Bang Bang Baby – Anteprima della nuova serie tv targata Amazon

In questi giorni abbiamo potuto vedere in anteprima i primi 5 episodi a comporre Bang Bang Baby, di seguito trovate le nostre impressioni.

Nicholas Massa
Di Nicholas Massa Recensioni Lettura da 6 minuti

Nel corso degli anni siamo stati ampiamente abituati a prodotti ambientati in periodi storici precedenti al nostro, sviluppando nel pubblico una particolare fascinazione specialmente per gli anni ’80, o almeno per quelli che crediamo siano stati quegli anni. Da Stranger Things a tantissimi altri prodotti che si sono serviti di quella particolare e medesima estetica, l’interesse per quegli anni è diventato di volta in volta sempre più acceso, fino ad arrivare al prodotto di cui oggi vi parliamo in anteprima: Bang Bang Baby. Si tratta di una serie tv che trova le sue radici in forma letteraria e negli anni suddetti, sviluppando una storia che prova a toccarci anche in prima persona. La trovate sul catalogo di Amazon Prime Video dal 28 aprile 2022.

Origini di un cuore

Nei primi 5 episodi che abbiamo potuto vedere di Bang Bang Baby si respirano già pienamente tutte le sue tematiche. La serie tv si basa sul libro L’intoccabile, di Marisa Merico edito da Sperling & Kupfer, e da esso sviluppa la sua trama, attingendo pienamente dallo stile della sua scrittrice. La trama in sommi capi ruota attorno a questa giovane donna di nome Alice (Arianna Becheroni) che vive da sola con la madre Gabriella (Lucia Mascino) in una cittadina nel nord dell’Italia. Timida e intorversa, l’intera narrazione viene accompagnata dalla sua voce che narra e si auto narra in una serie di riflessioni di fondo agli eventi rappresentati. Alice ha perso suo padre quando era molto piccola, e questa perdita l’ha segnata nel profondo, data anche la scomparsa cruenta che lo ha visto andar via per sempre dalla sua vita. Dieci anni dopo questo evento, però, la ragazza scopre che la situazione non è come le è stato sempre raccontato. Suo padre (Adriano Giannini) non è mai scomparso, semplicemente la madre lo ha tenuto a distanza dalla figlia per via della sua vita criminale. 

Bang Bang Baby

Queste sono le premesse di Bang Bang Baby, in un viaggio che parte da una scoperta per poi approdare nei meandri di una grande famiglia estremamente disfunzionale. Alice, per ritrovare suo padre, rintraccia la nonna e riallaccia i rapporti con lei. Nonna Lina (Dora Romano) resta senza dubbio uno dei personaggi più affascinanti affrontati fino ad ora. Fredda e senza scrupoli è la guida e boss della sua famiglia, all’interno della malavita organizzata di Milano. La sua è una di quelle storie che viene snocciolata lentamente di episodio in episodio, giocando un ruolo centrale non soltanto nella lettura emotiva della serie, ma negli eventi stessi a disegnarla. Spietata e senza remore il suo è un percorso in cui impareremo a conoscerla nel bene e nel male, pronta ad affrontare qualsiasi cosa nell’amalgama di nodi narrativi a portare avanti la trama stessa.

Bang Bang Baby quindi parla di famiglia, non di una normale famiglia però. Apre la sua storia partendo da un incipit estremamente classico e poi tenta di analizzare il rapporto tra una bambina figlia di un contesto sano, con una famiglia immersa fin nel midollo in sangue, violenza e criminalità. Il contrasto fra i due contesti e il modo in cui influiranno sulla ragazza resta la strada principale su cui la storia si muove, lasciando però anche spazio a tante altre piccolezze che si sviluppano in una coralità narrativa ben organizzata. I personaggi fanno la storia ma anche il contesto, questa Italia degli anni ’80 rappresentata nel suo progresso concettuale e con tutte le sue ipocrisie.

Bang Bang Baby

Una cartolina disegnata da un fumettista 

Dal punto di vista formale questo Bang Bang Baby si riallaccia perfettamente alla fotografia di tanti altri prodotti contemporanei, come Stranger Things, Riverdale – per fare due esempi – risultando sempre al limite dello sperimentalismo. I vari registi (Michele Alhaique, Margherita Ferri e Giuseppe Bonito) giocano moltissimo con le luci e i colori, restituendo sensazioni che molto spesso ricordano le composizioni cromatiche dei fumetti. La Milano anni ’80 è estremamente attraente nelle sue forme, nel modo cui si è scelto di ritagliare gli ambienti attraverso la composizione delle inquadrature e un uso geometrico delle scenografie. Fuso a tutto ciò un minimo di sperimentalismo per quanto concerne la macchina da presa, sempre, o quasi, dinamica e in movimento, utilizzata per ritrarre questi personaggi oscuri in un contesto che li ammanta di fascino ma anche di terrore, senza una vera a propria glorificazione. Ne fuoriesce un prodotto apparentemente affabulante nell’estetica colorata, oscillante fra la serietà più cruda di un contesto problematico, e un certo tipo di commedia nera, di black humor pronto a tamponare le dinamiche più cruente. Parlando di scrittura, almeno per ora, non ci ha convinti troppo l’evoluzione/involuzione di Alice. Il suo sembra essere un viaggio fin troppo rapido e distaccato, asettica verso ciò che la circonda e comunque coinvolta, spenta e accesa, irraggiungibile dalla logica comune (giustamente) ma mai veramente approfondita fino in fondo.

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Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.