“Ci sono due cose per cui le persone pagheranno sempre: cibo e sesso… e io non sono mai stata brava a cucinare”. La più celebre tra le citazioni di Fernande Grudet è forse la perfetta spiegazione al perché la maitresse francese riuscì a diventare una delle personalità più influenti della Parigi degli anni ’60 e ’70. La regista e sceneggiatrice Sylvie Verheyde (già ben conosciuta per Confession d’un enfant du siècle e Stella), col suo ultimo film targato Netflix, prova appunto a far luce sulla misteriosa vita di Madame Claude, ripercorrendo la sua ascesa e il suo declino in un film che purtroppo non riesce a colpire il bersaglio. Scopriamo tutti i dettagli su Madame Claude in questa recensione.
Una storia intrigante…
Il film ci catapulta immediatamente nella quotidianità di Madame Claude (interpretata da Karole Rocher), dandoci un’idea di quanto la cinica e spietata maitresse fosse scrupolosa nella selezione e nell’educazione delle “sue ragazze”. Queste, infatti, non solo dovevano essere belle, ma anche eleganti e raffinate, così da poter frequentare ambienti elitari e, soprattutto, personalità di alto calibro. I clienti illustri che la maitresse ebbe, trai quali vanno ricordati Marlon Brando, Chagall e J. F. Kennedy, la portarono a collaborare più volte con i servizi segreti, sfruttando le sue ragazze come informatrici, e le permisero di guadagnare una forte influenza nella società parigina dell’epoca. Influenza che la portò ad avere amicizie importanti, ma che la rese anche un personaggio scomodo agli occhi dei tanti nemici che si fece, rendendo la sua vita più pericolosa di quanto si possa pensare, fino a portare alla fine del suo impero.
Ad accompagnare Madame Claude nelle sue giornate c’è la sua giovane protégé, Sidonie (Garance Marillier). Un personaggio tormentato, la cui storia s’intreccia inevitabilmente con quella della protagonista, alla quale spesso sembra avvicinarsi tanto quanto sembra allontanarsi. La sua presenza arricchisce la trama del film, ma allo stesso tempo non basta a farci appassionare ai personaggi, che risultano distaccati e piatti a noi spettatori, impedendoci quindi di provare quelle forti emozioni che ricerchiamo normalmente in una pellicola, che ci spingono a ridere o a piangere assieme ai protagonisti della storia.
…che però non esplode mai
L’atmosfera del film è coinvolgente, ma solo a tratti. La regista riesce nell’intento di trasportarci nei locali notturni parigini frequentati dalle ragazze di Madame Claude, in alcune scene sembra quasi di essere proprio lì con lei ad assistere a un’esibizione di burlesque. I personaggi, però, non riescono mai a spiccare il volo e le mille sottotrame che vengono aperte si aggrovigliano tra loro, risultando difficili da seguire, spesso anche per scelte di montaggio opinabili. Le numerose scene di sesso che dovrebbero, infatti, esaltare l’erotismo del film, risultano brutali e meccaniche, prive di quel pathos che invece avrebbe dovuto contraddistinguerle, tanto da disturbarne la visione stessa.
La Madame Claude storica prevale nettamente su quella cinematografica, lasciando un netto distacco che non riesce ad essere colmato nemmeno da una comunque buona interpretazione di Karole Rocher, forse l’unica nota positiva della pellicola. Un’interpretazione che, però, è accompagnata da una pessima costruzione del personaggio da parte della regista e che quindi non riesce ad emozionare, favorendo piuttosto la caratteristica sensazione di noia che aumenta esponenzialmente durante la visione, dovuta alla consapevolezza che la tanto agognata “esplosione” non arriverà mai.
Ci teniamo a concludere questa recensione di Madame Claude specificando che il film non riesce a fare giustizia a un personaggio che avrebbe invece potuto rappresentare una vera e propria figura di emancipazione femminile, perché, seppur in un modo definito spesso controverso, era stata in grado di fornirci un’ottima visione dei giochi di potere della società francese (e non solo) del passato. Sylvie Verheyde ha avuto la grande occasione di dare nuova vita al simbolo che altro non è stata Madame Claude, ma ha lasciato che le scappasse dalle mani.