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Biomutant – Recensione, l’action RPG tra apocalisse e kung-fu

Riteniamo sia importante introdurre questa nostra recensione di Biomutant ricordando come il titolo abbia vissuto un percorso di sviluppo particolarmente travagliato (anche se noi avevamo già avuto modo di provarlo a una Gamescom di diversi anni fa); gli sviluppatori di Experiment 101 puntavano certamente ad un titolo ambizioso, ma si sono dovuti scontrare con alcuni compromessi che hanno tagliato inevitabilmente qualcosa dalla produzione. Ci teniamo a precisare che il gioco nel suo complesso diverte, intrattiene e riesce a offrire spunti davvero interessanti, ma nella sua interezza zoppica, mostrando lacune oggettive che non possono essere ignorate. L’action RPG pubblicato da THQ Nordic ha sicuramente dalla sua un concept per certi versi affascinante, anche se il tema post-apocalittico è stato parecchio sfruttato negli anni da tante IP diverse. Detto questo, la mappa di gioco ricorda un po’ di più l’immaginario di Horizon: Zero Dawn, ovvero una Terra che, ormai, non vede traccia di esseri umani e la natura ha ripreso il suo posto, mutando e portando altre specie ad adattarsi per giungere alla supremazia della catena alimentare.

Chi sei veramente?

Fin da subito Biomutant, dopo un’ottima e varia creazione che vi porterà a concepire il vostro personale procione antropomorfo, mette davanti al giocatore una serie di scelte che lo porterà a seguire un allineamento di oscurità o luce. Questo verrà incrementato a seconda delle vostre azioni, da quelle più semplici, come uccidere o risparmiare una piccola creatura trovata in giro, fino a quella di rinchiudere o sbarazzarvi di un capo della tribù rivale. I problemi principali del gioco vengono perlopiù dalla narrazione, visto che in pochi minuti vi verrà descritto in modo chiaro il vostro compito. Salvare l’albero della vita sconfiggendo i quattro Mangiamondo che stanno divorando le sue radici e riunire tutte le tribù che popolano il mondo di gioco sotto un’unica bandiera. Tutto questo si sarebbe potuto rivelare anche intrigante se la spiegazione non avvenisse in modo troppo sbrigativo, quasi senza un perché, e avremmo apprezzato una maggior cura da parte del team in tal senso, così da prendersi i tempi giusti per introdurre il giocatore nell’avventura e facendogli scoprire il suo destino poco alla volta. La scelta di svelare le carte fin da subito può essere apprezzata o meno, ma il vero problema resta il modo in cui il tutto è stato messo in scena. Ovviamente non poteva mancare la nemesi del protagonista, una creatura di nome Lupa-Lupin che vi darà la caccia durante la storia. Anche in questo caso, quella che doveva essere la figura del “cattivo” all’interno del gioco non convince, rivelandosi solo una semplice aggiunta che non offre nulla in più, visto che sarà marginale ai fini della trama generale.

Il problema sulla narrazione è evidente e, sebbene ci siano spunti carini o interessanti, non riescono a brillare di luce propria. Sicuramente non aiuta anche il fronte della scrittura, in quanto l’intera storia verrà raccontata da un narratore esterno che sarà anche una sorta di traduttore quando le strane creature che popolano il mondo di gioco parleranno tra loro. Purtroppo alla lunga noterete che ci sono frasi ripetute o dialoghi poco profondi che porteranno l’utente di turno a stancarsi velocemente. Quanto appena detto è davvero un peccato, perché sul fronte NPC Biomutan mette a disposizione davvero tanti personaggi disponibili per l’interazione, anche se non tutti caratterizzati al meglio. A legare i vari dialoghi tra simpatie e antipatie ci sarà, come facilmente intuibile, il sistema di allineamento che, a seconda se sarete più buoni o cattivi, vi renderà più affini a determinati abitanti. La cosa positiva è che il gioco stesso fin da subito vi sbloccherà le missioni principali, spetterà a voi decidere come affrontarle e a cosa dare la precedenza. Durante l’avventura riceverete tantissimi input e quest secondarie, che, in un modo o nell’altro, vi distrarranno dall’obiettivo principale. Cercate di dare importanza a qualunque cosa visto che il team stesso ha riempito l’open world con parecchie cose da fare e alcune di esse, che sbloccherete quasi in modo casuale, vi daranno delle belle soddisfazioni. Indipendentemente da questo, però, quello che manca tra i rami della narrazione che compone Biomutant è qualcosa che leghi veramente il tutto; qui, infatti, dobbiamo accontentarci di meri pretesti narrativi che funzionano, ma fino a un certo punto.

Il mondo di Biomutant è tutto da scoprire

Chiuso con i tasti dolenti, è arrivato il momento di parlare invece degli aspetti che più hanno divertito e conquistato di Biomutant, ovvero l’open world e l’enorme quantitativo di missioni che, per un motivo o quell’altro, vi faranno esplorare ogni anfratto di gioco. L’enorme mappa è interamente esplorabile e presenta diversi biomi, tutti visitabili a patto di rispettare alcuni criteri. Ci sarà una zona magari priva di ossigeno che potrete esplorare solo a bordo di un determinato mezzo, oppure aree ricche di radiazioni da oltrepassare solo se muniti di una tuta speciale. Il titolo vi guiderà in modo molto naturale all’esplorazione, senza complicazioni di sorta. Reperire gli oggetti importanti sarà davvero facile, quindi non avrete nessun problema nel dare continuità all’avventura. Per rendere più pratica l’esplorazione, oltre ai classici viaggi rapidi, avrete a disposizione diversi mezzi per muovermi, dai tradizionali destrieri a macchine più complesse e tecnologiche.

