Pochi giorni fa, l’attacco dell’ex Ministro Carlo Calenda. Ora anche il Corriere della Sera punta il dito contro i videogiochi. L’occasione la offre un tragico evento accaduto negli U.S.A., dove un ex marine (al quale erano stati diagnosticati problemi mentali) ha sparato a dodici persone all’interno di un bar, uccidendole. Non è chiaro come il Corriere abbia collegato questa tragedia al mondo del gaming, fatto sta che ancora una volta i videogames vengono accusati di incitare all’uso della violenza e delle armi.
Il mondo dei games (assieme al fatto di cronaca) viene accostato alla tendenza secondo cui alcuni locali statunitensi offrono ai propri clienti la possibilità di provare il “virtual shooting” all’interno del ristorante, pagando un supplemento al menù, mentre in altri affiancano alle proposte culinarie esperienze simili al laser game. Ancora una volta l’ignoranza e la superficialità accomunano i videogiochi a tragedie che non hanno alcun legame con essi, sorvolando sulle leggi che in America permetto a chiunque di entrare in possesso di un’arma da fuoco, compreso un malato di mente. Invece, secondo il Corriere della Sera, in America i videogiochi sarebbero il primo passo per accedere alla “cultura delle armi”.