Annapurna ci ha sempre regalato delle vere e proprie chicche nel tempo, passando per i generi più disparati, ma il titolo che trattiamo oggi in recensione potrebbe essere addirittura in cima alla lista dei più particolari: parliamo di Lorelei and the Laser Eyes, un’avventura che ci porta all’interno di un inquietante hotel, nel quale risolveremo enigmi su enigmi.
Un’offerta di lavoro… particolare
Il titolo parte senza troppi preamboli. Una donna, la nostra protagonista, parcheggia la sua auto all’entrata di una foresta, nella quale, dopo pochi passi, si trova un hotel molto… molto strano. Questo posto è esattamente quello dove ci attende il nostro committente, un uomo che ci ha commissionato un lavoro e che ci ha detto di raggiungerlo un anno dopo. Si tratta dell’Hotel Letztes Jahre, un posto che nonostante il suo aspetto esterno molto ordinario, nasconde nel suo cuore molto più di quel che sembra.
Al suo interno dovremo cercare di svolgere questo lavoro, che consiste nell’indagare, e scoprire la verità… ma sarà davvero solo questo?
La narrazione del gioco è allo stesso tempo molto confusa, ma non ermetica, perché man mano che esploreremo l’hotel verremo sommersi da una valanga di informazioni frastagliate, sia sul passato di alcuni personaggi, sia sul presente, e chissà cosa ci riserva il futuro. Sappiate in ogni caso che le cose sono complesse e complicate di deafult, quindi non crucciatevi se non capite cosa sta succedendo, perché le tessere del puzzle andranno ad incastrarsi molto lentamente. Parliamo di una complessità cercata e voluta dagli sviluppatori, che è solo la punta dell’iceberg.
Una matrioska enigmistica
Già, perché la parte veramente intricata di Lorelei and the Laser Eyes sta nel gamplay, o meglio, nella risoluzione degli enigmi che incontreremo nell’hotel. Questo posto è praticamente un concentrato di enigmistica e ricerca della logica, dove ogni porta che dovremo aprire avrà un lucchetto da sbloccare, o una serratura che va aperta dalla parte opposta. Questo senza dimenticare le altre decine di enigmi proposti dalla storia, dalle location, e… praticamente qualsiasi altra cosa.
La cosa incredibile è che nonostante potremmo quasi definire gli enigmi divisi in “filoni”, tutti quanti cercheranno di convergere poi nelle stesse direzioni, facendovi esplorare in lungo e in largo l’hotel nella sua interezza, alla ricerca delle risposte che cerchiamo.
All’interno del menù di gioco ci sono diverse cose che potranno aiutarci: per prima cosa la memoria fotografica e gli appunti mentali della protagonista, che ricorderà tutto ciò che vedrà, che siano libri, poster, documenti, foto e così via. Questo perché ogni singolo documento che troveremo potrà essere di vitale importanza per la risposta di un qualche enigma o indovinello. Tra l’altro essi sono davvero dei più disparati tipi: spaziamo dagli indovinelli logici e matematici, a quelli di deduzione, passando per le risposte numeriche aperte, chiavi da trovare, fino alla simbologia, ai labirinti, e tanto altro ancora. Il tutto è mischiato in un caotico ordine, un valzer tra entropia e tensione.
Ovviamente avremo con noi un inventario, che riempiremo man mano con tutte le chiavi e gli oggetti che otterremo in game, oltre a delle finanze: nella mappa di gioco sono disseminati anche dei Dollari Americani, che raccoglieremo uno per uno, e che potremo utilizzare per diversi scopi accessori (alcuni un po’ più utili di altri…).
Finiamo col dire che nonostante non sia un genere di gioco dove è presente spesso, Lorelei and the Laser Eyes presenta anche la possibilità di Game Over, cosa che ci è capitata più spesso di quello che vorremmo ammettere. Questo perché alcune volte saremo davanti a situazioni in cui una risposta sbagliata equivale a… bang! Per questo motivo saremo portati a salvare spesso il gioco coi vari computer (un po’ datati a dire il vero) che troveremo nella struttura.
Un hotel da incubo
Chiaramente una delle particolarità più in vista di Lorelei and the Laser Eyes è senza dubbio il comparto grafico, che crea un bianco e nero in scala di grigi molto accattivante, richiamando in modo neanche troppo velato lo stile noir. Il terzo colore molto presente all’interno del gioco, nonché fondamentale, anche per il senso dell’avventura, è il rosso, utilizzato in modo a dir poco affascinante e sapiente.
Le inquadrature in terza persona si alternano con telecamere fisse, e ci porteranno ad esplorare in modo diverso a seconda della zona (o della dimensione) dove ci troviamo, con citazioni e omaggi neanche troppo nascosti, come quando utilizzeremo le console da gioco (in game ndr).
Anche i video sono molto particolari, che senza un doppiaggio alternano semplici inquadrature, a volte mobili a volte statiche, con un taglio registico genialmente inquietante. L’audio fa il suo lavoro con molti pregi e poche stonature, rivelandosi un contorno perfetto.
A una cura visiva così importante però non ne è seguita una altrettanto degna per quanto riguarda la gestione del menù e degli input del controller. Infatti non esiste il modo di tornare indietro in un menù, o in alcune animazioni come quelle degli oggetti o dei lucchetti, se non rispettivamente selezionando manualmente la X, o fallendo/risolvendo l’enigma. Questo significa che non basterà la semplice pressione di un tasto per uscire dal menù, e peggio ancora, ci sono molteplici tasti per “confermare” le scelte, tanto che per abitudine è facile sbagliare e “accettare” qualcosa quando invece si voleva tornare indietro. Questo problema, chiariamo, è presente nella versione console del gioco, dato che su PC giocando con mouse e tastiera si può puntare esattamente dove si vuole.
A parte questo neo, giocarlo in portatile su Switch è una buona cosa, ma se deciderete di portare questo titolo con voi vi consigliamo di avere sempre a portata di mano carta e penna, perché per alcuni enigmi sarà davvero indispensabile. Ricordiamo inoltre che il titolo è completamente tradotto in italiano, cosa a dir poco indispensabile per la comprensione del testo e di molti enigmi.