Non è un caso che il titolo della nostra recensione di Enotria: The Last Song sia una palese citazione a William Shakespeare, sia per la forte carica artistica del titolo di Jyamma Games, sia perché in un certo senso tale frase incarna l’essenza stessa della narrazione del gioco. Si tratta di un titolo che si ispira fortemente al folklore italiano, sfruttando sia tutte le bellezze naturali che il nostro territorio è in grado di proporre, sia la cultura attoriale e musicale. Anche dire questo è molto riduttivo, e durante la recensione vi spiegheremo nel dettaglio perché Enotria è uno dei migliori titoli Made in Italy mai creati.
Su la maschera, si apra il sipario!
Un breve video introduttivo, forse in modo un po’ troppo veloce, ci introduce al mondo di gioco spiegandone l’entità. Esso è infatti attanagliato dal Canovaccio (che nel teatro è un po’ l’antenato del copione, che riassume la storia, ma non presenta le battute ndr.), una strana forza che tiene il mondo in una stasi innaturale, dove tutti i presenti interpretano il proprio ruolo. Ognuno di essi ha una maschera, che sia un attore vero e proprio della Commedia d’Arte, o che sia un comune contadino o taglialegna.
L’introduzione ci presenta rapidamente anche le grandi personalità di questo mondo, che rappresentano alcune delle più famose ed importanti Maschere della nostra cultura, come Pulcinella (che sarà anche la nostra guida), Arlecchino, Colombina, Pantalone e Balanzone. I giocatori saranno portati però ad interpretare il Senza Maschera, l’unica “persona” libera, colei che non ha un proprio ruolo predeterminato da interpretare nel Canovaccio, e di conseguenza l’unica che potrà decidere il proprio destino. Il nostro compito, in quanto tali, sarà quello di sconfiggere i potenti Autori che hanno creato il canovaccio, nel frattempo “smascherando” gli attori che incontreremo lungo il cammino. In questo modo, la stasi dovrebbe sciogliersi.
L’importanza della maschera
Prima di proseguire parlando del gioco, mi sento in dovere di evidenziare determinate cose che, ad un occhio più attento, risulteranno a dir poco affascinanti. Se si conosce anche un minimo la cultura attoriale e storica del nostro paese, in determinati momenti non sarà possibile non rimanere a bocca aperta. La citazione a Totò è solo la punta dell’iceberg, con il primo boss da sconfiggere che è stato dedicato proprio al grande attore italiano, denominandolo Curtis, il Principe della Risata (vi dice niente? ndr). Sono però quelle chicche nascoste, anche solo nel concetto e nella filosofia, quelle che realmente possono elevare il gioco a qualcosa di più, rasentando la genialità.
Partiamo dal concetto base: in Enotria, da bravi senza maschera, potremo scegliere quale equipaggiare, e creare intorno ad essa delle build estremamente variegate. Tutto ciò si incastra in modo perfetto, come un puzzle, nel concetto di maschera di Luigi Pirandello, dove noi cambieremo maschera a seconda della situazione che ci si pone davanti, come facciamo nella vita. Soprattutto, tale cambio di maschera e continuo movimento simboleggiano varietà, imprevedibilità e caos: questa è la realtà per Pirandello, ed è esattamente quello che noi saremo nei confronti del Canovaccio in Enotria.
La maschera quindi sarà la nostra essenza, fisica, concettuale, spirituale, attoriale: un’identità che plasmeremo a nostro piacimento per raggiungere il nostro scopo. Un parallelismo a dir poco geniale, talmente ben incastonato che è impossibile sia casuale.
Un soulslike “estivo”
Enotria è stato definito, a ben vedere, un soulslike estivo proprio dai suoi creatori: chiaramente le ambientazioni che possono essere sfruttate prendendo come spunto i territori del Bel Paese sono affascinanti, e il modo migliore per rappresentarle è senza dubbio ritraendo tutta la loro bellezza. Il sole e la luce sono essenziali per i panorami del Mediterraneo, così come lo sono anche per gli antichi territori dell’Enotria, che comprendevano regioni come Campania, Basilicata e Calabria.
