Dopo gli eventi di Dishonored 2 il cerchio non sembrava completamente chiuso, non per tutti i misteriosi personaggi che si aggirano nelle ombre di Karnaca almeno. Ma è proprio qui che la nuova avventura standalone di Arkane Studios entra in gioco e saremo nuovamente noi a sporcarci le mani di sangue. Dopo un secondo capitolo di successo, grazie alle geniali trovate di level design e alla magistrale direzione artistica, Dishonored: la Morte dell’Esterno si dimostra all’altezza dei suoi predecessori e ci affida un compito cruciale e titanico: uccidere un dio. Ma è davvero giusto? La scelta, ancora una volta, spetterà a noi.
Questioni in sospeso
Si torna a Karnaca dopo gli avvenimenti di Dishonored 2 e in questa nota cornice vestiremo i panni di Billie Lurk, personaggio che abbiamo avuto modo di conoscere nei titoli precedenti, in cerca del suo mentore Daud. Entrambi ancora tormentati da un passato tinto di rosso e da una sinistra oscurità e sarà proprio quest’ultimo ad assegnare alla sua discepola un’ultima, impossibile missione: uccidere l’Esterno, il millenario “bastardo dagli occhi neri” che ha influenzato pesantemente le sorti dell’Impero, conducendolo alla sua età più buia. Cominceranno presto le indagini e, per portare a termine il nostro compito, ne vedremo di tutti i colori, passando da club di boxe a sette religiose che nascondono segreti potenti e vitali.
Quanto detto sopra è racchiuso in cinque missioni, ma non preoccupatevi, la longevità del titolo non è un problema: se siete poco avvezzi al gameplay della serie dovreste completare il tutto in 7-8 ore, mentre i giocatori esperti ci metteranno circa la metà del tempo. In entrambi i casi, due fattori strettamente legati al completismo vi terranno impegnati più a lungo: il new game plus, che vi metterà alla prova con sfide più impegnative mantenendo intatto il vostro equipaggiamento, e i contratti, richieste di assassinio e affini che vi ricompenseranno con grandi quantità di oro che potrete spendere per potenziare il vostro arsenale. Possiamo dire, quindi, che quest’avventura occuperà una quantità di tempo più che sufficiente in rapporto al suo prezzo, mantenendo sostanzialmente tutti gli aspetti positivi di Dishonored 2 e risolvendo le ultime questioni lasciate in sospeso.
I poteri di un assassino
Essendo una divinità, l’Esterno non ci ignorerà e ci farà presto visita cambiando per sempre il nostro corpo: l’occhio sinistro e il braccio destro di Billie verranno corrotti dall’energia dell’Oblio, garantendoci ironicamente poteri che ci apriranno la via all’assassinio definitivo. Sebbene simili ad alcune abilità presenti nei titoli precedenti, le magie a nostra disposizione stravolgeranno completamente il gameplay, permettendoci di mettere in atto strategie prima impensabili.
Cominciamo dalla Dislocazione, il nostro asso nella manica dal punto di vista negli spostamenti. Per chi ha già giocato nei panni di Corvo ed Emily, questo potere è molto simile alla Traslazione: premendo L2 potremo posizionare un segnalatore e teletrasportarci al suo posto in qualsiasi momento premendo lo stesso tasto e, finché l’ologramma sarà nel nostro campo visivo, potremo ritardare l’azione, passando persino in mezzo a ostacoli come grate e fori nelle pareti.
Un assassino ha sempre bisogno di conoscere bene i paraggi, e questo è il compito della Preveggenza. Attivando quest’abilità il tempo si fermerà e Billie diventerà incorporea fino all’esaurimento del’energia, muovendosi rapidamente in tutte le direzioni e permettendoci di marcare tutti i nemici, gli oggetti con cui interagire e gli amuleti d’osso nelle vicinanze. Come potete immaginare Preveggenza si dimostrerà vitale per sopravvivere e rintracciare il percorso più sicuro, concetto amplificato dalla possibilità di collocare un segnalatore di Dislocazione nel corso della nostra esplorazione spettrale.
A volte conoscere i dintorni e muoversi rapidamente non basterà, perché i nemici saranno spesso posizionati in modo strategico costringendovi a valutare attentamente ogni spostamento. E’ qui che entra in gioco la terza e ultima abilità, Somiglianza: assalendo alle spalle un qualsiasi personaggio potremo rubare il suo aspetto, lasciandolo privo di sensi a terra e passando inosservati vicino ai nemici ignari della situazione. Quando compiremo una qualsiasi azione o l’energia finirà torneremo ad avere le nostre sembianze originarie, ma con la giusta pianificazione saremo in grado di compiere una serie di furti di identità a catena che ci permetteranno di avvicinarci sempre di più al nostro bersaglio.
Questi in sostanza sono i poteri di Billie, accompagnati da un arsenale fatto di dardi e mine di ogni genere adatte sia all’approccio diretto, che a quello stealth. A dirla tutta, però, forse è proprio quest’ultimo ad essere indirettamente favorito: l’assalto frontale infatti non beneficia troppo delle magie a nostra disposizione, rendendo di fatto il nascondersi tra le ombre molto più produttivo. Tuttavia, nonostante l’energia si ripristini del tutto dopo qualche secondo d’attesa e la salute faccia lo stesso fortunatamente fino alla sola metà della sua capienza massima, Dishonored: la Morte dell’Esterno non è assolutamente una passeggiata: la via da percorrere non sarà mai spianata e i nemici sono distribuiti nella mappa con criterio, sebbene a volte smettano di inseguirci troppo presto a qualsiasi livello di difficoltà.
Cunicoli, tetti e tubature
Tratto distintivo della serie e dello studio di produzione stesso, il level design stupisce ancora una volta: Karnaca rimane una gioia per gli occhi, ben caratterizzata e diversificata in tutte le sue ambientazioni e accompagnata da una colonna sonora che si sposa perfettamente con l’atmosfera del titolo. La specialità di Arkane Studios è la verticalità dei livelli che, combinata con i poteri di Billie, permette al giocatore di pianificare le proprie azioni in vari modi, che sia scalare un palazzo o nasconderci in un cassonetto per infiltrarci in una banca. Raggiungere il nostro obiettivo sarà sempre una sfida interessante e dinamica, mai troppo scontata e sempre ricca di dettagli secondari che possono volgere a nostro favore una situazione disperata.
Lo storytelling è semplice e pulito: sebbene i personaggi che incontriamo abbiano un trascorso importante nei capitoli precedenti della serie, questo titolo si dimostra piuttosto autonomo sotto questo punto di vista, grazie ad un costante recap degli avvenimenti passati che chiarisce sempre tutti i dubbi e le domande che sorgono nella mente di un neofita di Dishonored. La formula dei finali alternativi è inoltre presente anche qui, portando la nostra avventura a una conclusione diversa in base al numero di vittime che avremo lasciato alle nostre spalle nel corso delle missioni.