Gen V – Recensione, quando lo spin-off è pari alla serie originale

Gen V rischiava di essere bollata come una serie teen drama, ma è una vera e propria sorpresa: ecco la recensione dello spin-off di The boys.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 7 minuti
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Gen V

The Boys è stato a tutti gli effetti un successo crossmediale: dapprima sulla carta stampata, poi con l’avvento della premiata serie di Amazon Prime Video, migliorata di stagione in stagione. Ora, prima dell’arrivo della quarta di queste, Amazon Prime Video ci regala Gen V, una serie che si potrebbe tranquillamente bollare (erroneamente) con il marchio “teen drama con super poteri“. Invece in questa recensione vi illustreremo come, ancora una volta, il genio dietro alla produzione ha saputo creare un prodotto fresco e innovativo.

Alzare il velo

Marie Moreau è una Super che è stata fatta esporre al composto V dai genitori che, come tanti altri, puntavano a darle un futuro radioso, diverso da quello a cui poteva essere destinata una normale ragazza di colore. Sfortuna vuole (come spesso accade) che la ragazza si ritrovi a scoprire la natura iniziale dei suoi poteri nel peggiore dei modi. Per evitarvi spoiler non vi diremo cosa succede, ma sappiate che da quell’evento in avanti, Marie verrà affidata ai servizi sociali, così come la sorella.

Crescendo, Marie diventa una scolaretta provetta, al punto da essere ammessa presso l’università dei Super, un luogo da cui spesso sono usciti i futuri membri dei 7 e da cui la Vought International ha sempre attinto per avere il controllo sui più dotati. Ovviamente siamo in un college americano: qui la situazione diventa subito calda, con sistemi di merito tramite sfide e social network sempre attivi.

Marie conosce Emma Meyer, sua compagna di stanza e altri personaggi come Andre Anderson (figlio di un ex membro di spicco della società Super) e Luke Riordan, destinato a quanto sembra a diventare il nuovo leader dei 7 una volta che Patriota avrà abdicato. Quello che Marie capisce (e con cui deve fare i conti) è che quando si parla della Vought nulla è come sembra, e mentre noi spettatori siamo abituati a questo (dopo 3 stagioni di The Boys, chi non lo sarebbe?) lei deve imparare che ogni cosa nasconde dei segreti.

Ci fermiamo qui circa la trama intricata e complessa di questa serie, che colpisce per il potente impatto visivo: la produzione non si è certo sprecata, ed ha stanziato un grosso budget, si capisce, per non essere da meno rispetto alla serie originale. Gen V si interseca precisamente con la seconda e la terza stagione di The Boys e ne segue parallelamente gli eventi.

Presa di coscienza

Marie e compagni si ritroveranno in un turbinio di situazioni, eventi talvolta più grandi di loro, che li costringeranno volenti o nolenti a crescere in fretta. La protagonista scoprirà fin da subito che per sensibilizzare l’opinione pubblica non basteranno prove (talvolta anche incontrovertibili), ma anche che per avere una voce serve un’immagine pubblica ben diversa da quella di una ragazza di scuola, per quanto brava sia.

Marie dovrà fare i conti con sé stessa e con gli altri per andare avanti, e il suo viaggio non sarà certo indolore, del resto nulla lo è nel mondo malato di The Boys. In Gen V conosciamo anche Andre Anderson, che a prescindere dal suo potere (quello di piegare e attrarre i metalli in stile Magneto degli X-Men), dovrà imparare a gestire un conflittuale rapporto con il padre, una figura ingombrante nella sua vita e non solo.

C’è poi Emma Meyer di cui vi accennavamo sopra (per inciso, in questa serie ci sono personaggi che ricalcano molto i poteri dei mutanti X-Men della Marvel ndr.) che è in grado di ridurre sé stessa (con non pochi problemi) e che deve fare i conti con il suo corpo, il suo aspetto, e l’opinione che il pubblico ha di lei.

Nota a margine per Jordan Li, il primo Super transgender, che è letteralmente in grado di diventare uomo o donna in qualsiasi momento, ed ha capacità di forza e velocità al di fuori del normale: anche qui la serie Gen V fa un enorme passo avanti e introduce un personaggio duale bellissimo, che spesso è condizionato dalla sua natura e viene vessato per questa, una chiara critica alla società che li circonda (e forse non solo alla loro).

Artisticamente sublime

Gen V non è affatto inferiore a The Boys, anzi, seppur con solo 8 puntate, la prima stagione si dimostra a tutti gli effetti all’altezza della serie originale, capace di emozionarci e di stupirci con effetti speciali di altissimo livello. Ci sono tantissime cose che vorremmo dirvi riguardo i risvolti dei protagonisti e delle scelte che prenderanno, ma non possiamo. Questo perché, di fatto, Gen V è una nuova scoperta ad ogni puntata, un prodotto curato e ricercato che non possiamo – e non vogliamo – rovinarvi.

Se come tutti noi siete in astinenza da The Boys, questa è indubbiamente la serie che fa per voi. Gen V tuttavia non può essere vista come una serie stand alone, in quanto moltissime cose richiedono una contestualizzazione più ampia, e non sono pochi i personaggi della serie principale che compaiono in questo spin off. Per cui, il rischio che corre chi non ha visto la serie base è quello di non capire molti degli eventi, o per quale motivo un personaggio faccia determinate scelte.

Senza il dovuto background Gen V scorre, è fruibile senza intoppi e se deciderete (a vostro rischio e pericolo) di guardarla ugualmente, senza aver approcciato The Boys, ve ne potreste innamorare senza problemi per poi correre a recuperare quanto vi eravate persi. Non c’è dubbio: è così che si creano gli spin off.

Gen V
9
Voto 9
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Di Tiziano Sbrozzi Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.