Fabio Rovazzi dopo il successo come youtuber con tre brani diventati virali e di grande diffusione in tutta Italia (la sua Andiamo a comandare è stata classificata dalla FIMI come cinque volte disco di platino e conta più di 300 milioni di views su internet), esordisce al cinema come attore nel film Il vegetale. Questo lungometraggio è diretto dal regista campione di incassi Gennaro Nunziante, che ha consolidato la sua carriera grazie al rapporto artistico con Checco Zalone, ottenendo con il film Quo Vado? il maggior incasso per un’opera italiana (65 milioni di euro).
Rovazzi è l’ennesimo esperimento di una webstar che si presta al mondo del cinema. Negli ultimi anni infatti sono molti i casi di famosi artisti virali che hanno cominciato ad approcciarsi al grande schermo, senza tuttavia mai ottenere un risultato di grande successo. Gli ultimi youtuber ad affrontare proprio la montagna sacra del cinema sono stati i The Jackal, gruppo partenopeo di artisti divenuti famosi nel web soprattutto per la parodia di Gomorra: la serie, che con il loro primo film Addio fottuti musi verdi si sono scontrati con un modesto incasso (698 mila euro). Nunziante ha fatto una scelta consapevole e ha amministrato il fenomeno web con intelligenza: infatti Rovazzi nel film non interpreta nessuna sua canzone e si limita a fare l’attore, in un progetto che non è una successione di sketch che hanno avuto successo nel web, ma la costruzione di una vera e propria storia per il cinema.
Il vegetale, film distribuito dalla Walt Disney e prodotto dalla società 3zero2, è una favola moderna che narra le gesta di un Pinocchio attuale che, senza vizi e senza parolacce ma con il pregio dell’onestà, compirà il suo percorso di crescita cambiando il mondo che gli sta intorno e affrontando le sue fragilità.
Rovazzi interpreta se stesso, il protagonista infatti si chiama proprio Fabio Rovazzi, un giovane neolaureato in Scienze della Comunicazione che non riesce a trovare un lavoro nella città capitale dell’economia. Primogenito di una famiglia moderna composta da un padre truffatore (Ninni Bruschetta) poco presente nella sua vita e da una sorellina capricciosa e viziata (Rosy Franzese), Rovazzi viene considerato da entrambi un “vegetale”. Dopo una lunga ricerca senza successo Fabio riuscirà a trovare lavoro in un’azienda ma, per essere assunto, dovrà compiere uno stage molto particolare che lo avvicinerà al mondo della natura e lo farà scontrare con i suoi sentimenti nascosti.
Il film è ambientato in due luoghi differenti: una Milano moderna, dove i giovani lasciano l’Italia per andare a lavorare all’estero o distribuiscono sushi a domicilio per imprenditori stranieri che li sfruttano, e una realtà opposta come la campagna, dove i valori che legano l’uomo alla natura sono ormai custoditi da chi viene sfruttato per raccogliere ortaggi in mezzo ai campi. Entrambe le realtà vengono però descritte come fossero solo un sogno, diventando così asettiche e surreali.
Ci troviamo di fronte a una commedia family scritta appositamente per la giovane star che, nonostante stia muovendo i primi passi in un mondo a lui estraneo, ricopre con coraggio un ruolo difficoltoso. Ad accompagnare Rovazzi sul set vi è anche un attore esperto come Luca Zingaretti, che bilancia con maestria l’inesperienza del giovane artista.
Il film tratta tematiche giovanili come la disoccupazione e la sempre più diffusa cultura del bio, ma anche lo sfruttamento del lavoro e le problematiche familiari; temi sicuramente difficili da raccontare che vengono però affrontati con superficialità e con mille cliché, mettendo così tutti d’accordo. Non c’è una vera e propria denuncia aperta, ma tutto rimane sotteso. Manca ovviamente uno studio approfondito dei personaggi e un’interpretazione degna dei tempi moderni: siamo infatti ormai abituati a vedere giornalmente grandi attori e grandi performance recitative e, proprio per questo, il nostro cinema in futuro non si potrà più permettere un simile andamento. Il più grande difetto di questo film? Sicuramente la mancanza di originalità. Il giovane eroe contemporaneo compie infatti il più classico dei percorsi e il finale si rivela scontato. Inoltre le svolte e i colpi di scena non sorprendono e le risate sono misurate.
Nonostante tutto questo film riuscirà ad avere successo perché costruito per essere un prodotto che attrae tutti. Certo, senza Checco Zalone sarà difficile ottenere i risultati del passato, ma indubbiamente avrà il merito di aver trasformato una webstar in un modello da cui trarre esempio.