Enotria: The Last Song è la palese prova che per creare un titolo che offra una buona sfida non è obbligatorio creare un ambiente cupo, che richiami all’orrore dall’inizio alla fine, ma che si può fare anche tra soleggiate scogliere, in stradine e vicoli pittoreschi, o tra i canali di una città lagunare.
Le macro ambientazioni che visiteremo sono infatti 3. La prima è la ben nota e festosa Quinta, città degli Attori, che abbiamo visitato in parte durante la beta, un borgo in stile medievale a dir poco pittoresco. La seconda è la soleggiata Magna Falesia, chiaramente ispirata alle parti d’Italia colonizzate dai greci nell’antichità, ma con contaminazioni Etrusche e Romane. Questa terra è sotto il controllo delle armate di Spaventa, con forte richiamo all’egemonia spagnola. L’ultima, ma non per importanza, è Litumnia, una città lagunare palesemente ispirata a Venezia (poteva mancare dato che si parla di maschere? ndr), tra canali, gondolieri… e automi. Infatti questa particolare rivisitazione della città, la vede come baluardo di ingegneria e scienza, quindi potete aspettarvi grosse sorprese.
Ovviamente ci sarà un determinato luogo che, quando lo incontreremo, farà anche da quartier generale, ma per quanto riguarda questo, non vogliamo rovinarvi la sorpresa.
Recitare la parte
Per quanto riguarda il gameplay, come detto, Enotria è un action RPG di stampo soulslike, almeno per quanto riguarda la struttura di base. Infatti riprende le caratteristiche chiave del genere, sia per l’aumentare di livello, sia per i potenziamenti delle armi e così via. Tuttavia possiede diverse feature molto peculiari, che riescono nell’intento di dare un’identità specifica ad Enotria, differenziandosi dagli altri titoli del genere di riferimento.
Prima tra tutti, la possibilità di personalizzare in modo molto preciso le proprie build (chiamate “Corredi”), con milioni – e non esageriamo – di combinazioni possibili a disposizione. Scegliendo in primis la maschera (ruolo), andremo a plasmare ulteriormente il nostro set grazie a diversi fattori:
- Sembianza: conferisce modifiche a tutte le nostre virtù (le statistiche), che saranno attive con quella build indossata (si otterranno bonus e malus);
- Abilità passive: possono essere sbloccate tramite la conoscenza, acquisita trovando tomi o uccidendo nemici. In un albero delle abilità a quattro rami le potremo sbloccare a piacimento, ed inserirle in diversi “castoni” in modo totalmente strategico. Sarà possibile equipaggiarne fino a 6 diversi;
- Versi: Sono le abilità “magiche” del nostro Senza Maschera. Possiamo ottenerli in diverso tipo e potenziarli. Si differenziano in velocità, tempo di ricarica, danni, e status che possono infliggere. Sarà una delle parti fondamentali per il combattimento. Se ne possono equipaggiare fino a 4 per build;
- Armi: ci sono 8 categorie di armi differenti, di diversa rarità. Sarà possibile equipaggiarne 2 per corredo (anche se in uso da altri), e si differenziano per rarità, potenza, e status;
- Gemme da parata: Gemme che hanno diversi effetti quando si effettua una parata;
- Consumabili: come sempre è presente una cintola di consumabili pronti all’uso, ogni corredo avrà i suoi in base alle vostre preferenze.
Tutti gli oggetti sono ottenibili nel mondo di gioco, o acquistati dal mercante, ad eccezione per le maschere e per i ruoli, che potranno diventare del nostro Senza Maschera solo dopo aver sconfitto determinati nemici. I nemici importanti, come i boss, ce le daranno subito, mentre per quelli più comuni servirà raccogliere abbastanza frammenti di maschera sconfiggendoli nel tempo.
Ovviamente non mancano gli oggetti chiave, che andranno a raccontare la storia del mondo di Enotria in una sezione dedicata, oppure ci diranno qualcosa nelle descrizioni. Vi consigliamo di leggere tutto quando avrete voglia, magari nella pausa tra una carneficina e l’altra, dato che sono letture molto brevi, non pesanti, e davvero interessanti.
