Sicuramente molti di voi si sono chiesti quanto incidesse la casualità su Hearthstone. Quante partite perse oppure vinte per il lancio di una moneta. Pensate che ci sia troppa randomizzazione nel gioco? É possibile gestire questo lato difficile del gioco facendo ricorso all’abilità e all’ingegno? Durante lo scorso BlizzCon 2015 hanno scambiato due chiacchiere RedBull ed Hamilton Chu, executive producer di Hearthstone, uno dei tanti sviluppatori presenti all’evento che ogni anno sembra una vera e propria festa per i fan sfegatati dell’universo Blizzard, più che una semplice manifestazione. Durante l’occasione le due figure hanno discusso sulla natura sportiva, più o meno competitiva, del gioco.
Andiamo a vedere questa interessante intervista:
Red Bull: La prima cosa che vogliamo chiederti riguarda la natura eSport di Hearthstone. Possiamo considerarlo come tale?
Hamilton Chu: Sì. Ci sono alcune attività di stampo eSport con Hearthstone protagonista. Per definizione, credo lo si possa considerare come tale.
Red Bull: Per definizione? Fondamentalmente la stessa cosa può valere per qualsiasi gioco. Basta quello a definirlo eSport?
Hamilton Chu: Qui si entra nel campo della semantica…
Red Bull: Beh, sì.
Hamilton Chu: E allora qual è la vostra definizione di eSport? Ditemelo, e avrete la mia risposta.
Red Bull: Nel senso più ampio, diremmo “Videogioco competitivo”.
Hamilton Chu: Bene. Io sono convinto che sia un gioco competitivo. L’intero gioco è incentrato sul PVP… è tutto un uno contro uno. È richiesta una certa abilità, cosa che credo sia molto importante per un eSport, non so. Credo anche che sia molto divertente. Ancora una volta, credo sia solo una questione di definizione. Gli scacchi sono un eSport? Beh, credo di sì, al di là della “e-”. Al contempo però, esistono anche tornei di scacchi online, quindi non saprei cosa dire. Molto dipende anche dalla concezione personale di eSport.
Red Bull: State puntando al mondo dell’eSport con il vostro gioco?
Hamilton Chu: Crediamo sia una parte fondamentale di esso. Onestamente, agli inizi, non era una cosa alla quale pensavamo. Preferivamo concentrare i nostri sforzi sull’accessibilità, per permettere a tutti di godere di ciò che a noi è particolarmente piaciuto dei giochi di carte collezionabili, oltre che sulla volontà di offrire un’esperienza divertente e semplice, in grado di soddisfare quanti più giocatori. In breve, però, si è passati alla fase: “Oh, alla gente piacciono gli streaming, e le partite del nostro gioco, e persino interi tornei. Adorano vedere dei giocatori talentuosi che si sfidano.” È in quel momento che abbiamo deciso di seguire quella direzione. Consideriamo Hearthstone come un’esperienza, più che un semplice gioco. E a questo punto, reputo che gli streaming e l’eSport stesso siano parte integrante di ciò che rende il gioco così coinvolgente, e faremo di tutto per migliorare proprio in quei due campi.
Red Bull: Adoriamo guardarlo, ma sembra essere forse meno competitivo di quanto in realtà dovrebbe essere. Impressione probabilmente dovuta alla necessità scendere a compromessi tra un prodotto che non solo sia bello da vedere giocato, ma anche da giocare al livello competitivo, al pari di uno sport.
Hamilton Chu: Più che scendere a compromessi, diciamo che abbiamo in mente diversi tipi di giocatori, dato che ci sono molti modi per gustarsi Hearthstone. Alcuni sono molto competitivi e giocano le ladder, si chiedono quanto forte sia il loro deck, se sono pronti per il rank Legend, quanto a lungo resisteranno in quell’inferno… sono giocatori che teniamo assolutamente in considerazione. Ma ce ne sono altri molto più casual, a loro interessa solo sbloccare qualche bella carta, e vedere che sta succedendo qualcosa di molto figo. Alcuni danno vita a delle combo assurde con le quali è estremamente difficile vincere, ma alla fine succede ed è un qualcosa di incredibile. Ogni approccio è perfetto.
Pensiamo di continuo al gioco, alle modalità, alle carte, tutti elementi che lo rendono coinvolgente a tutti quei tipi così differenti di giocatori. Alcuni di loro pensano solo a vincere, ed l’esperienza deve certamente soddisfare anche loro.
Red Bull: Sì, giusto così.
Hamilton Chu: Cosa intendete con “ meno competitivo di quanto in realtà dovrebbe essere”?
Red Bull: È che forse l’esagerata casualità (il fattore RNG – random number generator) danneggi l’essenza competitiva e non poco. Ovviamente, trattandosi di un gioco di carte, è per sua natura RNG, vero?
Hamilton Chu: Sì.
Red Bull: Quella è probabilmente una delle sfide più ardue che dovete affrontare.
Hamilton Chu: Sì. Ma non sono così d’accordo che la casualità danneggi la competitività. È una parte importante di Hearthstone, e ha vari scopi. In primis, è la necessità di essere godibile ed imprevedibile di volta in volta. Ad esempio, usi Ragnaros: se va a segno hai vinto, altrimenti è game over, cose così. Ma è un qualcosa che mette anche a dura prova le abilità del giocatore. Oppure, facciamo che io ho un mostro schierato e tu due. Il mio è un Lanciatore di Coltelli, e ne schiero un altro. In quel modo, ci sono 9 differenti situazioni possibili da considerare. Forse tre di esse sono più o meno le stesse, ma forse le altre potrebbero indurti ad agire in maniera differente. Ora, per essere un top player, devi considerare 9 volte quelle 9 situazioni possibili, ignorare quelle inefficaci, pensare alle restante e a tutte le varie possibilità, e infine tornare al discorso “Sto giocando bene? Qual è la scelta più saggia?”, per poi pensare ed agire rapidamente subito dopo questo ragionamento.
Red Bull: Insomma, aumenta le situazioni di gestione del rischio?
Hamilton Chu: Io credo riguardi sia la gestione del rischio che la rapidità di analisi ed adattamento ad una situazione del tutto nuova. Credo sia molto interessante, oltre che un’aggiunta notevole alla natura che mette costantemente alla prova il giocatore per via del RNG. Non credo si possa ridurre il tutto al fatto che RNG equivalga ad una diminuzione del fattore abilità.
(Fine dell’intervista)
Insomma, è tutta una questione di prospettiva. Una cosa impossibile da negare è che Blizzard, nella sua equazione tutta incentrata sull’eSport, abbia colto nel segno in fatto di spettacolarità, e lo si comprende nel momento in cui persino una semplice amichevole sul palco principale della BlizzCon rischia di farti arrivare tardi ad un appuntamento. Se c’è un fattore casualità in, praticamente, ogni partita, sta forse agli spettatori e ai giocatori decidere se quel fattore è davvero troppo, oppure no: quanto è “troppo” per voi?