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Home › Games › Fallout 76 – Recensione, Bethesda ci porta nel West Virginia post apocalittico

Fallout 76 – Recensione, Bethesda ci porta nel West Virginia post apocalittico

L’attesa è finita. Tra lo sconcerto iniziale piĂ¹ grande da parte dei giocatori nei confronti di un titolo dell’acclamato brand...

Gianluigi Crescenzi Di Gianluigi Crescenzi
18 Novembre 2018
in Games, Recensione
Fallout_76_screen_micro
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L’attesa è finita. Tra lo sconcerto iniziale piĂ¹ grande da parte dei giocatori nei confronti di un titolo dell’acclamato brand Bethesda e la mole di contenuti a disposizione in arrivo, Fallout 76 è prontamente arrivato sugli scaffali. Per la prima volta il gioco si affaccia in un mondo completamente online, vivo e senza la possibilitĂ  di approcciarsi offline alle avventure proposte. Per quanto alle apparenze all’inizio il lavoro del team sembrasse solamente dedicato a un’aggiunta di svariate feature dedicate all’online, i fan hanno dovuto fare i conti fin da subito con degli inaspettati “tagli”, anche lì dove queste mancanze fondavano la parte basilare del franchise. Il Reclamation Day è finalmente arrivato, ma l’odore che si sente da lontano è fin troppo radioattivo, e il sapore richiama tutt’altro che una rinascita.

Fallout 76 B.E.T.A.

Troppo stretti? Ancora per poco…

Le prime impressioni in Fallout 76 sono state tuttavia positive, e ci hanno fatto affacciare non solo in uno dei piĂ¹ completi sistemi di personalizzazione del viso del personaggio degli ultimi anni in un GDR, ma anche in alcune piccole feature che sembravano destinate ad arricchire molto il mondo di gioco. Purtroppo questa è una veritĂ  solo in parte: il Reclamation Day si è dimostrato nient’altro che un pretesto per uscire dal Vault 76, con un mini tutorial che consiste nel vagare in modo guidato all’interno del rifugio anti-atomico del West Virginia. All’interno della struttura avremo solo un piccolo assaggio di ciĂ² che ci aspetterĂ , apprendendo infine la nostra missione principale, che partirĂ  con la ricerca del soprintendente della struttura che fino a quel giorno ci ha ospitati, magari alternando il tutto con partitine a minigiochi come lo “Spillatore di Nuka-Cola” che potrete trovare come olonastro a inizio gioco. Il paesaggio che perĂ² ci attende al di fuori del Vault è molto diverso da quello che ci si aspettava in passato, con la devastazione della guerra atomica che si staglia in tutte le direzioni, con robot e creature mutate di ogni genere a popolarla. Aspettative tradite, un po’ come, purtroppo, è capitato anche a noi affacciandoci a Fallout 76. Narrativamente parlando sono pochi gli spunti davvero di interesse, e veramente pochi di questi sono legati alla questline principale (dilatata e confusa). Per fortuna orientarsi stavolta sarĂ  molto piĂ¹ facile, grazie ad una mappa a colori ben piĂ¹ intuitiva dei pixel verdi del Pip Boy, e con i punti di viaggio rapido (sfruttabile al costo di sonanti tappi) nettamente piĂ¹ chiari.

Le parti piĂ¹ interessanti riguardano la costituzione del mondo di gioco, con i classici terminali, olonastri e documenti, a raccontarci la storia dei sopravvissuti ai bombardamenti, molto spesso strettamente legati alla zona di ritrovamento. Sono le storie che formano il mondo di gioco, oltre alle strutture e, chiaramente, ai nemici. Al di lĂ  di questo perĂ² ci troveremo a esplorare delle mappe molto spoglie, con il senso di “vuoto” palpabile ovunque. La differenza tra questo e i precedenti titoli sta proprio nella densitĂ  dei luoghi proposti: anche se tradizionalmente rustico, lo stato è stato riprodotto in modo esageratamente ampliato, che da un lato giustifica la volontĂ  di creare un titolo online estremamente esplorabile, ma che dall’altro non è stato riempito a dovere. Lo stesso Hines ci aveva giĂ  avvertiti che Fallout 76 non sarebbe stato proprio quello che i giocatori stavano fantasticando, ma mai avremmo pensato di ritrovarci di fronte a un titolo dove le stesse caratteristiche base di Fallout sono venute a mancare: niente piĂ¹ interazioni importanti con gli NPC – ridotti veramente all’osso – e niente scelte karmiche di importanza rilevante che disegnino la nostra personalitĂ  e decida le nostre sorti.

