Il Mio Capolavoro – Recensione dell’opera di Gastón Duprat

Stefano Speranza
Di Stefano Speranza Recensioni Lettura da 6 minuti
7.5
Il Mio Capolavoro

Uscito oggi nelle sale nostrane, Il Mio Capolavoro, si presenta come una commedia senza troppe pretese diretta da Gastón Duprat e distribuita in Italia da Movies Inspired. Il film è stato presentato al Festival di Venezia 2018 e da subito si è dimostrato forte di una storia critica il giusto da poter essere trattata in maniera ironica.

Infatti questa pellicola fa dell’ironia, e per certi versi della critica al mondo dell’arte contemporanea, i suoi due cavalli di battaglia. Gastón Duprat con quest’opera ha portato sul grande schermo, non solo una storia introspettiva e per certi versi triste di un pittore ormai nel pieno declino della sua carriera artista, ma anche un esempio perfetto di realizzazione di un’opera critica e obiettiva su un argomento mirato come l’arte.

La vita dell’artista

“Sono un gallerista, e il mio segreto è che sono un assassino”, con queste parole si presenta Arturo Silva (Guillermo Francella), ovvero il narratore della storia di Renzo Nervi (Luis Brandoni): un pittore ormai nella fase di declino della sua carriera artistica, scorbutico e restio a stringere legami umani. L’unica cosa che lega questi due personaggi è una forte amicizia di più di quarant’anni, la quale non perde occasione di mostrarsi in diversi momenti della storia, e che fa da collante per tutte le situazioni che i due si trovano ad affrontare.

La storia tratta, in maniera leggera e a tratti comica, il dilemma di un artista che non ha più alcun motivo per dipingere poiché non ha più nulla da dire, schiacciato dalla moda del momento che cambia rapidamente e dalla non voglia di correrle dietro, preferendo rimanere ancorato a un’idea di arte più classica.

il mio capolavoro

Attraverso l’opera

Come già detto in più occasioni, questa pellicola è una commedia che cerca di esprimere, in chiave comica, un punto di vista piuttosto affermato: ovvero che l’arte odierna non esprime più un pensiero concreto, ne tanto meno la si può ridurre a una semplice rappresentazione della realtà, semplicemente è un’idea astratta di ciò che individualmente si vede nell’opera che si sta osservando. All’interno della storia questo punto di vista viene espresso in maniera leggera, con delle piccole gag (disseminate lungo tutti i 100 minuti di durata del film) che risultano si divertenti, ma che danno anche da pensare parecchio sul panorama artistico moderno fatto di opere che in buona parte dei casi non significano nulla.

Passando al lato tecnico della pellicola, questa è munita di una sceneggiatura davvero ben scritta, con un semplicismo nella forma che la rende un opera, per quanto complessa nella tematica introspettiva, davvero geniale. Ad aiutare il prosieguo del film è anche una colonna sonora davvero ben scritta e che regge perfettamente la struttura della pellicola stessa. La stessa colonna sonora infatti accompagna bene ogni scena della pellicola, aiutando lo spettatore a immedesimarsi negli stati d’animo messi in scena grazie a una direzione sonora che “prende per mano” le varie scene, concretizzandole bene sia nella parte grafica che in quella musicale.

Tuttavia, come ogni opera che si rispetti, anche Il Mio Capolavoro non è esente da difetti. Infatti questa pellicola presenta dei ritmi che non si sposano affatto con l’indole del film stesso. Di base l’opera risulta lenta e a tratti pesante, pur trattandosi di una commedia. Complice di questa discrepanza è anche l’argomento trattato nell’opera, il quale, per quanto possa essere comicamente alleggerito, risulta comunque di un notevole peso intellettuale. Fortunatamente però, a colmare questo dislivello arrivano le interpretazioni eccellenti di Guillermo Francella e Luis Brandoni, i quali sono riusciti a rendere comici anche momenti di grande tensione e pesantezza emotiva, di fatto risollevando l’opera al livello di commedia che si era prefissata inizialmente.

il mio capolavoro

La tela bianca

Dulcis in fundo, possiamo dire che quest’opera si presenta come un perfetto esempio di come sia possibile creare una commedia sfruttando però argomenti introspettivi davvero mirati e delineati, e di come sia oltremodo possibile creare critica coscienziosa e non scadente sull’arte contemporanea, argomento di cui sempre più spesso si parla solo per sentito dire.

Si tratta di un opera da vedere assolutamente se si è appassionati di quella comicità più ponderata, che non lascia la risata al caso, ma la studia in modo che sia anche uno spunto di riflessione più profondo. Nonostante, come detto in precedenza, il ritmo dell’opera stessa sia poco in linea con la tipologia di lavoro che Gastón Duprat ha portato sul grande schermo, questo non inficia eccessivamente la visione del film che risulta comunque scorrevole e interessante.

Il Mio Capolavoro
7.5
Voto 7.5
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Potrei definirmi un ragazzo semplice con passioni semplici: quella per i videogiochi, ma soprattutto per il mondo del cinema. Da che ho memoria passo il tempo libero (e anche quello impegnato) a giocare e a vedere film. Il mio obiettivo è quello di condividere con quante più persone possibile queste mie passioni (e anche conquistare il mondo, ma per quello c'è tempo).