Death of a Unicorn Recensione: tra Horror, Trash e Satira Sociale

Death of a Unicorn è il trash che intrattiene ma che dimenticherete in pochi minuti, ecco la nostra recensione dell'ultimo film di Alex Scharfman.

Giacomo Dotti
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Giacomo Dotti
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Giacomo è un laureato in Cinematografia con un Master in Produzione e Distribuzione, aspirante regista con una grande passione per la fantascienza. Da sempre affascinato dal...
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Death of a Unicorn

Death of a Unicorn si presenta come una commedia horror grottesca che mescola satira sociale e intrattenimento in modo bizzarro e a tratti riuscito. Diretto da Alex Scharfman e prodotto dalla casa indipendente A24, il film segue le disavventure di Elliot e Ridley, padre e una figlia, interpretati da Paul Rudd e Jenna Ortega, che si trovano coinvolti in un’inaspettata cospirazione dopo aver investito un unicorno. L’idea di fondo è originale e sfrutta un simbolismo interessante, ma il film si accontenta di essere un’esperienza leggera e surreale, senza scavare davvero nelle sue potenzialità critiche.

Pur riuscendo a strappare diverse risate e a intrattenere con il suo mix di horror e assurdità, la pellicola non va oltre il semplice divertimento. La critica sociale legata allo sfruttamento delle risorse e alle disuguaglianze economiche è presente, ma rimane superficiale e mai veramente incisiva. In definitiva, Death of a Unicorn è un film che si lascia guardare, ma non riesce a emergere come qualcosa di memorabile. Approfondiamo meglio nella nostra recensione.

L’Unicorno come Elisir

Nella mitologia, l’unicorno è spesso associato a purezza, magia e immortalità. Death of a Unicorn utilizza questo simbolo per costruire la sua narrazione: il miliardario farmaceutico Odell Leopold (Richard E. Grant) scopre che il corno dell’unicorno possiede incredibili proprietà curative, capaci di prolungare la vita e guarire qualsiasi malattia. Tuttavia, invece di condividere questa risorsa, sceglie di utilizzarla per lui e per la sua cerchia ristretta di amici con possibilità di spendere cifre astronomiche per averla.

Questo spunto narrativo, seppur interessante, non viene esplorato con particolare profondità e rimane un semplice pretesto per le situazioni assurde che si susseguono. Il nostro Elliot, avvocato di questa famiglia, si fa trascinare in questo nuovo business trascurando le necessità della figlia, compromettendo ancora di più il loro rapporto, creando quella meccanica vista e rivista del padre che trascura la figlia per lavoro. La critica sociale risulta piuttosto prevedibile e poco incisiva, senza mai scavare davvero a fondo nelle tematiche proposte.

Un Mix di Horror e Commedia con Alcuni Problemi di Ritmo

Uno degli aspetti più riusciti di Death of a Unicorn è la sua capacità di alternare toni grotteschi e momenti di tensione. Il film parte con un ritmo vivace e situazioni assurde che catturano l’attenzione, ma nella parte centrale subisce un evidente calo.

La narrazione si trascina un po’ troppo prima di risollevarsi nel finale adrenalinico, che va a finire in un po’ di sano splatter da film con i mostri che piace tanto ai fan del genere. La regia di Scharfman rende omaggio agli horror anni ’80 con riferimenti e citazioni dirette a film cult come “Evil Dead“, e l’uso degli effetti pratici aiuta a creare un’estetica nostalgica. Tuttavia, la mancanza di animatronics più complessi lascia un senso di budget limitato che a volte toglie immersività alla visione.

Cast sufficiente per personaggi già visti

Paul Rudd interpreta un padre affettuoso e protettivo, un ruolo che richiama molto da vicino il suo Scott Lang nella saga di Ant-Man. Funziona bene, ma senza particolari guizzi. Jenna Ortega, ormai abbonata ai ruoli da ragazza forte e ribelle, non offre nulla di particolarmente nuovo rispetto alle sue precedenti interpretazioni. Se da un lato la sua presenza è carismatica e solida, dall’altro il suo personaggio sembra una riproposizione delle stesse caratteristiche che l’attrice ha già mostrato in film come “Scream” e nella serie “Mercoledì“. La sua espressione cupa e il tono di voce monocorde funzionano nel contesto del film, ma trasmettono una sensazione di déjà-vu.

Diciamo che tutta la scelta del cast è abbastanza pigra, tutti gli attori sono ben posizionati in dei comfort character, da cui emerge più la personalità dell’attore stesso che del personaggio che interpretano, tanto da ricordarsi a malapena i nomi dei protagonisti del film. La vera sorpresa è Will Poulter, che nel ruolo di Shepard Leopold dimostra una versatilità notevole. Abituato a ruoli più caricaturali o secondari, Poulter offre qui un’interpretazione sfumata, con momenti di sincera intensità che lo rendono uno dei personaggi più interessanti del film.

Il suo personaggio ha un’evoluzione credibile e riesce a trasmettere un mix di vulnerabilità e spietatezza, dimostrando che l’attore ha una gamma più ampia di quanto spesso gli venga riconosciuto. Nonostante la sceneggiatura non gli offra materiale particolarmente innovativo, la sua performance risulta una delle più memorabili del film, mi auguro veramente che prima o poi qualcuno utilizzi il pieno potenziale di questo ragazzo.

Un Film “da divano”

Death of a Unicorn è un film che riesce a intrattenere con la sua combinazione di horror, trash e commedia, ma senza lasciare un impatto duraturo. La critica sociale, sebbene presente, è trattata in modo abbastanza intelligente, ma non basta a rendere questo film un qualcosa di più di un buon B-movie. Il film si appoggia molto sul suo stile visivo ed effetto nostalgia dei classici anni ’80 anche per la scelta di location ed effetti visivi, purtroppo però senza riuscire a rendere davvero incisivo il suo messaggio.

È una pellicola che funziona bene per una serata tra amici, magari sul divano con una ciotola di popcorn, ma difficilmente resterà impressa nella memoria degli spettatori. Divertente, grottesco e con qualche momento riuscito, ma nel complesso un film da una sufficenza piena, nulla di più.

Death of a Unicorn
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Voto 6
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Giacomo è un laureato in Cinematografia con un Master in Produzione e Distribuzione, aspirante regista con una grande passione per la fantascienza. Da sempre affascinato dal potere del racconto cinematografico, trova ispirazione nei lavori di Tarantino, Spielberg e Allen. Oltre al cinema, è un appassionato di fumetti e carte TCG, mondi narrativi che alimentano la sua creatività e visione artistica.