Sono in molti a rimpiangere il mai dimenticato Silent Hills di Hideo Kojima e Konami, soprattutto dopo la bellezza di P.T., il Playable Teaser del gioco che, in seguito alla rottura tra l’autore di Death Stranding e la nota azienda di videogiochi, è rimasto l’ultima briciola del cancellato seguito di una delle serie horror più amate di sempre. P.T. è stato in grado di stregare i giocatori (un fan lo ha addirittura ricreato in Dreams) e sono stati in tanti gli sviluppatori che, proprio sfruttando questa tendenza, hanno cercato di entrare nel cuore del pubblico con un titolo che si potesse in qualche modo ricondurre a quel trailer giocabile. Caustic Reality è proprio uno di quegli studi che, grazie al suo Infliction notevolmente ispirato a P.T., è riuscito a ricavarsi la sua piccola fetta di utenza. Il titolo, originariamente uscito su PC l’anno scorso, si prepara ad approdare anche su PlayStation 4 e Xbox One (e a tornare su PC) con la sua Extended Cut. Siete curiosi di sapere se questa produzione è stata in grado di catturarci o se si è rivelata solo l’ennesima brutta copia di P.T.? Scopritelo leggendo la nostra recensione!
Bloccato in un loop
La trama di Infliction inizia in maniera piuttosto tranquilla: il protagonista Gary, di ritorno dal lavoro, riceve una telefonata da sua moglie che le chiede di recuperare i biglietti dell’aereo che lei ha accidentalmente dimenticato. Arrivato quindi a casa, Gary cerca i biglietti, trovando però uno strano filmato di una donna uccisa a coltellate da un uomo mascherato. Il protagonista torna in macchina per fuggire, ma ha un incidente e sviene. Al suo risveglio, si trova nuovamente dentro casa, ma nel passato. La casa è infestata dalla terrificante presenza del fantasma di sua moglie Sarah e sarà proprio Gary a dover attraversare un intrecciato loop temporale, ai confini tra finzione e realtà, con il compito di far luce sul mistero dietro l’omicidio della donna.
È questo l’incipit della trama di Infliction, che nelle sue tre ore e mezza circa di durata, porterà il giocatore in una location particolare, sempre in costante cambiamento. Attraverso i vari loop temporali, infatti, la casa dove è ambientato il titolo subirà varie modifiche. La struttura è inoltre caratterizzata da lunghi corridoi che molto spesso continuano a ripetersi fino a quando il giocatore non riesce a spezzare la catena, proprio come accadeva in P.T. L’atmosfera del gioco è confusionaria, claustrofobica, maledettamente terrificante e pesca a piene mani da quello che era lo spirito della già citata demo di Silent Hills. Forse è proprio questo il punto di forza del titolo, l’atmosfera, che va però incontro alle limitazioni del comparto tecnico, di cui parleremo più avanti. Va inoltre fatto un grande plauso per la serietà con cui vengono trattati alcuni importanti e delicati temi quali l’alcolismo, la dipendenza da farmaci e la violenza domestica.
Il fantasma di Sarah
Per quel che concerne il gameplay, il titolo sviluppato da Caustic Reality si riassume in un horror in prima persona nel quale il giocatore, armato semplicemente di una torcia per far luce nelle zone buie (ovvero il 95% dell’ambientazione del gioco) dovrà trovare alcuni oggetti chiave necessari al proseguimento della trama. Gary non è veloce, non è agile e non può combattere, l’unica cosa che può fare è nascondersi, sotto un tavolo o sotto un letto. Oltre alla classica torcia, il giocatore può utilizzare una vecchia polaroid con la quale scattare foto a ciò che lo circonda, rivelando segreti non visibili ad occhio nudo. Sono inoltre tantissimi gli oggetti con cui è possibile interagire, ma non altrettanti quelli che si possono trasportare o che hanno un vero scopo all’interno della trama.
Tra questi oggetti vi sono anche dei collezionabili, 28 memorie che arricchiscono ulteriormente la sceneggiatura e aumentano il livello d’immersione. Proprio dal punto di vista dell’immersione, il team di Caustic Reality si è davvero impegnato al 100%. Il gioco è infatti pieno zeppo di tanti piccoli dettagli e rimandi alla cultura pop e, soprattutto, a quella horror che aiutano il giocatore a immergersi nella produzione. Nel titolo non sarà quindi difficile imbattersi in videocassette ispirate ai grandi classici dell’orrore o, addirittura, al NES di Nintendo oppure a tanti titoli di videogiochi come The Legend of Zelda e Mass Effect.
L’Extended Cut di Infliction contiene alcuni interessanti contenuti aggiuntivi, come una speciale modalità bonus nella quale è possibile visitare un museo dedicato alla vita di uno dei protagonista e che aiuta ad avere una panoramica più approfondita su quella che è la trama del gioco e tutti i suoi retroscena. In quest’edizione è stata anche aggiunta la modalità New Game + attraverso la quale è possibile rigiocare il titolo a difficoltà più elevata. Sono inoltre inclusi alcuni dietro le quinte sullo sviluppo, come alcuni finali alternativi e scene tagliate dalla versione finale del titolo.
Un comparto tecnico non all’altezza
La pecca più grande di Infliction è ricoperta dal suo comparto tecnico. Graficamente il titolo non è infatti molto curato e anzi, deve far fronte a moltissime sbavature, forse anche troppe. L’ambientazione, come detto poco sopra, è ben curata e si presenta in forma smagliante, anche dal punto di vista tecnico. Il vero problema arriva quando vi sono di mezzo i modelli poligonali dei personaggi, primo fra tutti quello del fantasma che ci darà la caccia e che dovrebbe rappresentare l’apice di paura provabile all’interno del gioco. Invece, a causa di un modello decisamente non al passo coi tempi e poco realistico, la tensione va via via scemando e si trasforma molte volte in una risata. Ad alimentare questa problematica vi sono poi le animazioni, davvero legnose e anche queste poco realistiche. Per non parlare poi dei vari bug che abbiamo riscontrato, i quali spaziano dalla più classica compenetrazione tra alcuni oggetti ad alcuni glitch grafici.
Parlando invece del sonoro, possiamo dirci abbastanza soddisfatti. In Infliction abbiamo ritrovato tutto ciò che ci si può aspettare da un gioco horror, come una colonna sonora al cardiopalma e tanti effetti sonori sinistri e spaventosi, che spaziano dal cigolio di una porta al pianto di un bambino. Nonostante la produzione si caratterizzi anche per determinati effetti che ci sono parsi poco realistici, possiamo definirci soddisfatti. Non possiamo neanche lamentarci del doppiaggio, completamente in lingua inglese e ben interpretato. Il titolo è stato tradotto in ben sette lingue, tra le quali tedesco, francese e spagnolo, ma non è purtroppo presente l’italiano.