Non appena presentato da Google l’annuncio ufficiale, Stadia è finita nel mirino dell’attenzione pubblica per tutta una serie di varie motivazioni. Da un lato, c’è chi crede fermamente nel progetto del gruppo di Mountain View, un progetto del quale al momento sappiamo ben poco a dir il vero, se non che si baserà su un rivoluzionario modo di videogiocare: il cloud gaming. Dall’altro lato però, c’è chi sostiene che tale futuristica console sia ancora un prodotto meramente utopico, una “macchina” fin troppo positivista rispetto alle reali limitazioni che la realtà tecnologica attuale offre a tale settore.
Quindi, chi ha ragione? Al momento non è in realtà possibile pendere spropositatamente né da uno né dall’altro rovescio della medaglia, ma è interessante comunque affrontare delle riflessioni in merito alla faccenda. Come ha fatto, del resto, L’analista di NPD, Mat Piscatella, si è espresso di recente in merito al cloud gaming tramite un lungo post su Twitter.
The push to subscription and cloud based gaming services has one fundamental assumption baked in… that there is an untapped customer base out there that has balked at joining the current PC or Console gaming ecosystems. But what if this assumption proves incorrect?
— Mat Piscatella (@MatPiscatella) May 30, 2019
La riflessione di Piscatella parte dai numeri rilevati attraverso delle indagini effettuate da EEDAR (realtà in mano a NPD) in merito al mercato videoludico degli Stati Uniti. Secondo tali ricerche, due utenti americani su tre giocano regolarmente, ma solo la metà di questi ha effettivamente acquistato dei titoli negli ultimi sei mesi, poiché la restante fetta si è affidata a giochi free-to-play o a versioni mobile gratuite.
Ed è da qui, quindi, che l’analista parte attaccando il servizio proposto da Google: come si può pensare ad una prospettiva di un abbonamento a Stadia (ma allargando il discorso, questo vale anche per i servizi quali xCloud di Microsoft, ad esempio) se almeno la metà degli utenti non è intenzionata a mettere regolarmente mano al portafoglio per videogiocare?
A chi devono perciò rivolgersi le rivoluzionare piattaforme di cloud gaming? Ai già fedeli hardcore gamer, secondo quanto rivelato, ovvero circa un terzo di quella fetta complessiva di utenti che decide di spendere con assiduità in titoli, contenuti aggiuntivi, console e aggiornamenti per la propria postazione PC. Ma potrà un servizio in streaming convincere tutti gli altri a pagare per poter giocare? E a convincerli, sopratutto, a sottoscrivere un vero e proprio abbonamento mensile/annuale per giocare in maniera “aleatoria”, ovvero in cloud? Difficile rispondere al momento, ovviamente, e nemmeno Piscatella si sente si esprimersi apertamente sotto tale punto di vista.
I presupposti potrebbero anche esserci, volendo, ma tutto sta alla compagnia che decide di intraprendere un simile intraprendente percorso e al suo modo di proporsi al pubblico: innanzitutto, andrà considerato il prezzo con il quale verranno proposti abbonamenti e servizi affiliati. Per riuscire a pescare nella sua rete gli utenti che già giocano su console fisiche o PC, Google Stadia dovrà in effetti offrirsi ad un costo competitivo (alcuni rumor parlano di abbonamenti mensili da circa 10-20 dollari), e soprattutto ad un buon rapporto qualità prezzo. L’esperienza di gioco dovrà, perciò, essere esente da difetti, soprattutto quelli relativi ai tanto temuti cali di framerate e lag, e garantire così un’esperienza che nulla toglie a quelle tradizionali. Perché è bene notare che sebbene gli hardcore gamer sono quelli più propensi a provare tali servizi, sono anche parte di quella fetta di pubblico più esigente.
Altro punto molto importante, inoltre, riguarda il parco titoli proposto agli utenti. Siamo già venuti a conoscenza del fatto che Google abbia messo su un team ad hoc (il cosiddetto Stadia Game and Entertainmente) riposto tutto nell’esperienza di Jade Raymond, proveniente dagli ambienti di EA e Ubisoft, e sulle grandi capacità di Phil Harrison, ex PlayStation, Xbox, Atari, Gaikai.
Ma per quanto riguarda le esclusive? E inoltre, siamo davvero sicuri che il servizio potrà annoverare nel suo catalogo tutti i titoli disponibili in multipiattaforma sviluppati da terze parti? Al momento nulla si sa in merito a tale aspetto del servizio, se non che in linea di massima sono state comunque confermate collaborazioni con note compagnie quali Ubisoft, id Software e Q-Games.
Ad ogni modo, se siete curiosi in merito a Google Stadia e vorreste scoprirne di più a riguardo, vi segnaliamo che la grande G sarà ufficialmente presente all’E3 2019, pronta a rivelare nuove interessanti novità e dettagli in merito a questo suo ambizioso progetto.