Beetlejuice Beetlejuice Recensione: il grande ritorno di Tim Burton

Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton è un film da non perdere, tra i più geniali dell'anno, e che riesce a superare anche il suo predecessore: ecco la recensione!

Giorgio Maria Aloi
Di Giorgio Maria Aloi - Contributor Recensioni Lettura da 10 minuti
8.5 Ottimo
Beetlejuice Beetlejuice

Beetlejuice Beetlejuice è un film del 2024 diretto da Tim Burton. Si tratta del sequel del film uscito nel 1988, diretto dallo stesso Burton, ed è stato presentato in anteprima assoluta come il film d’apertura (Fuori Concorso) della 81° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il cast è composto da attori già visti nel primo film e da nuove aggiunte. Sono presenti Michael Keaton, Winona Ryder, Catherine O’Hara, Jenna Ortega, Willem Dafoe, Monica Bellucci, Justin Theroux e Burn Gorman.

Il ritorno di Beetlejuice

Sono passati trentasei anni dagli eventi del primo film. Lydia Deetz (Winona Ryder), ormai divenuta adulta, non ha perso la sua abilità di vedere i fantasmi e la sfrutta per avere soldi e fama. Se da una parte ha ottenuto ciò, dall’altra ha un rapporto conflittuale con sua figlia Astrid (Jenna Ortega) che, a differenza sua, non crede ai fantasmi.

Un lutto familiare porta Lydia, assieme a sua figlia Astrid e alla sua matrigna Delia (Catherine O’Hara), a Winter River, e una volta lì le sue visioni si fanno sempre più frequenti. Questo la porta poi a ritrovarsi di nuovo faccia a faccia con una sua vecchia conoscenza da cui sperava di essersi liberata per sempre: lo spiritello Beetlejuice (Michael Keaton). Quest’ultimo, più carismatico che mai, è pronto a fare casino, ed è questione di tempo prima che qualcuno pronunci il suo nome tre volte.

Ma anche Beetlejuice ha un problema del passato da risolvere: la sua ex-moglie Delores (Monica Bellucci), una mangiatrice di anime, è tornata e vuole vendicarsi di lui. Allora lo Spiritello dovrà escogitare un astuto stratagemma che gli permetterà di salvarsi dalle sue grinfie.

Un sequel che supera il primo film

Ormai tantissime case di produzioni stanno puntando sui loro cavalli forti, con remake, sequel, prequel, reboot e chi ne ha più ne metta. Nostalgia? Carenze di idee originali? Un modo per far conoscere queste storie ai nuovi aspiranti cinefili? Operazioni commerciali? È un argomento di cui si è parlato fino alla nausea e se ne parlerà ancora per i prossimi anni.

Ciò che distingue i vari casi è la qualità del prodotto, e si può già dire che Beetlejuice Beetlejuice è uno di quei casi in cui, nonostante sia un sequel arrivato dopo trentasei anni dell’uscita del cult del 1988, è stata un’idea geniale e tutt’altro che forzata.

La nuova avventura dello Spiritello Porcello e della famiglia Deetz si presenta più come una nuova storia che come sequel diretto, e sembra che non sia passato neanche un giorno da allora. È addirittura migliore del primo film e può essere visto sia da coloro che hanno visto il prequel, sia da nuovi fan che vogliono conoscere questo mondo. La differenza è che i primi coglieranno i vari riferimenti al primo film e gli elementi fan-service contestualizzati e non ingombranti, mentre i nuovi fan non li noteranno, ma probabilmente avranno la curiosità di colmare la lacuna del cult.

Il grande ritorno di Tim Burton e il confronto tra generazioni

Non sono solo i personaggi del primo film ad essere ritornati in grande stile, ma anche il loro creatore è più in forma che mai, e il film rispecchia totalmente il suo stile. I ritorni e le generazioni a confronto citate prima sono tra le parole chiave di questo film.

Tim Burton ha avuto una crisi creativa negli ultimi anni e non era rimasto soddisfatto di qualche risultato (ad esempio, il live-action di Dumbo). Stava addirittura valutando il ritiro dal mondo del cinema, ma dopo l’accoglienza di Mercoledì su Netflix e aver realizzato Beetlejuice Beetlejuice avendo avuto carta bianca, è tornato il Burton di sempre.

