Bleak Faith Forsaken Recensione, un soulslike “maledetto” arriva su PS5

Bleak Faith Forsaken è un esperimento a metà tra il soulslike e l'horror del 2020 che arriva ora sulle console di nuova generazione

Sara Pandolfi
Di Sara Pandolfi - Editor Recensioni Lettura da 7 minuti
6.5
Bleak Faith Forsaken

Con il grande trasporto mediatico esercitato negli anni dalle opere targate FromSoftware, era quasi inevitabile che, entro breve, sarebbero spuntati all’orizzonte molti prodotti ispirati a tali giochi. Tra questi, in un certo senso, troviamo anche Bleak Faith Forsaken, titolo originariamente uscito nel 2023, sviluppato ed edito dal team indipendente Archangel Studios.

In questa estate 2024 il titolo fa il suo ritorno sugli scaffali con una versione pensata per le console di questa generazione, che noi abbiamo recensito su PS5. Essendo la prima volta che ci occupiamo di questo intrigante e oscuro progetto, ci concentreremo sia sull’adattamento per console, sia faremo una breve analisi degli aspetti generali che interessano il gioco in sé.

Tra l’horror e il soulslike

Bleak Faith Forsaken nasce e si propone al pubblico come un’esperienza capace di fondere l’esperienza di Bloodborne e Dark Souls con delle scelte sceniche e stilistiche piuttosto forti, nonché capaci di farci sobbalzare in più occasioni. Insomma, un ibrido tra un Miyazaki e un titolo horror in terza persona, per intenderci.

Definire però questo titolo un “more of the same” o addirittura una copia delle opere di FromSoftware, non renderebbe giustizia: seppur sia evidente in alcuni frangenti l’ispirazione al dark fantasy di Dark Souls, il titolo gode di un’anima a sé stante che si rivela a noi fin dalle premesse di trama e dallo stile artistico.

Con una forte componente fantascientifica e futuristica, infatti, il titolo unisce di fatto i due grandi universi narrativi presi in esame, dando vita ad uno stile iconico e facilmente riconoscibile, e con un’identità chiara e strutturata con attenzione a partire dalle ambientazioni fino al character design.

Bleak Faith Forsaken

Proprio mediante questo ultimo aspetto risuciamo a comprendere appieno l’accostamento con il genere dell’horror: mai come in Bleak Faith i nemici e, in particolare i boss, saranno strutturati in maniera tale da incutere un timore che va al di là della potenza espressa da questi sul campo di battaglia. Creature scheletriche, sproporzionate, deformi o con movimenti repentini saranno all’ordine del giorno e, come se non bastasse, il sangue scorrerà a fiumi durante l’intera campagna, rendendo l’esperienza di gioco non solo terrificante, ma anche piuttosto violenta.

Complice anche una scelta accurata dei colori e degli elementi delle ambientazioni, non possiamo affermare che il titolo sia effettivamente un horror ma, più correttamente, ci sentiamo di affermare che ben pochi soulslike riescono ad avere una componente dell’orrore così ben inserita.

Evitare la morte a ogni costo

Il nostro pseudo-androide, personaggio che controlleremo dall’inizio della nostra avventura, ha un’ulteriore peculiarità che contribuisce a distaccare Bleak Faith dalla massa: deve morire il meno possibile se vuole aumentare il suo potenziale in maniera determinante. Il sistema di qualità del personaggio, infatti, viene semplificato rispetto ai titoli a cui genericamente siamo abituati nel genere (i parametri sono solo 4) ma, per vedere le nostre qualità potenziate a dovere, dovremo rimanere in vita il più a lungo possibile.

Il titolo offre al giocatore un moveset già ben noto agli amanti del genere dei soulslike: movimenti in terza persona con possibilità di correre, accovacciarsi, rotolare, compiere attacchi in serie di tipo “leggero” o “pesante” e parate, oltre alla abilità speciali di cui parleremo però più avanti.

Bleak Faith Forsaken

Osserviamo il combattimento del titolo sotto due aspetti: abbiamo hitbox precise e ben delineate, che ci permettono di “giocare” con l’IA non eccezionale del nemico e, al contempo, un personaggio dotato di una fisica tutta sua, con i suoi colpi che risulteranno lenti e pesanti, al contrario di quelli più rapidi e precipitosi degli avversari.

Tutte queste variabili vengono gestite con attenzione dagli sviluppatori ma, soprattutto per quanto riguarda la seconda, fatichiamo a trovare una motivazione oltre al necessario innalzamento del livello di difficoltà complessiva. Il gameplay non brilla insomma per originalità nelle scelte, se non per l’introduzione di speciali abilità che permetteranno un potenziamento sostanziale del giocatore, dall’attivazione delle stesse fino alla sua morte.

Un elemento che andiamo a sottolineare, sono le sezioni abbastanza piccole della mappa, ma molto stratificate, con una grande presenza di scale e piani da salire che modificano il nostro modo di agire in maniera tutto sommato intelligente (il rischio di vedere spuntare un mostro terrificante al termine di una scalata ci richiederà di agire con prudenza inaudita). Un level design che a tratti ci ha ricordato anche piacevolmente il brillante Lies of P.

Bleak Faith Forsaken

Ogni aspetto del controllo del personaggio, assieme alla gestione della quanto mai fondamentale telecamera, può essere adattato facilmente mediante le impostazioni di gioco, ricche di variabili per applicarsi ad ogni tipo di giocatore. Un’osservazione riguardo alla struttura dei menu risulta però necessaria: scritte e schermate risultano essere di piccolissime dimensioni e, spesso, difficilmente leggibili.

Oltrepassando quella che è l’impostazione del gameplay, giungiamo a quello che è, purtroppo, il tallone d’Achille di Bleak Faith: la gestione sul lato tecnico. Fin dal primo istante di gioco, infatti, avremo a che fare con compenetrazioni del nostro personaggio nei confronti dell’ambientazione e cali di frame rate poco allettanti, anche in situazioni di relativa calma su schermo.

L’aspetto però più sanzionabile dell’intero progetto è però la gestione delle animazioni: goffe, limitate e poco realistiche, sembrano non tenere il passo con il resto del mondo di gioco, profondo sotto il profilo tecnico e delicatamente brutale sotto quello artistico, con una scelta dei colori e della colonna sonora impeccabile e capaci di creare grande trasporto.

Bleak Faith Forsaken

L’adattamento PS5, di conseguenza, fa una cosa che difficilmente ci saremmo aspettati da un team di ridotte dimensioni: sfrutta appieno le potenzialità del controller. Camminando o correndo su una superficie dura, ad esempio, potremo percepire una leggera vibrazione: dettagli come questo contribuiscono a farci capire quanto gli sviluppatori abbiano puntato sul fattore dell’immedesimazione per un prodotto dal forte trasporto sensoriale. 

Bleak Faith Forsaken
6.5
Voto 6.5
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Editor
Nata e cresciuta videoludicamente sotto il segno della triforza, grande appassionata di videogiochi a 360°, ma con un nostalgico occhio di riguardo alle creazioni della grande N.