VideogiochiNews

I colori nei videogiochi

I colori esercitano un forte impatto comunicativo su chi li osserva e li percepisce. Ed è proprio per questo che chi sviluppa videogiochi li utilizza per comunicare esperienze e trasmettere emozioni ai giocatori, selezionando con scrupolo le tavolozze cromatiche che più si adattano alla storia raccontata.

I colori sono un grandioso e potentissimo strumento di comunicazione visiva. Se combinati alle immagini in maniera appropriata, possono veicolare di un messaggio e facilitare ­– se non addirittura rendere immediata – la comprensione di ciò che si vuole trasmettere.

La teoria e la scelta dei colori trovano applicazione in vari campi del marketing e del design. Non sono nella vita reale, dove il colore rappresenta un valido supporto alla percezione di quanto ci circonda, ma anche nelle forme d’arte che più si avvicinano alla realtà come il mondo del cinema e quello dei videogiochi.

La psicologia del colore nel gaming

Da sempre i game designer sperimentano con l’utilizzo dei colori. Uno specifico colore può essere impiegato per guidare il giocatore a compiere un certo tipo di azione, per rappresentare una particolare epoca storica o per comunicare una determinata emozione. Questo perché i colori hanno il potere di stimolare la mente umana inducendo negli osservatori un ventaglio variegato di sensazioni.

La psicologia e la simbologia dei colori aiutano i creatori dei videogame a creare la giusta atmosfera di gioco. Di fatti, non è un caso che le tavolozze più “calde” vengano preferite per evocare sensazioni di comfort e di calore come in Firewatch, l’adventure game sviluppato dal team Campo Santo e pubblicato da Panic nel 2016 per PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e Microsoft Windows.

Le palette cromatiche dai toni “freddi” vengono invece sfruttate per creare ambientazioni surreali, oniriche o fantascientifiche. Un esempio è il celebre action game in prima persona Mirror’s Edge, sviluppato da DICE Svezia e pubblicato da Electronic Arts nel 2008 per PlayStation 3, Xbox 360 e Microsoft Windows.

Il forte contrasto tra luci e ombre associato all’impiego di colori psichedelici ha infine il potere di descrivere stati allucinatori o di dare forma ad atmosfere tipiche del filone cyberpunk. Si pensi al videogioco cult Blade Runner, prodotto nel 1997 dai Westwood Studios e tratto dall’omonima pellicola cinematografica. Ma anche al più recente Cyberpunk 2077, GDR openworld creato da a CD Projekt RED e pubblicato nel 2020 per Xbox One, Microsoft Windows, PlayStation 4 e Google Stadia.

La relazione tra i colori e il gaming online

Gli sviluppi nell’industria del gambling online hanno portato i fornitori di questi tipici prodotti di intrattenimento a progettare giochi sempre più sofisticati. Anche in questo settore l’importanza della scelta dei colori occupa un ruolo di primo piano. Lo si nota particolarmente nei casinò online e nei siti di slot a soldi veri, dove gli sviluppatori fanno un attento uso dei colori per comunicare sensazioni di calma e di tranquillità. Una sala da gioco, che sia fisica o virtuale, deve infatti essere in primo luogo rassicurante e in grado di mettere a proprio agio i giocatori.

In secondo luogo, deve creare il giusto contesto per invogliarli a fare la propria puntata. Ecco allora che alle rilassanti luci soffuse e al verde rilassante dei tavoli di casinò e poker room si è iniziato ad associare l’utilizzo di colori primari decisi come il rosso, il colore che più di tutti invita all’azione. A questo proposito, è davvero interessante quanto emerge da uno studio sul poker condotto nel 2012 da un gruppo di ricercatori olandesi.

Ai partecipanti furono distribuite delle fiches rosse, blu e bianche. I ricercatori osservarono che i giocatori con le fiches rosse – colore che riflette un’idea di azione/aggressività – avevano un approccio di gioco più spregiudicato rispetto a quelli che avevano ricevuto le fiches bianche e blu – colori tradizionalmente associati ai concetti di pace interiore, della calma e della serenità.

L’evoluzione dei colori nei videogiochi

Al giorno d’oggi i color artist del settore videoludico hanno l’opportunità di sperimentare con una gamma ampissima di colori e tonalità. Ma le cose non sono sempre state così. Lo spettro cromatico a cui attingere per dare vita ai primi videogame era limitato a 256 colori a causa delle specifiche tecniche degli schermi e delle console di prima generazione.

Si pensi all’utilizzo base del colore nel leggendario Space Invaders, videogioco arcade sparatutto a schermata fissa sviluppato nel 1978 da sviluppato da Tomohiro Nishikado. Nonostante la grafica primitiva e il rudimentale impiego dei colori, il titolo attirò e coinvolse un pubblico vastissimo di giocatori, tanto da essere considerato ancora oggi un prodotto rivoluzionario nel settore.

Nel giro di un anno venne quindi pubblicato Galaxian, il primo gioco arcade che utilizzava lo schema di colori RGB. In poche parole, si trattava del capostipite dei videogame a colori. Correva l’anno 1979, ma sembra che sia passato un secolo. I monitor e le console odierne supportano milioni di colori, arrivando a sfruttare possono sfruttare 16,7 milioni di colori senza contare l’infinita varietà di saturazione, sfumature, toni, luminosità, contrasti e così via.

 Conclusioni

Con il progredire della tecnologia dei dispositivi di gioco, l’uso del colore nei videogame ha assunto un ruolo sempre più rilevante. I colori veicolano diversi messaggi e significati nella narrazione, passando da semplici elementi artistici a veri e propri elementi funzionali.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbe interessarti anche