestosi; molto apprezzata la possibilità di cambiare dinamicamente il sottofondo musicale (tramite un apposito “jukebox” nel menù) quando lo stesso inizia a risultare ripetitivo. Piuttosto buono infine, l’adattamento dei comandi di gioco per console: la gestione dell’interfaccia è semplice e diretta, risultando perfettamente godibile anche tramite DualShock.
“Un Samurai dovrebbe vivere e morire con la spada in pugno”
Nobunaga’s Ambition: Sphere of Influence – Ascension, pur con tutti i suoi limiti, riesce a risultare un titolo complessivamente godibile: dopo una buona ora necessaria a padroneggiarne le meccaniche, presto sopraggiunge quella sensazione da “un altro turno e poi smetto” che da sempre contraddistingue titoli simili, come il già citato Civilization. Molto sofferta la mancanza di una modalità online, sebbene l’altissima personalizzazione di ogni partita, anche sul fronte della difficoltà, riesce a garantire un’ottima longevità.