Pokémon: I Segreti della Giungla – Recensione, la forza della famiglia

Ecco la recensione di Pokémon: I segreti della giungla, disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dall'8 ottobre 2021.

Martina Lembo
Di Martina Lembo - Contributor Recensioni Lettura da 8 minuti
7.5
Pokémon: I segreti della giungla

Il film Pokémon: I segreti della giungla, di cui qui presentiamo la recensione, è disponibile da oggi, venerdì 8 ottobre, sulla piattaforma di streaming Netflix. La pellicola è il 23° lungometraggio animato Pokémon, ed è uscita a Natale 2020 in Giappone, con il titolo Coco.

A causa della pandemia di Covid-19, il film è arrivato in ritardo sia nelle sale cinematografiche nipponiche sia in Occidente, ma ora possiamo finalmente goderci la visione e seguire le avventure di Ash e Pikachu in questa nuova storia. La pellicola arriva in seguito all’esperimento – non molto apprezzato dagli spettatori – di Mewtwo Colpisce Ancora: L’evoluzione, uscito in Italia a febbraio 2020, che ha riproposto il primo film Pokémon con una grafica totalmente in 3D. Anche quest’ultimo è disponibile per la visione su Netflix.

Pokémon I segreti della giungla

“Io Tarzan, tu Jane”

Pokémon: I segreti della giungla è una storia dove dominano forti emozioni e legami familiari. È ambientato nella Foresta di Okoya, nel cui cuore vive un branco di Zarude, che protegge il proprio territorio e ne tutela la fonte principale di energia, un’acqua guaritrice. Tutto sembra funzionare finché un giorno un membro del gruppo, attratto da uno strano rumore, trova un neonato abbandonato sulla sponda del fiume. Questi sono i primi momenti del film: Zarude decide di partire per cercare i genitori del piccolo e, non trovandoli, si separa dai suoi simili per crescere il neonato da solo, facendogli da padre.

Gli altri Zarude rifiutano di introdurre nel loro territorio creature al di fuori del gruppo, per cui lo esiliano, vietandogli di tornare qualora avesse scelto di rimanere con il bambino anziché abbandonarlo. Sebbene la storia sia solo all’inizio, è possibile fin da subito notare molte analogie con la storia di Tarzan, in particolare con la trasposizione cinematografica fatta dalla Disney nel 1999, e con quella del Libro della Giungla. Qui, però, non abbiamo un gorilla o una lupa che decidono di fare da mamma a un piccolo essere umano, bensì un Pokémon.

Il bambino, che viene chiamato Coco, cresce nella foresta in compagnia del padre e dei Pokémon che vi abitano, rimanendo sempre lontano dal territorio degli Zarude. Poiché nessun essere umano è mai entrato in quel punto della Foresta di Okoya, Coco diventa un ragazzo credendo di essere uno Zarude, come suo padre. Ne parla persino la lingua, e si muove in modo simile a quello del Pokémon. I parallelismi con Tarzan sono frequenti, soprattutto nella prima metà del film. Coco è, infatti, sorpreso dalla sua incapacità di apprendere mosse come tutti gli altri Pokémon, e capisce di essere diverso. In una scena del film viene persino riprodotto il primo incontro tra Tarzan e Jane, in cui il giovane uomo si accorge dell’uguaglianza delle loro mani posando il palmo della sua su quello di lei. In questo caso, però, i due personaggi sono Coco e Ash!

Pokémon I segreti della giungla

Rispettare e proteggere l’ambiente

Pokémon: I segreti della giungla, trattato in questa recensione, è un film ecologico, che ha tra i temi toccati il rispetto per l’ambiente e per le creature che vivono nella foresta. Questo rispetto viene, a un certo punto, inevitabilmente meno. Muovendosi da un albero all’altro, infatti, Coco si imbatte in una costruzione artificiale: si tratta di un laboratorio, nel quale un famoso scienziato sta eseguendo da anni ricerche per trovare la fonte curativa del posto. Si tratta della stessa fonte custodita dagli Zarude, che vivono su un imponente albero dal quale sgorga un’acqua mistica e dalle proprietà miracolose.