Piccola menzione finale per gli oggetti di potenziamento, fondamentali per reggere il confronto con le minacce di Enotria. A parte la misteriosa Efestite per le armi, le maschere e i versi verranno potenziati con maioliche (un’eccellenza nostrana) e frammenti stessi del Canovaccio, come a simboleggiare che per distruggere qualcosa di così potente, è necessario anche attingere un po’ da quello stesso potere.
Il combat system
Il combat system di Enotria risulta abbastanza derivativo, e a parte le questioni dell’ampissima personalizzazione del loadout, non c’è tantissimo di differente rispetto ai titoli a cui ci siamo abituati negli ultimi anni. Questo, almeno nella base.
Perché se è vero che la modalità è classica, con colpi pesanti e leggeri, corsa, schivata, parata, parata perfetta, e moveset diverso in base all’arma equipaggiata, proprio le modifiche della nostra build saranno la base dello strato superiore del gameplay. Questo perché le varie abilità passive che equipaggeremo influiranno in modo determinante sul nostro stile di gioco e sugli effetti. Ad esempio, ci permetteranno di infondere l’arma di un determinato elemento dopo aver usato un Verso, oppure aumenteranno la nostra forza o resistenza dopo aver rispettato determinate condizioni, e così via. Insomma, in base a come metteremo a punto i Corredi, il nostro stile si smusserà.
In generale parliamo di un combat system fluido, con un tempo di parata perfetta molto buono (né troppo proibitivo, né eccessivamente permissivo), e un’alternanza tra corpo a corpo e Versi davvero stuzzicante.
C’è però da dire che una grande particolarità sta negli elementi e negli status che si possiamo infliggere o contrarre. Non sono infatti i classici elementi come acqua fuoco eccetera, ma 4 elementi particolari che richiamano sia l’Italia e le sue virtù, sia avvenimenti storici. Ad esempio il Fatuo e la Gratia richiamano il sacro e l’empietà, il Vis richiama l’ebrezza del vino, e il Malanno può indurre a uno stato di infermità (che in game è simile al veleno). Ognuno di questi stati, che sia inflitto o contratto, porta sia dei bonus che dei malus diversi, una cosa che li rende buoni e cattivi allo stesso tempo, donando un altro pizzico di strategia (diciamo un ben più di un pizzico) al combat system.
Ovviamente determinanti sono anche la varietà e i moveset dei nemici. Partiamo dal fatto che le tre macrozone presentano nemici differenti (anche se in alcuni casi si contaminano un po’ a vicenda). Nonostante la IA in alcuni casi zoppichi un po’, con alcuni nemici (specialmente i canidi) tendenti a cadere nel vuoto, possiamo dire che il modo in cui essi variano e alternano le mosse è ben riuscito, adattandosi all’essere corpo a corpo o a distanza del nostro Senza Maschera. Il bilanciamento ne ha giovato molto, con solo alcuni combattimenti che ci sono sembrati un pizzico troppo ostici rispetto al momento in cui li abbiamo intrapresi.
Il discorso tuttavia potrebbe essere un po’ più complesso: ci sono alcune zone che, nonostante non siano consigliate, possono essere raggiunte anzitempo, e questo i giocatori potrebbero trovarsi in difficoltà, soprattutto perché effettivamente in un certo momento non è chiaro “dove” sia necessario andare prima. Se si è abbastanza bravi si potrebbe addirittura raggiungere Litumnia prima di Falesia. Ovviamente è sconsigliato, perché seguire l’ordine giusto comporta anche il poter potenziare le armi e tutto il resto ottenendo i materiali esatti.
Tra artisti, guerrieri e robot
Come anticipato la varietà dei nemici è molto ampia, e le scelte non sono state fatte a caso. Parliamo di semplici pescatori o contadini, passando per soldati addestrati e forgiati dal fuoco di mille battaglie, fino addirittura a delle divinità.
