Searching – Recensione, l’inaspettata sorpresa di Aneesh Chaganty

Luca Di Carlo
Di Luca Di Carlo Recensioni Lettura da 6 minuti
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Searching

Era il lontano 2015 quando il regista russo-kazako Timur Bekmambetov diede forma a un nuovo e peculiare genere cinematografico, il cosiddetto screen life. Proprio al fine ultimo di venire incontro a un mondo sempre più legato a internet, Bekmambetov decise infatti di puntare tutto su lungometraggi interamente confinati all’interno di un computer dove l’intero intreccio narrativo sarebbe andato svolgendosi nella sua interezza. Invero, le prime opere di suddetta categoria – tra cui figura l’horror Unfriended – non hanno saputo conquistarsi grandi elogi, vedendosi rapidamente declassate a esperienze di seconda mano che poco avevano da offrire al mondo del cinema, una preoccupante diffidenza di fondo che però potrebbe aver finalmente raggiunto la sua linea d’arresto. Searching, thriller screen life nato dalla regia di Aneesh Chaganty e prodotto proprio da Bekmambetov, punta infatti a invertire il trend negativo fattosi sempre più palpabile in questi anni, conquistando il pubblico in un’avventura narrativa desiderosa di stupire. Promesse altisonanti che abbiamo accolto con piacere, ma anche con un pizzico di diffidenza, spaventati dall’idea che un altro fallimento potesse affacciarsi all’orizzonte. Dubbi e preoccupazioni sono però venuti meno quando abbiamo potuto visionare il lungometraggio in anteprima – gustandone ogni secondo con estremo interesse – e ora, giunti faccia a faccia con la realtà dei fatti, siamo finalmente pronti a dirvi la nostra a riguardo.

Legami spezzati

Narrativamente parlando, Searching basa tutta la sua sceneggiatura su una premessa alquanto classica. Quella che ci si presenta davanti è una famiglia come tante altre, con due genitori amorevoli e una figlia desiderosa di scoprire il mondo che vanno affrontando insieme le tante insidie della vita. Non sempre, però, si può avere la meglio, e la morte della madre, causata da una grave malattia, provoca una dura spaccatura in quello che, un tempo, era un forte legame padre/figlia. Gli anni passano e la giovane Margot (Michelle La) si vede finalmente pronta per gli studi liceali, mentre il padre David (John Cho) ancora fatica a lasciarle corda. In una giornata come tante altre, però, Margot scompare misteriosamente. Non solo la notte prima non è rientrata a casa, ma da ore non risponde più né ai messaggi, né alle numerose chiamate di David. Da qui avrà quindi inizio una disperata ricerca tra i social network e i profili virtuali di Margot che porterà alla luce una realtà ben diversa da quella che David si sarebbe mai potuto immaginare. Come detto poco sopra, già da queste righe sarebbe facile immaginare un proseguo degli eventi piuttosto classico e privo di reali colpi di scena, con un finale prevedibile e incapace di stupire lo spettatore. Invece, nei fatti, già dopo un pochi minuti si rimane incollati allo schermo con la genuina curiosità di scoprire come andrà a concludersi la vicenda.

Vuoi per merito di un montaggio finemente lavorato, vuoi per un intreccio degli eventi galvanizzante e sempre capace di tenere sulle spine, i circa 100 minuti di Searching ci sono passati davanti in pochi battiti di ciglia. Più il lungometraggio prosegue, più si rimane accecati dall’ottima sceneggiatura che sorregge l’intero lavoro. Teorie e spunti su cosa stia accadendo realmente verranno continuamente presi e ribaltati violentemente da nuovi e inaspettati colpi di scena capaci di far trasalire, con una conclusione delle vicende estremamente soddisfacente e in grado di lasciare lo spettatore di turno a bocca spalancata. Chaganty ha lavorato alacremente per riportare fedelmente uno spaccato della vita moderna, una realtà in rete a cui tutti quanti noi siamo avvinghiati, chi più chi meno. Da Facebook a Tumblr, alle live su Youtube, la pellicola non perde mai occasione per mostrare il cinismo che vige sovrano in un regno dove tutti possono vivere nell’anonimato e in cui le leggi servono solo per essere infrante. La struttura dell’intera vicenda si fonde poi perfettamente con uno stile da screen life, lì dove suoni, immagini e nomi noti dell’era digitale si fondono sapientemente al racconto regalando un effetto visivo di grande impatto. Risulta poi impossibile non parlare dei diversi attori che hanno preso parte alle riprese, tutti perfettamente calati nelle rispettive parti e capaci di mettere in mostra un grande carisma caratteriale spesso palesatosi più tramite la mimica facciale che non attraverso qualche fase dialogata. Detto questo, resta il fatto che l’intero cast messosi al lavoro per doppiare in italiano la pellicola ha portato a termine un ottimo lavoro capace di valorizzare ancor di più l’intera produzione. A chiudere il tutto ci pensa infine una colonna sonora piuttosto povera in termini di tracce, ma che compie perfettamente il suo lavoro, seguire degnamente quanto accade su schermo di scena in scena.

Searching
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Voto 9
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Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.