La sua fame di potere è implacabile: per raggiungere la fonte e impossessarsene, egli è disposto a tutto, persino a radere al suolo la foresta e distruggere ogni forma di vita che abita nelle vicinanze. Non solo gli Zarude, ma tutti i Pokémon sono in pericolo, e saranno chiamati a combattere per proteggere la loro casa. Coco è un personaggio che racchiude in sé due anime: è un Pokémon, cresciuto con il suo papà adottivo e in grado di comunicare con le altre creature, ed è un essere umano di nascita. Il suo incontro casuale con Ash e Pikachu, che si trovano a Famipoli (la città confinante con la Foresta di Okoya), gli permette di scoprire da dove proviene, imparare i rudimenti della lingua umana e trovare un alleato e un amico.

Il cuore pulsante del film è il legame che si può formare tra specie diverse. Un Pokémon può essere il padre di un essere umano, creando una famiglia vera e propria, dove l’amore è più forte che mai. I Pokémon possono collaborare tra di loro e unirsi per un fronte comune, e gli Zarude possono aprire le porte del loro territorio, rimaste per molti anni crudelmente chiuse a qualsiasi creatura non facente parte del branco. Fin dal primo episodio della serie animata Pokémon, trasmesso in Giappone nel lontano 1997, Ash ha mostrato di saper instaurare un fortissimo legame con tutti i suoi Pokémon, primo tra tutti Pikachu.

Giunti al 23° film di animazione, questo concetto è rimasto invariato, ma viene presentato agli spettatori con una forza nuova. Coco e Zarude sono una famiglia, si proteggono a vicenda e possono contare l’uno sull’altro. La scoperta di appartenere a due specie diverse non cambia le carte in tavola, ed è questo forte legame che porterà l’umano e il Pokémon a vincere.

Pokémon I segreti della giungla

Un film figlio d’altri tempi

Pokémon: I segreti della giungla ripropone uno stile d’animazione 2D, come quello che ha sempre caratterizzato i film del brand (a esclusione di Mewtwo Colpisce Ancora: L’evoluzione). Lo stile grafico è gradevole e nostalgico, molto apprezzato per il tipo di storia che viene raccontata. L’unica pecca si ha verso la fine del film, quando vengono introdotti alcuni elementi in grafica 3D che stonano, e sembrano quasi incollati sullo sfondo.

I disegni dei personaggi e dei Pokémon sono puliti e nitidi, e gli scenari sono curata alla perfezione. La foresta respira, è viva e ricchissima di dettagli, così come la casa degli Zarude, un magnifico albero dal quale sgorga acqua cristallina, dalle sfumature viola e lucenti. Si tratta di un vero contrasto rispetto ai macchinari utilizzati dal laboratorio e dallo scienziato di turno che, rappresentati con grafica 3D, appaiono mostruosi e forzati, e restituiscono un senso di negatività. La prima cosa che si pensa guardandoli è che non dovrebbero trovarsi lì, nel meraviglioso verde della Foresta di Okoya.

Distaccandosi dal suo predecessore, Pokémon: I segreti della giungla ritorna alle origini, con una storia ben raccontata e intensa, dal retrogusto nostalgico e che riporta sui corretti binari i film del franchise. È un lavoro d’animazione ben fatto, adatto a tutti e dal forte messaggio ecologico.

Pokémon: I segreti della giungla
7.5
Voto 7.5
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Contributor
Cresciuta a pane e videogiochi, la sua passione per il mondo videoludico è nata negli anni '90 e si è sviluppata, un pixel dopo l'altro, a partire dalla sua prima cartuccia, Pokémon Giallo (che tutt'ora custodisce gelosamente). Laureata in Fisica e specializzata in Tecnologie Avanzate, è una lettrice accanita, adoratrice del MCU, divoratrice di film anni '80, amante dei giochi di ruolo e da tavolo, e cosplayer occasionale. Non resiste al fascino del vintage. Potrebbe capitarvi di vederla setacciare il web alla ricerca di cartucce originali per Atari 2600.