Le Mans ’66: La grande sfida – Recensione del nuovo film di James Mangold

Pronti a scendere in pista dietro a un ingovernabile bolide da centinaia di cavalli? Questo è Le Mans '66 - La grande sfida!

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
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Le Mans '66: La grande sfida

Un rombo, quello dei motori che si accendono, lo stridere delle gomme nuove già calde sull’asfalto incandescente e poi la forza di trazione che ti spinge da dietro come a proiettarti contro un muro di vento, intangibile ma reale quanto la paura della prima curva. E poi, la senti. L’adrenalina, che ti scorre dentro come benzina in un V8, il cuore pompa quanto i cilindri del motore, ed ecco che sei libero, per un istante, libero da tutto e tutti, forse anche da te stesso, e scopri qualcosa di diverso, di nuovo, in un certo senso. La versione libera di te stesso.

Questo è quello che si prova dietro al volante di un’auto da corsa da oltre cinquecento cavalli, questo è quello che Le Mans ’66 – La grande sfida è in grado di farti vivere, pur stando comodamente seduto in un cinema. Dopo Logan, Mangold si trova alle prese con la cinepresa, le auto, ed una storia che in pochi conoscono davvero ma che lui è stato capace di raccontare in maniera perfetta, potremmo dire quasi maniacale.

Vincere e perdere

Carroll Shelby (Matt Damon) è un costruttore di auto sportive, oltre che un pilota professionista che corre e vince la 24 ore di Le Mans, una sfida monumentale, ma ha diversi problemi cardiaci che lo costringono al ritiro dalle corse. Ken Miles (Christian Bale) è un perdente nella vita: fa il meccanico in una sua officina, a stento paga le spese e sebbene possa contare su moglie e figlio che lo adorano, non sarà mai un campione nella vita come lo è in pista… perché il meccanico “ha il manico”, come si suol dire in gergo, ovvero sa guidare dannatamente bene.

Carroll e Ken si conoscono da una vita ed è proprio il mitico Shelby a trascinare Miles nell’impresa impossibile: costruire e guidare una Ford da competizione capace di battere la Ferrari a Le Mans. Fatevi bastare questo stralcio di trama, considerando che vi aspettano ben due ore e trenta minuti di pellicola e che, molto probabilmente, avreste voluto che fossero molte di più. Si perché quando hai davanti un film del genere ci sono due opzioni: o sei un pazzo folgorato per i motori (come chi vi scrive) oppure non lo sei ma rischi follemente di diventarlo. Matt Damon è bravissimo nel suo ruolo e forse ha restituito un immagine di Carroll Shelby più forte dei quella che è in realtà, mentre Christian Bale si è probabilmente superato ancora una volta, al punto che in determinate scene sembra di potergli leggere nella mente e carpire ogni suo pensiero, pur non dicendo nulla.

Il cast di eccellenze non si ferma qui: Jon Bernthal abbandona fucili e armi da anti eroe del Punitore per vestire quelli di Lee Iacocca, un uomo che ha saputo rivoluzionare la comunicazione del mondo automobilistico mondiale, mentre Tracy Letts è Henry Ford II, integerrimo e stoico ma anche profondamente pratico ed umano, così come il marchio che porta il suo nome. Il nostro Remo Girone rappresenta un orgoglio nazionale in tutti i sensi: nel ruolo di Enzo Ferrari, il buon Girone mette tutto se stesso, interpretando il patron delle auto da sogno per eccellenza in maniera perfetta.

Accendete i motori

Le Mans ’66 – La grande sfida parla di gare di auto e non parla di gare di auto: in molti potrebbero dirvi che è una storia sulla vita e su come pochi coraggiosi ragazzi hanno cambiato il modo di concepire l’automobile. La pellicola ha una fotografia ed una resa visiva assurda – senza contare gli effetti speciali – e quasi tutte le auto in questione sono state fedelmente riprodotte, basti pensare che sia la Ford GT40 che la Ferrari 330 P3 Competizione valgono oltre trenta milioni di dollari l’una, è impensabile che si usino modelli veri dato che nel film tra incidenti e rotture di pezzi, le auto vengono massacrate a dovere. Godersi un film simile oggi è davvero piacevole, così come perfetto nella sua durata che sebbene sia inusuale per le pellicole moderne (sono pochi in film che superano l’ora e mezza ad oggi), la scorrevolezza e la bravura degli attori coinvolti vi terrà col fiato talmente sospeso da non averne mai abbastanza… proprio come non ne avreste mai abbastanza della velocità qualora vi trovaste dietro al volante di un bolide da corsa.

Le Mans '66: La grande sfida
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Di Tiziano Sbrozzi Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.