fallout 76

Tecnologie all’avanguardia, nel passato

Sul piano della realizzazione, forse anche per la sua giovinezza, Fallout 76 soffre molto tecnicamente. Lì dove potremmo soprassedere su una realizzazione dei menĂ¹ e della gestione del Pip Boy ancora macchinosa e poco intuitiva, il peggio viene mostrato da una sovrastruttura traballante, con eccessivi e frequenti cali di frame rate, e con addirittura alcune disconnessioni casuali dal server. La cura ottima proposta dalla creazione del personaggio e dal loro colpo d’occhio, si contrappone a una realizzazione delle ambientazioni lavorata con sufficienza, così come lo stacco di poligoni tra personaggio giocante e creature mutate risulta evidente. Senza infamia e senza lode il level design generale, che nelle zone gremite di “vita” riesce in parte a regalare sensazioni genuine, ma che non azzardiamo a comparare con i dungeon proposti ad esempio da Fallout 3. La sensazione piĂ¹ palpabile di tutto è che molto sia stato preso di sana pianta da Fallout 4 e riproposto con ambientazioni diverse, modificando texture e aggiungendo creature mutate che fino ad ora non si erano mai presentate (come rane, opossum, e tanti altri abomini). Il problema piĂ¹ grave che perĂ² soffre il titolo, dove la mole della mappa non puĂ² essere una giustificazione, è l’enorme quantitĂ  di bug che il gioco presenta, alquanto goffi e assurdi: è all’ordine del giorno vedere ardenti che si “teletrasportano” a causa della connessione al server, o ratti talpa che scavano sotto terra… mentre sono su delle scale di legno, ma anche molti altri piĂ¹ gravi inerenti al gioco stesso per i quali Bethesda sta ricevendo segnalazioni su segnalazioni.

Fallout-76

Un’altra filosofia

Nonostante la carrellata di difetti elencati, è necessario sottolineare perĂ² che Fallout 76 è nato con uno scopo ben preciso, e definirlo un fallimento potrebbe essere un giudizio troppo affrettato: stiamo parlando di un gioco totalmente online, con una destinazione ruolistica ben differente da quella proposta nei single player che siamo stati abituati a giocare. Va da sĂ© che per forza di cose molti fattori riguardo alla struttura del gioco dovessero essere smussati, come il sistema di crescita del personaggio – che ora utilizza a ogni livello un sistema di carte e talenti – e lo SPAV che è stato rivisitato di tutto punto, dato che non è possibile “bloccare il tempo” se in compagnia di giocatori reali. La crescita di ogni personaggio inoltre diventa personale nell’evoluzione, ma non nella scelta iniziale, dato che tutte le caratteristiche S.P.E.C.I.A.L. saranno a livello base per tutti. Al netto di questo, Bethesda ha fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda la trasposizione dell’opera in salsa online, rispondendo a quella che era stata l’esplicita richiesta dei fan, ed essendo un gioco quasi totalmente multigiocatore, necessiterĂ  del tempo per definire al meglio la sua personalitĂ , e dovrĂ  essere supportato al meglio dal team di sviluppo per correggere tutte quelle caratteristiche che fanno storcere il naso.

I giocatori hanno sempre chiesto a gran voce di poter giocare con persone vere, e per farlo la software house ha dovuto “tagliare” molte delle componenti che erano strettamente legate alla crescita “spirituale” del personaggio, tipica dei giochi offline. Dove le interazioni con gli NPC quasi scompaiono, arrivano invece delle feature dedicate al girovagare in squadra o trucidare altri sopravvissuti in PvP (feature che si sbloccherĂ  al raggiungimento del livello 5). Il collaborare è una delle cose fondamentali in Fallout 76, con la fusione del sistema di crafting e del C.A.M.P. che unite alle abilitĂ  di squadra possono far creare un piccolo e proprio regno personale, usufruendo anche di una modalitĂ  costruzione decisamente piĂ¹ ottimizzata rispetto alla precedente iterazione del gioco. Tuttavia, le azioni vere e proprie che ci vedranno impegnati coi nostri compagni riguardano il solo scorrazzare per la mappa aiutandosi a vicenda con le quest proposte, o sfidare insieme grossi nemici altrimenti complicati da abbattere. Il gioco nella sua interezza potrĂ  essere intrapreso anche da soli, ma data l’eccessiva mancanza di un alto ritmo tra scontri e viaggi, è estremamente consigliabile giocare in squadra con i propri amici, o perchĂ© no, con persone incontrate per caso online. Anche se grezzo e da ottimizzare, è apprezzabile anche la feature di scambio dei materiali con i giocatori, sia veri che NPC vaganti o fissi, che potrebbero avere quello di cui abbiamo bisogno proprio al momento giusto.

Review
  • Fallout 76
    7Total Score

    Il punto di partenza di Fallout 76 non è dei migliori, dove il gioco soffre di un numero eccessivo di difetti che minano fortemente l'esperienza di gioco. Di certo il risultato non è quello che tutti si aspettavano, ma confidando in Bethesda e con il supporto che il gioco potrĂ  - e dovrĂ  - ricevere essendo un titolo online, le cose dovrebbero migliorare nei prossimi mesi. Al momento ci troviamo di fronte a un gioco piĂ¹ che apprezzabile, ma che viene meno di moltissime delle caratteristiche che hanno reso il brand quello che è oggi. Un coinvolgimento sterile nella trama, ma un background del mondo di gioco apprezzabile, trattengono il gioco in un limbo, dove a decidere le sorti saranno i giocatori e la buona volontĂ  degli sviluppatori. Tecnicamente il gioco traballa per piĂ¹ motivi, con evidenti cali di frame rate e qualche freeze qua e lĂ  e innumerevoli bug sparsi per la zona contaminata.

    Tags: bethesdaMicrosoftSonyFallout 76CopertinaPlayStation 4EvidenzaXbox One S/XPC
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    Gianluigi Crescenzi

    Gianluigi Crescenzi

    Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto piĂ¹ del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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