Quando venne annunciato in occasione dello scorso E3, Bleeding Edge non venne particolarmente idolatrato dalla community di Xbox. Parliamo di un titolo sviluppato da Ninja Theory, la quale rivelò solo alla fine dello scorso anno il seguito della sua più celebre opera, Hellblade: Senua’s Saga. Lo sviluppatore attenuò così le principali critiche verso il suo progetto in corso, le quali vedevano Bleeding Edge come un semplice dispendio di energie. L’ultima fatica della software house si posiziona con dei temi e un genere ben distante dall’avventura di Senua, diametralmente opposti anzi. Si tratta infatti di un gioco con modalità esclusivamente 4vs4 PvP, senza neanche una campagna per giocatore singolo. Tuttavia, le idee della software house non sono assolutamente banali e grazie all’incentivo economico di Xbox sono state finalizzate nel titolo oramai arrivato sugli scaffali, oltre che come di consueto già a partire dal day one anche su Xbox Game Pass per PC e Xbox One.
Bleeding Edge è stato subito additato come una mera manovra commerciale senza ispirazione, come un clone fallito di Overwatch che non è in grado di portare sul mercato un’idea vincente, inevitabile frutto una realizzazione alle spalle estremamente pigra: ma è davvero così? Precisiamo subito che si tratta all’effettivo di un titolo picchiaduro ibridato al genere MOBA, non di uno sparatutto, e che quanto visto nella nuova opera di Ninja Theory non è ancora stato proposto sotto quest’ottica da alcun altro sviluppatore. Potrebbe forse trattarsi di un’accozzaglia di idee non funzionanti, ma che non sono in ogni caso mai state amalgamate tutte insieme, non fino alla creazione e al rilascio di un gioco finito. Siamo quindi pronti per parlarvi dell’identità di Bleeding Edge, opera che dopo ben due fasi di Closed Beta abbiamo potuto giocare nuovamente nella sua versione finale per PC, ormai regolarmente disponibile per l’acquisto a un prezzo relativamente budget.
L’associazione Bleeding Edge
La vita sa come metterti al tappeto, e Damon John Banks al tappeto ci è finito spesso. Il ragazzo venne allevato dalla sola madre, la quale gli trasmise la sua innata vena artistica, prima di morire. Una netta trasformazione era necessaria, la quale potrò Damon a diventare Daemon, un ninja esperto in arti marziali che attraverso il suo aspetto unisce l’antica cultura giapponese al punk e agli infiniti colori. Ecco la storia di colui che attraverso i graffiti cerca di combattere il sistema, di colui che ha fondato la Bleeding Edge. Si tratta di un team formato da individui disadattati e tecnicamente potenziati, pronti a combattere i “piani alti” a suon di violenza.
Niente storie strappalacrime e filmati basati sulla moralità degli eroi, tutti i personaggi di Bleeding Edge sono dei supercattivi, pronti a perseguire i propri scopi tutti insieme, ognuno con il proprio egoismo a farla da padrone. Diversi personaggi da ogni parte del mondo, tutti con un interessantissimo background alle spalle e un’innata voglia di distruggere e di creare caos. Abbiamo visto tonnellate di titoli multiplayer con trame più o meno complesse, con eroi e campioni che combattono per un importante fine: tutto quello che ha voluto evitare Ninja Theory. La lore attorno a Bleeding Edge e ai suoi lottatori è breve, quasi inesistente, solo un lieve contorno a delle vicende che hanno bisogno di vedere sangue scorrere. Basta una manciata di righe per rendere molto più interessanti dei personaggi già di per sé estremamente caratterizzati, nient’altro.
La banda di lottatori Cyberpunk
Certamente un’interessante narrativa, la quale è presente però solamente per dar vita a delle vicende nettamente più incisive: gli scontri in multiplayer. Come già detto, non è presente alcuna campagna e di conseguenza l’intero prezzo del biglietto (quasi nullo se si considera Xbox Game Pass) è motivato dalla sola presenza dell’online. Di che si tratta quindi? Beh, di sole due modalità estremamente semplici, le quali vedranno tutti i lottatori della Bleeding Edge scontrarsi fino all’ultimo sangue per raggiungere l’agognata vittoria.
