Il Drago dei Desideri – Recensione, Aladdin incontra il folklore cinese

Il Drago dei Desideri è il nuovissimo film d'animazione prodotto da Sony Pictures Animation per Netflix, ecco a voi la nostra recensione.

Leonardo Mesce
Di Leonardo Mesce Recensioni Lettura da 7 minuti
5.5
Il Drago dei Desideri

Cosa succede quando un giovane è innamorato di una ragazza che, per gerarchia sociale, non riesce a raggiungere, finendo con il trovare una teiera al cui interno dimora un drago magico millenario capace di esaudire tre desideri? Avremo appena descritto la trama di Aladdin, potreste rispondere voi. Beh, non secondo Il Drago dei Desideri, film prodotto da Sony Pictures Animation e distribuito sulla nota piattaforma di streaming Netflix, di cui oggi vi parleremo con questa nostra recensione.

Stessa storia, altro posto

La storia de Il Drago dei Desideri, come probabilmente avrete già intuito dall’introduzione, cerca di riprendere quella del classico Disney Aladdin rivisitandola in una formula che punta a mescolarla con il folklore e le ambientazioni della Cina moderna. C’è un bambino che vive nei quartieri poveri di Shanghai di nome Din, il quale trascorre la propria infanzia sempre in compagnia di Li, una bambina del suo quartiere, andando in classe assieme a lei e giocando per le strade cinesi. Questo almeno fino a quando, un giorno, il padre di lei deve trasferirsi per lavoro, portando con sé la famiglia e facendo perdere i contatti tra i due giovani.

Passa il tempo e adesso Din è diventato un ragazzo di 19 anni, appena iscritto all’università, che sta mettendo da parte i soldi per andare a incontrare la sua vecchia amica d’infanzia per onorare una promessa che si erano fatti prima di partire, ovvero di rimanere amici per sempre. Il problema sta nel fatto che la ragazza è diventata una modella in carriera e, grazie anche al lavoro del padre, questi vivono nella parte ricca della città, pressoché inavvicinabile per qualcuno di rango decisamente inferiore com’è il nostro protagonista. Per fortuna, in aiuto del ragazzo appare Long, un magico drago rosa che spunta dall’interno di una vecchia teiera e promette di poter esaudire tre desideri.

Il Drago dei Desideri

Ma purtroppo ai guai non c’è mai fine dal momento che anche altre persone sono alla ricerca del drago, e il capo di queste è un combattente che non si fa alcuno scrupolo per raggiungere i propri obiettivi. Din dovrà quindi guardarsi bene le spalle se vorrà riuscire a realizzare i propri sogni e contemporaneamente impedire che la teiera finisca in mano loro. Il film continuerà poi con divertenti gag e scenette intervallate a momenti più seri e profondi, soprattutto verso la fine della pellicola, cercando d’insegnare una morale solida sul reale valore delle cose e sul fatto che non si può dare un prezzo all’emozione umana dal momento che essa ti riempie e fa brillare la vita.

Tutto molto bello, ma dov’è la sostanza de Il Drago dei Desideri?

Partiamo con i lati positivi della recensione, il comparto estetico de Il Drago dei Desideri è veramente eccezionale, merito sicuramente anche della produzione in casa Sony Pictures Animations. Bellissimi colori, animazioni fluide e un’ottima fotografia che riesce a rappresentare splendidamente entrambe le versioni di Shanghai: sia quella più “calorosa” dei quartieri popolari, in cui il film cerca di mettere in luce quanto le persone siano vicine e solidali tra di loro, sempre pronte a darsi una mano, sia quella più fredda della zona residenziale e ricca della città, in cui al contrario si respira un sentimento di distacco e individualità, dal quale la pellicola sembra cercare di prendere il più possibile le distanze.

Il problema giunge quando cominciamo a far caso a quale sia effettivamente la sceneggiatura di questo film e a come sono stati caratterizzati i vari personaggi. La storia è molto banale e ricalca molto quella già nota di Aladdin, ma questo potrebbe non essere visto come un fatto totalmente negativo; al contrario, potrebbe essere interessante cercare di renderla più moderna e attuale, soprattutto per invogliare i bambini a vederla. Lo stesso però non possiamo dirlo per quanto riguarda invece la sceneggiatura e i dialoghi dei personaggi, che certe volte risultano decisamente fuori contesto e fin troppo irrealistici anche per un film d’animazione.

Il Drago dei Desideri

Inoltre la caratterizzazione sia dei protagonisti, che di tutto il comparto di secondari e antagonisti, è un gigantesco stereotipo: ogni personaggio, se non in pochi casi in cui effettivamente si ha una profondità di pensiero, è incredibilmente piatto e senza alcuna originalità o spessore, facendo venir meno tutta l’immersività nelle vicende che viene creata via via dall’ambientazione. Oltretutto, come se non bastasse, molti di questi stereotipi sono anche negativi, andando a lasciare talvolta un’impronta sbagliata sulla morale della storia, in particolar modo quando il film cerca di trasformare in un personaggio positivo e “buono” qualcuno che fino a pochi secondi prima risultava essere subdolo e senza scrupoli.

In conclusione di questa recensione, Il Drago dei Desideri ci ha molto deluso visto che, sebbene sulla carta abbia un sacco di potenzialità, queste non vengono sfruttate a sufficienza. Il comparto tecnico è ottimo, soprattutto quello visivo, lasciando allo spettatore delle bellissime immagini una volta finita la visione, ma la sceneggiatura e la scrittura dei personaggi non regge minimamente il confronto col resto del film, facendo risultare quindi il tutto come un bellissimo involucro, ma contenutisticamente vuoto. Se comunque siete interessati ai film d’animazione, vi consigliamo la lettura della nostra recensione di Luca, l’ultimo film Pixar uscito di recente.

Il Drago dei Desideri
5.5
Voto 5.5
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Nasce nel 1997 e fin da piccolo ha una grande passione per l'informatica trasmessagli da suo padre. Ottiene la sua prima console a 4 anni e si innamorerà molto velocemente di quel mondo, ampliando poi i suoi interessi anche verso fumetti, film e serie tv. Grande appassionato del mondo Pokémon e The Legend of Zelda.