Il fascino dei nemici sta molto anche nelle categorie che vengono rappresentate. Ad esempio a Litumnia potreste incappare non solo in robot frutto di grande ingegneria, ma anche in mastri del vetro (che non sono proprio come ve li aspettereste), in gondolieri, nobili col fioretto, e cantanti liriche che sfruttano la potenza della loro voce. Che dire invece dei colossi che incroceranno la nostra strada a Falesia? Tra qualche soldato tornato alla vita, e qualche randagio addestrato? E beh, attori, mastri fabbri e umili lavoratori saranno il vostro cruccio a Quinta, mentre un po’ dappertutto a darvi noia ci saranno dei crostacei, molto redditizi invero per il premio che vi spetta quando li ucciderete.
Piccolo discorso a parte va fatto per le bossfight principali. Queste sono anticipate dall’apertura di una tenda, come se si salisse su un palco principale, e ovviamente ci sarà sempre una cutscene ad attenderci. I boss hanno sempre delle loro peculiarità, dei motivi per cui si comportano in un certo modo, e scoprire le loro storie sarà davvero interessante. Alcuni nemici opzionali saranno delle divinità, che attiveranno delle feature importanti per il gioco (ad esempio, una di esse sbloccherà la Rinascita per ridistribuire le caratteristiche, chiamate virtù, che abbiamo fatto salire coi level up).
Chiaramente non saremo più specifici per evitare spoiler, ma sappiate che alcune bossfight saranno davvero sfiziose da combattere.
Comparto tecnico e artistico
Avvicinandoci alla fine della nostra analisi, è doveroso parlare di quello che è stato l’aspetto meno convincente di Enotria: The Last Song, ovvero il comparto tecnico. Purtroppo, nonostante alcuni problemi fossero già stati segnalati al momento della consegna del codice, durante la nostra prova siamo incappati in diversi problemini che ci hanno fatto un po’ storcere il naso, a volte costringendoci addirittura a chiudere il gioco e a riavviarlo. Sappiamo tuttavia che il team è a lavoro già ora per rimediare, e proprio in data odierna è stata rilasciata una patch per correggere alcuni di questi errori.
Si parlava di nemici che a volte si impallavano, oppure dei muri che diventavano intangibili facendoci cadere nel vuoto, oppure ancora dell’impossibilità di utilizzare il tasto azione per salire scale a pioli, riposare, o altro. Insomma, qualche grattacapo di troppo c’è stato, accompagnato da alcuni cali di framerate (per fortuna sporadicissimi) che a volte hanno portato gli FPS sotto ai 30. Per tutto il resto del tempo però, i 60 FPS sono stati molto stabili.
Il level design è pregevole, e nonostante un paio di zone leggermente troppo labirintiche, possiamo dire che sia stato gestito al meglio, soprattutto perché vi si è riusciti sfruttando e non snaturando i paesaggi che il gioco voleva obbligatoriamente proporre. Una nota stonata invece arriva per quanto riguarda la gestione del mercante, che a livello logistico non ci permette di vendere oggetti in eccesso che siano all’interno del magazzino, cosa molto scomoda se si vuole dar fondo agli oggetti inutili, che ci costringe a riposare più volte per continuare a vendere in determinato tipo di oggetto.
Infine non possiamo non parlare dell’egregio lavoro fatto dal punto di vista audio, e di localizzazione in generale. Ovviamente parlando di un titolo italiano, ambientato in territori italiani, era lecito aspettarsi una certa levatura per quanto riguarda il linguaggio e le frasi scritte: missione compita per Jyamma Games. Il doppiaggio italiano è bivalente: gli attori e alcuni boss presentano voci estremamente calzanti, mentre alcuni dei nemici che incontreremo… beh, molto meno.
La cosa più bella per questo comparto però rimane la colonna sonora, che si farà viva solamente durante le scene di combattimento, ma che tirerà fuori una carica incredibile, soprattutto sfruttando strumenti musicali tipici dell’epoca, che richiamano un sound incalzante e folkloristico.