La terza puntata della serie Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere è giunta a compimento e non vediamo l’ora di raccontarvela: sia chiaro che da adesso in poi grossomodo tutto quello che andrete a leggere sarà spoiler in quanto andremo ad analizzare gli eventi della puntata e non solo la realizzazione della stessa. Mettetevi comodi, c’è della strada da fare!
Un’elfa, uno straniero ed un guerriero caduto
Avevamo lasciato Galadriel in mezzo al mare, salvata da non meglio precisati personaggi: ad oggi sappiamo che per merito del capitano Elendil di Númenor l’elfa ha avuto modo di farcela e grazie all’equipaggio della piccola imbarcazione su cui si trovava il Dúnedain, è giunta nell’isola/regno di Númenor (assieme ad un non meglio precisato umano conosciuto in mare). Attraverso un colloquio con la Regina Reggente dell’isola, l’elfa ottiene il permesso di restare ed approfondisce la conoscenza con Elendil, mentre tenta di trovare un significato ai simboli visti nella Terra di Mezzo. Nel frattempo lo Straniero giunto con la cometa durante la prima puntata metterà a dura prova la pazienza dei Pelopiedi, i quali scopriranno la sua presenza e Nori dovrà fare i conti con le sue bugie. L’elfo Arondir è stato tradotto in una sorta di fornace/roccaforte degli orchi: il suo destino si lega ai compagni della sua stessa guarnigione, fatti prigionieri e costretti a scavare sotto il sole cocente. Il Guerriero tenterà la fuga con scarso successo dalla sua prigionia purtroppo. Non si hanno notizie circa il viaggio di Bronwyn, la donna umana legata ad Arondir in questo episodio.
Procedere lungo il cammino
Terza puntata di basso livello, non tanto per la parte estetica visto che orchi, Númenor e quant’altro si vede a schermo è più che godibile: il problema sta negli eventi e in come si svolgono. Galadriel ci racconta le vicende tra gli elfi di Valinor e Númenor, di come sia nato dell’astio tra due popoli che si consideravano fratelli, solo che lo fa in maniera approssimativa e del tutto sbrigativa rispetto al ritmo che poteva prendere questo importante avvenimento; per contro fa subito amicizia con Elendil il quale sembra fin troppo disposto ad aiutare quella che secondo la tradizione è una nemica della sua gente (almeno stando alle usanze con cui il Dúnedain dovrebbe essere stato educato).
Altra problematica è proprio la presenza di Elendil, che a conti fatti sarà colui che fonderà Gondor ed Arnor divenendone l’Alto Re, è il padre di Isildur (colui che come sappiamo mozzerà la mano di Sauron) e di Anarion e nella serie sembra avere una figlia che non è descritta nelle note di Tolkien. Inoltre la sua presenza qui a Númenor lascia intendere che non siamo molto lontani dalla famosa battaglia che metterà in ginocchio Sauron, sebbene i Dúnedain abbiano di fatto una lunga vita e potrebbero mancare ancora tra i cento e i duecento anni prima di quell’evento.
Proseguendo con Arondir, il quale ritrova la sua guarnigione in ceppi sotto scacco degli orchi, viene da chiedersi come sia possibile che una guarnigione di elfi guerrieri addestrati, forte di mura e di bastioni sia stata messa nel sacco da quattro orchi? Andiamo oltre ed ancora una volta lo Straniero sembra essere perso nel vuoto, certo come figura serve a dare risalto alla Pelopiede Nori ma ammettiamolo: ormai ha stancato nel suo essere così scemo al punto di non capire nulla dopo tre puntate quando è palese chi sia e come si dovrebbe comportare. D’accordo, quel personaggio di cui non facciamo il nome volutamente, non giunge nella Terra di Mezzo in quel modo, ma è altrettanto vero che non si dovrebbe comportare da totale rimbambito.