Dynasty Warriors 9: Empires – Recensione, uno strategico d’azione vecchio dentro

Vi proponiamo la nostra recensione di Dynasty Warriors 9: Empires, un titolo che ha provato a stupirci, ma che ci ha lasciato l'amaro in bocca.

Marcello Paolillo
Di Marcello Paolillo Recensioni Lettura da 7 minuti
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Dynasty Warriors 9: Empires

La serie di Dynasty Warriors è una di quelle che, negli anni, non ha mai tradito la sua fanbase affezionata, grazie a una serie di titoli che hanno abilmente seguito un filone logico e ludicamente quasi sempre attinente alle basi preposte inizialmente. Con Dynasty Warriors 9: Empires, che analizziamo in recensione, il team di sviluppo ha intenzione di condurci ancora una volta nella Cina imperiale, al comando dei condottieri che hanno sacrificato le loro vite per unificare il paese (raccontate a loro volta nel Romanzo dei Tre Regni). Empires, come il titolo suggerisce, non è però il classico musou incentrato sull’azione incondizionata e costante, visto che ci troviamo di fronte a uno strategico che – mettendo un attimo da parte le battaglie campali contro migliaia di avversari contemporaneamente – ci mette alla guida di una questione diplomatica e profondamente tattica, pensata in primis per chi pensa che la guerra non sia solo una questione di menare le mani.

L’impero tra le mani

Alla base dell’esperienza di Dynasty Warriors 9: Empires troviamo la modalità Empires, la quale ci darà modo di selezionare scenari storici differenti e differenti casate da gestire, sempre e solo con l’obiettivo di portare la propria regione alla conquista di tutte le altre. Sia che sceglieremo di vestire i panni di un intrepido comandante oppure quelli di un semplice sottoposto, l’obiettivo sarà infatti il medesimo, nonostante lo svolgimento sarà in ogni caso dettato in base al nostro ruolo. Nel ruolo di un condottiero non dovremo attendere l’approvazione dei piani alti, mentre se sceglieremo di essere un gregario potremmo vedere respinte le nostre proposte belliche a favore di altre.

Ovviamente, è nella campagna che Dynasty Warriors 9: Empires gioca le sue carte migliori: grazie a un buon numero di scenari storici differenti, ci verranno infatti raccontati episodi storici realmente accaduti come la Rivolta dei Turbanti Gialli o la Battaglia delle Scogliere Rosse, i quali varieranno in base al percorso che decideremo di intraprendere. Purtroppo, però, nonostante la presenza di veri e propri “bivi”, le modifiche a livello strutturale e narrativo saranno solo marginali, così come i combattimenti non varieranno un granché.

Dynasty Warriors 9: Empires

Cosa molto più importante è che Dynasty Warriors 9: Empires ha deciso di abbandonare la classica impostazione a mondo aperto del Dynasty Warriors 9 “liscio” (qui la nostra recensione di Unleashed), la quale non funzionava come dovuto (specie per via di alcune meccaniche ludiche ridondanti e magagne grafiche piuttosto fastidiose). Come accennato poche righe più in alto, il gameplay di Dynasty Warriors 9: Empires è infatti maggiormente incentrato sulla strategia, non negando qualche breve incursione nell’action più puro. In base agli obiettivi che andremo a perseguire potrà infatti capitare di dover imbracciare le armi e scendere sul campo di battaglia, sia nel caso la nostra strategia sia quella di conquistare nuovi territori oppure difendere quelli in nostro possesso da un’invasione nemica.

La questione strategica da gestire di semestre in semestre è gestita da menù piuttosto confusi, oltre al fatto che il gioco permette di eseguire un’unica operazione al mese, cosa questa che condizionerà giocoforza le nostre mosse, non lasciandoci poi tutta questa grande libertà decisionale. Vero che gestire gli affari interni di una nazione è pur sempre cosa buona e giusta, incluso il fatto che molte delle azioni base sono eseguibili in automatico. Ottenere fondi da spendere negli armamenti, così come sviluppare il lato commerciale della nazione, sarà cruciale per guadagnare il rispetto – o il disprezzo – dei nostri sottoposti, tanto che gestire il personale sarà altrettanto fondamentale per tessere una tela di alleanze strategiche di un certo peso. Ovviamente, i nostri eserciti potranno diventare man mano sempre più ricchi reclutando soldati e migliorando col tempo le loro caratteristiche (siano queste offensive o difensive).

Per quanto riguarda il lato incentrato sul gameplay d’azione, nella campagna di Dynasty Warriors 9: Empires sarà infatti possibile difendere i nostri territori con l’obiettivo di unificare il paese, conquistando nuove regioni e contrastando di fatto i tenaci invasori. Proprio durante queste fasi entreranno in gioco meccaniche che si avvicinano maggiormente ai classici musou, nonostante si tratti di sezioni di gioco secondarie e decisamente meno importanti rispetto al lato puramente gestionale del titolo. Senza contare che, dal punto di vista della varietà vera e propria, le fasi action si risolvono sempre e comunque in una sequela di mazzate incentrate sul button smashing incondizionato e costante, croce e delizia di quasi tutte le produzioni di Omega Force. Ciò che ne consegue è una sensazione di noia e ripetitività asfissiante dopo una manciata di ore di gioco.

Dynasty Warriors 9: Empires non cerca quindi di andare oltre un sistema di combattimento basilare e un elemento strategico sì preponderante, ma allo stesso tempo neppure troppo evoluto come si sperava. Purtroppo, anche per quanto concerne il comparto grafico di Dynasty Warriors 9: Empires, non arrivano buone notizie: la versione PS5 da noi testata per la recensione non è mai apparsa davvero next-gen, nonostante la presenza di due modalità grafiche (una delle quali in grado di muovere il gioco a 60 fotogrammi al secondo). Cali vistosi di frame rate e un tearing che sembra appartenere ala passata generazione di console la faranno spesso da padrone, senza contare anche texture slavate, animazioni dei personaggi piuttosto elementari e più in generale delle ambientazioni vuote e inconcludenti.

Dynasty Warriors 9: Empires
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Voto 5
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Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.