Dopo poche ore, Biomutant vi sommergerà di missioni secondarie, nella maggior parte di esse dovrete raccogliere degli oggetti, in altre sconfiggere un determinato nemico o completare dei piccoli enigmi. Questi obiettivi non brillano certo di originalità, ma offrono diverse ore di gioco spensierato e aiutano alla comprensione della lore sul mondo che andremo esplorando. Le minacce principali dell’avventura prevalentemente saranno due: i Mangiamondo e le Tribù. I primi sono collocati negli angoli più remoti della mappa, sono quattro boss battle da affrontare in modo totalmente diverso che rappresentano attimi di divertimento assicurato. Per i secondi, invece, il discorso è leggermente più complesso visto e considerato il tempo che vi ci vorrà per riunirle tutte. Fin da subito potrete decidere quale fazione appoggiare, dichiarando immediatamente guerra però a quella opposta. Da qui inizierà il vostro cammino distruggendo avamposti e combattendo contro i vari Seifu e capitani, la decisione su come approcciarsi alle varie fazioni spetterà a voi.

A colpi di Wung-Fu!

Il sistema di combattimento di Biomutant è un mix tra quello di un soulslike e un free-flow alla Batman, con risultati un po’ altalenanti in termini di spettacolarità, ma di certo una buona base su cui poter ripartire. Il protagonista è un maestro nelle arti del Wung-Fu, una tecnica che si basa sull’utilizzo di arti marziali e armi avanzate. A questo va ad aggiungersi la possibilità di combattere anche con dei poteri chiamati mutazioni, che offrono spunti sia in fase di combattimento che anche in alcune sezioni platform. Quello che viene a mancare però è una progressione reale del personaggio che si avverte in modo preponderante solo per quanto concerne il lato poteri. Essendo un maestro del Wung-Fu, vi ritroverete già con la capacità di utilizzare con estrema maestria tutte le varie tipologie di armi sia a distanza che in mischia, e le abilità extra che aumentano queste peculiarità però sono purtroppo poche.

Ad affiancarsi a tutto questo c’è un ottimo sistema di crafting che sarà la fonte principale del vostro equipaggiamento. Durante le fasi esplorative potrete raccogliere diversi componenti per tutti i tipi di armi, se avrete il numero esatto di materiali potrete combinare le diverse parti per creare strumenti unici e potentissimi. Nessun’arma o pezzo è però definitivo, ogni componente potrà essere smontato e riutilizzato in qualsiasi momento. Stesso discorso si applica sul fronte difensivo, ogni parte dell’armatura potrà essere migliorata e potenziata così da resistere meglio ai colpi subiti. Nel gioco ci sono ovviamente i soliti venditori, ma i prezzi vi convinceranno presto a puntare sul fai da te.

Conclusioni 

Il mondo di gioco è bello e ricco di scorci che lasciano a bocca aperta, certamente alcune texture non fanno gridare al miracolo, ma tutto sommato si tratta di un buon lavoro. Durante la nostra avventura inoltre è avvenuto qualche calo di frame magari nelle fasi un po’ più movimentate e dei piccoli bug, ma niente che abbia minato realmente l’esperienza di gioco. Il ciclo giorno-notte rende ricco di diversi colori il mondo di gioco, aiutando il tutto a sembrare vivo. Buono, anche se non memorabile, il comparto sonoro, con le musiche capaci in fin dei conti di accompagnare ed immergere il giocatore nell’esperienza.

In conclusione, crediamo fortemente che Biomutant sia davvero un prodotto che i fan dei giochi di ruolo a stampo action ameranno, visto che ci saranno un mare di missioni secondarie da trovare e sbloccare nel corso della storia. Il gioco, inoltre, offre una longevità invidiabile e culla dolcemente l’utente nell’esplorazione del mondo di gioco che, a conti fatti, è forse la cosa che più diverte, dato che la scoperta dei vari biomi è davvero accattivante. Gli amanti del crafting troveranno pane per i loro denti, visto l’enorme quantitativo di oggetti che gli sviluppatori hanno inserito all’interno del prodotto. Come detto anche in precedenza, buono il sistema di combattimento, seppure per certi versi poteva essere sfruttato in modo migliore. Al netto di questo però, troviamo delle contrapposizioni davvero troppo forti per essere ignorate. Biomutant è un buon gioco, e su questo non c’è dubbio, ma ancora non è in grado di fare il proverbiale salto di qualità definitivo. Resta però l’idea e delle splendide intuizioni da parte del team, capaci di rendere l’esperienza di gioco piacevole nel suo insieme. Il vero problema resta nella narrazione e nei dialoghi, ma se sarete disposti a chiudere un occhio riuscirete a godervi tutta l’avventura.

Biomutant

7.5

Biomutant è un gioco accattivante e ricco di sfaccettature, capace di divertire per diverse ore di gioco. Purtroppo però non è tutto rosa e fiori e si vede in modo netto come la grande ambizione del team sia stata una lama a doppio taglio in alcuni casi. La splendida ambientazione e la spropositata quantità di missioni secondarie affrontabili, infatti, si scontrano con una narrazione dal debole impatto e per alcune ingenuità ludiche che minano, almeno in parte, il risultato finale. In definitiva, siamo davanti a un titolo di qualità e che saprà fare la gioia di molti giocatori, ma se speravate di trovare un diamante privo d'imperfezioni, preparatevi a rimanere delusi.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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