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Sembra chiaro quindi che bisogna lasciare carta bianca ad un genio come Tim Burton, e quando succede il risultato non può che essere spettacolare. Il nuovo film dello Spiritello rispecchia totalmente il suo stile, e segna un ritorno alle origini. Se il cult degli anni 80 è stato quello di consolidamento del suo stile, dopo Pee-wee’s Big Adventure, Beetlejuice Beetlejuice segna la sua rinascita. Un cerchio che si chiude, per ripartire alla grande con una nuova fase e la ricerca di possibili progetti futuri.

Tim Burton ha sempre avuto uno stile che rispecchia il grottesco e il dark, rappresentato da un tocco horror in alcune circostanze. Ha sempre avuto l’intento di dare una rivalsa alle figure emarginate e di mandare dei messaggi su tematiche contemporanee. Una di queste è il confronto delle vecchie e nuove generazioni e la presenza della madre e della figlia è la proiezione di tale confronto.

Nonostante sia stato realizzato con tecnologie moderne, alcuni effetti visivi appaiono “vecchi”, non come difetto, rientrando nell’intento del regista di mettere a confronto il vecchio col nuovo, con la sensazione che il sequel sia stato realizzato il giorno dopo il primo film.

Ha adottato anche qui tecniche che lo contraddistinguono, come lo stop motion, e la colonna sonora è realizzata dal suo amico di lunga data Danny Elfman (squadra che vince non si cambia si dice). Tutto accompagnato dalla regia ben consolidata di Burton e da una fotografia coloratissima che si prospetta piuttosto camaleontica alle situazioni circostanti.

I messaggi nascosti

Oltre al confronto delle varie generazioni e il richiamo alla società contemporanea, sfruttando il grottesco per fare anche della satira (ad esempio sugli influencer presenti), Tim Burton ha voluto anche omaggiare la sua ispirazione Mario Bava in un paio di scene e aggiungere un evento suo personale.

Lui ha affrontato una crisi esistenziale e questo lo ha raccontato attraverso le protagoniste. È un film che parla di ciò, del combattimento contro i propri demoni interiori, di elaborazione del passato, del lutto, e della chiusura di rapporti tossici che possono spegnere le persone. Tutto questo è presente nei protagonisti, soprattutto in Lydia (interpretata benissimo da Winona Ryder). Lei deve uscire dal mondo che si è creato per proteggersi e ricominciare a vivere, dopo aver chiuso col passato.

Il bilanciamento tra i vecchi e i nuovi personaggi

Questo bilanciamento tra vecchio e nuovo si può trovare anche nei personaggi. Winona Ryder e Catherine O’Hara hanno mantenuto la stessa caratterizzazione, e il loro rapporto è pure migliorato rispetto al passato. Tra i nuovi, invece, spiccano Jenna Ortega, che sembra uscita in alcuni momenti da Mercoledì, e Willem Dafoe, attore che non ne sbaglia una e dove finisce finisce, lascia sempre interpretazioni indimenticabili. Un’attrice che stona è Monica Bellucci. Il suo personaggio non è inutile per la trama, peccato però che l’interpretazione dell’attrice italiana non dà quel tocco in più che serviva.

beetlejuice

Michael Keaton ruba la scena a tutti

E poi c’è lui: Michael Keaton nei panni di Beetlejuice. Un attore che ha avuto modo di interpretare ruoli di ogni tipo e che si è dimostrato all’altezza di ogni situazione. Nel suo curriculum, ha anche interpretato personaggi che sono divenuti iconici: Batman e Beetlejuice, sempre con l’amico Tim Burton. Dopo anni, ha avuto modo di interpretarli nuovamente e, nonostante l’età, non ha perso il suo carisma.

Qui, il suo Beetlejuice ruba la scena a tutti, e anche se sembra che compaia tanto, in realtà ha un minutaggio ridotto. Tuttavia in questo sequel ha assunto più spessore rispetto al passato, e tutte le sottotrame ruotano attorno a lui. Il suo impatto è stato così decisivo, che anche quando non appare si sente la sua presenza, e dopo che finisce una sua scena ci si aspetta di vederlo ancora. In linea col personaggio, se si pensa bene.

Beetlejuice Beetlejuice è un film da non perdere in sala e rientra tra le pellicole più geniali e sorprendenti dell’anno.

Beetlejuice Beetlejuice
Ottimo 8.5
Voto 8.5
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