La Ruota del Tempo – Recensione del quarto e del quinto episodio

Ecco la nostra recensione del quarto e del quinto episodio de La ruota del tempo, il nuovo kolossal fantasy targato Amazon Prime Video.

Giacomo Placucci
Di Giacomo Placucci - Contributor Recensioni Lettura da 6 minuti

Aveva solo bisogno di un po’ di fiducia, La ruota del tempo. L’avevamo accolto con qualche scetticismo il nuovo polpettone fantasy targato Prime Video, e invece, contro ogni aspettativa, a metà stagione la serie di Rafe Judkins ha finalmente ingranato la marcia. Con il quarto e il quinto episodio, di cui parliamo in questa recensione, La Ruota del Tempo comincia a mettere da parte incertezze e citazionismi vacui e spinge il pedale su un worldbuilding finalmente di spessore, sempre più a suo agio nella propria dimensione più orgogliosamente fantasy.

La rottura della compagnia

Alla fine del terzo episodio lasciavamo i nostri compagni divisi e sparpagliati lungo la strada per la Torre Bianca. Dopo l’incidente avvenuto nella città fantasma di Shagar Logoth, Egwene e Perrin si sono uniti a un’accogliente carovana di nomadi, mentre Rand e Mat, guidati dal nuovo arrivo Thom, sono in fuga dallo spaventoso Fade che li insegue. Moiraine e il suo fido Lan, infine, si sono imbattuti insieme a Navaine in un gruppo di Aes Sedai che portano con loro un presunto Drago Rinato. Una compagnia frantumata, quindi. Ma è una frammentazione che fa solo bene ad una serie che nei suoi primi – e linearissimi – episodi sembrava, fra richiami e prese in prestito, fin troppo rigida nell’avanzare all’interno del proprio universo fantastico.

La ruota del tempo recensione quarto e quinto episodio

Il numero maggiorato di ambientazioni e linee narrative offre invece alla Ruota del Tempo – come già detto nell’introduzione di questa recensione –  la possibilità di espandere il proprio universo narrativo e farlo arieggiare. Se le peripezie dei primi episodi erano più che altro strumentali al proseguimento della trama, adesso che i giovani protagonisti sono separati la difficoltà della loro impresa comincia a pesare sui loro spiriti. Mentre il mistero sull’identità del Drago di infittisce, li vediamo tutti impegnati a combattere le proprie personali battaglie. Così, man mano che la posta in gioco si alza, la loro caratterizzazione si fa più specifica e interessante, finalmente tridimensionale. Non è certo un prodotto che si fa forte di una scrittura psicologica di particolare finezza, ma al termine del quinto episodio cominciamo finalmente ad avere la sensazione di trovarci dentro un mondo vero e impattante nei confronti delle persone che lo abitano – non più un greatest hits di luoghi comuni e facili trovate.

Più a fondo con la mitologia

L’introduzione del personaggio di Logain, il presunto Drago Rinato che le Aes Sedai hanno catturato, offre alla serie l’occasione di approfondire ulteriormente l’intricatissima mitologia che la sorregge. Un primo, originale tassello è costituito dal rapporto delle Aes Sedai con il genere maschile – il quale a causa di un’antica maledizione non è più in grado di sostenere l’Unico Potere senza perdere il senno. Scopriamo quindi del legame profondo e similromantico che lega alcune di queste maghe con il loro Warder/guardiano – come Lan con Moiraine, che dall’uomo si tiene però, per qualche motivo, a debita distanza. Altre invece, come la decisa Liandrin, ripudiano completamente l’altro sesso, relegandolo ai piani più bassi della loro gerarchia di poteri. Una dinamica narrativa, quindi, che inscrive il rapporto conflittuale fra i due generi all’interno di un meccanismo fantasy dalla modernissima sensibilità.

Emerge, poi, un quadro complesso riguardante un’umanità sempre più ambigua, contesa aspramente fra luce e buio. I terribili Figli della Luce, un gruppo di estremisti che nei confronti delle Aes Sedai perpetrano una sorta di caccia alle streghe, rappresentano il polo più temibile e violento di questo spettro. Alle loro sanguinose azioni, d’altra parte, il gruppo di nomadi a cui Egwene e Perrin si oppone rigidamente, come un vero e proprio esercito pacifista che al sangue risponde con la propria calorosa umanità. Ma nessun personaggio prescinde completamente da questa dicotomia: Mat, ad esempio, comincia a perdere qualche colpo sotto l’influenza dell’Unico Potere, che risveglia in lui pulsioni oscure e incontrollabili. Il peso dell’energia universale che anima la Ruota, insomma, comincia a farsi pressante, e per la serie è ovviamente tutto di guadagnato.

La ruota del tempo recensione quarto e quinto episodio

Certo è che, a tre episodi dalla fine della stagione, manca ancora un senso di urgenza, di pericolo incombente rispetto al futuro del mondo abitato dai protagonisti. Si è parlato tanto di questo presunto Oscuro Signore, ma del suo terribile potere non c’è dato di sapere molto per ora. Sarà probabilmente un tentativo di creare un mistero ulteriore – da svelare, magari al culmine della stagione. Certo è che senza un antagonista chiaro e univoco le avventure dei protagonisti appaiono più ridimensionate e meno importanti, una semplice missione invece che una battaglia per la salvezza dell’universo. Ma, al termine della nostra recensione, vogliamo far fede comunque a La Ruota del Tempo: chissà che nei prossimi episodi non ci riservi qualche altra, bella sorpresa.

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