Parliamo di obiettivi da conquistare e mantenere, o di cellule energetiche da consegnare in determinati punti della mappa. Non si tratta di una semplice camminata da un punto all’altro, ovviamente, dato che gli sviluppatori hanno lasciato un ampio spazio agli scontri per permettere che questi siano tanto secondari agli obiettivi, quanto essenziali, dato che sono all’effettivo il vero fulcro dell’esperienza brevettata da Ninja Theory. Per vincere è infatti necessario soddisfare i requisiti della modalità di gioco a cui si sta prendendo parte, ma puntualmente questi vengono bloccati per permettere ai combattenti di iniziare degli scambi di battute, o di dar vita a delle vere e proprie schermaglie, le quali conferiscono punti per chi riesce a finalizzare le uccisioni.
La tattica – come anche la comunicazione garantita dai ping e dalla chat vocale – è semplicemente fondamentale per portarsi a casa una vittoria. Gli scontri non sono formati solamente da attacchi fisici e molte abilità, ma anche dalla verticalità e dal posizionamento nelle mappe di gioco, le quali risultano purtroppo estremamente risicate nel numero; che dire quindi? La formula di Bleeding Edge funziona alla perfezione, seppur con qualche piccolo problema tecnico da rivedere e una velocità in alcuni frangenti non all’altezza. Le classi e i personaggi sono ben strutturati e bilanciati., importanti dettagli che garantiscono scontri sempre mozzafiato, dimostrando che l’idea per un gioco online di Ninja Theory è riuscita alla perfezione, anche se prende spunto da diverse produzioni già di successo.
Il problema fondamentale nasce tuttavia nella scarsità dei contenuti presenti. Solo 11 lottatori, che presto diventeranno per fortuna 12, pochissime mappe e solamente due modalità a cui accedere. I MOBA possono offrire dalla loro un bilanciamento che stravolge molto spesso le sorti del meta, dando vita a partite sempre differenziate fra loro, ma questo purtroppo Bleeding Edge non può garantirlo. Gli sviluppatori hanno tuttavia deciso di aggiungere delle piccole personalizzazioni nel gameplay di ogni lottatore. Parliamo di interessanti chip passivi da installare, e di due ultimate fra cui scegliere quando si seleziona il personaggio desiderato. Il tutto non può però rendere la formula divertente a vita, ed è quindi necessario che una nuova ondata di contenuti periodica non si faccia mai aspettare, assieme magari a una campagna story-driven.
L’inconfondibile stile di Bleeding Edge
Certo, il gameplay è il fulcro del gioco, ma non l’unico fattore a cui bisogna attribuire importanza, a conti fatti. Il team di sviluppo ha infatti posto una cura nei dettagli esterni a quest’ultimo davvero encomiabile, il che rende Bleeding Edge un piacere da guardare e da ascoltare, grazie al suo inconfondibile stile sopra le righe e alla sua colonna sonora di rilievo. Le animazioni e la caratterizzazione generale sono ben curate e adattate al contesto cyberpunk del gioco. Alcune azioni in-game aumentano l’intensità della soundtrack, rendendola appropriata anche senza la necessità d’accompagnarla con ulteriori canzoni esterne, la sua qualità e il numero delle melodie la rendono più che sufficiente.
Giocando con gli amici potrete godervela inoltre insieme, in quanto se ben regolata non risulterà fastidiosa ma sarà solamente un bel carico di adrenalina. Se giocherete da soli, inutile dirlo, il divertimento sarà certamente minore, ma non per questo non potrete essere competitivi in-game. Le possibilità di comunicazione aggiunte rendono infatti l’opera tranquillamente vivibile in solitaria nei suoi scontri. Non è però chiaro fino a che punto questa possa restare estremamente fresca con i contenuti attualmente presenti.
Inizia un’avventura per Ninja Theory
Ricapitolando, quindi, possiamo dire che i veri problemi di Bleeding Edge risiedono in una scarsa quantità di contenuti, magari giustificabile dal prezzo d’ingresso quasi nullo, ma comunque non sufficiente per rendere l’opera un Game as a Service di successo in pieno stile Xbox. Il riscontro dell’opera verrà decretato dall’attenzione che lo sviluppatore riporrà nell’universo appena partorito, nelle modalità che potrebbe inserire e nel numero di lottatori che potrebbero entrare nelle fila della Bleeding Edge. Alcune sviste tecniche, talvolta trascurabili, andranno senza dubbio sistemate, ma rispetto alle beta uscite il gioco è già visibilmente migliorato sotto questo punto di vista, mostrandosi a tutti gli effetti come oramai piuttosto consistente. Che dire quindi… buona fortuna, Ninja Theory!