Spesso si sente parlare della Nintendo Difference, ovvero quel fattore in più che i titoli Nintendo hanno, quelle caratteristiche che ti fanno passare sopra ad una grafica magari non al passo dei tempi, a delle tematiche più fanciullesche (e qui bisognerebbe aprire un ampio capitolo a parte su cosa si intenda per “fanciullesco”, magari un giorno lo farò) rispetto ai titoli seriosi delle console rivali. Si parla di una Nintendo in crisi, di una Nintendo che non sfrutta l’online, ma alla fin fine, la Nintendo è così, o la si ama o la si odia. A parlare della situazione della casa di Kyoto e di come la casa di Mario & Co. intenda muoversi su determinati fattori è Reggie Fils-Aime, presidente di Nintendo of America.
Reggie spazia tra vari argomenti, passando dal futuro dei DLC nei titoli Nintendo, al mobile, alle terze parti e anche qualche parola sulla prossima console. Ecco a voi le sue parole.
Sui DLC e del fatto se oramai fossero la “norma” per Nintendo:
“Non vorrei inquadrarla come “la normalità”. Quello che voglio dire è: se i nostri sviluppatori vedono un forte valore, per il consumatore, in dei contenuti scaricabili aggiuntivi, li renderemo disponibili. Prendiamo Fire Emblem, che è stato lanciato lo scorso anno per il 3DS. C’era un’ampia selezione di contenuti scaricabili che ha esteso la storia, ha aggiunto molto valore al titolo proprio per la natura di tale software. Mario Kart: stiamo mettendo a disposizione una quantità enorme di contenuti ad un prezzo molto basso. Questo è il nostro modo di pensare i contenuti scaricabili. Se ha senso per il gioco, e ha senso per il consumatore, li faremo. Non è che ogni singolo gioco, in futuro, avrà DLC.”
Sulle terze parti:
“Alla fine, ciò che vogliono le aziende terze parti è una grande installazione di console per vendere i loro giochi e una grande impronta demografica a cui possono essere indirizzati i loro giochi. Vogliono anche un ambiente collegato in maniera massiccia in modo che essi stessi possono esplorare i contenuti scaricabili o le vendite digitali. Per quanto riguarda il Wii U, quest’anno la nostra base installata è quasi raddoppiata. Stiamo costruendo una base per gli sviluppatori, con giochi come Bayonetta 2 e Mario Kart. Nel territorio nordamericano, quasi ogni Wii U è connesso a Internet.”
In risposta alla domanda se si tratti di un problema che il Wii U non abbia giochi maturi come il nuovo Call of Duty o tanti giochi come PlayStation e Xbox (e qui in questa risposta troviamo tutta la filosofia Nintendo)
“Vorrei rispondere alla domanda in un paio di modi. Le terze parti stanno portando contenuti multi-piattaforma per la nostra console – Watch Dogs di Ubisoft, ad esempio. Mi piacerebbe avere Call of Duty sulla nostra piattaforma. Mi piacerebbe avere ogni grande titolo blockbuster. Ma devo dire che, più specificamente, voglio giochi che offrano un’esperienza differenziata al consumatore. Se si guardano le altre due piattaforme concorrenti, fondamentalmente, qual è la differenza?
Ma è interessante notare che ciascuna di esse non ha molte esclusive. Hanno un sacco di contenuti condivisi. Guardatela da questo punto di vista: cos’è che non hanno? Non hanno i nostri giochi. Non hanno Mario e Zelda. “Preferirei stare dov’è ora Nintendo, con una console differente, un’esperienza di gioco unicamente differente che possiamo dare al consumatore.” Lasciate che gli altri si sfidino su quale rappresentazione visiva di Call of Duty sia più convincente. Mi piacciono le nostre possibilità di avere una console differente e una serie differenziata di esperienze.
Questa attività si basa su un anno e mezzo o due anni di cicli di pianificazione, specialmente per lo spazio delle home console. I prodotti che si stanno pensando oggi non entreranno nel mercato se non prima di due anni. Fare un grande lavoro oggi, qui e ora, è quello che andrà ad alimentare la pipeline di grandi nuovi contenuti di terze parti sulla nostra piattaforma. Questo è il gioco che stiamo giocando”
Sugli esperimenti di The Pokémon Company sul mercato mobile (ricordiamo l’uscita del gioco di carte dei Pokemon su iOS) e se ci possano essere, in futuro, decisioni simili per Nintendo:
“Non è cambiata la nostra filosofia, continuiamo a credere che è meglio per il giocatore e il consumatore avere esperienze di gioco uniche e differenziate, e parte del modo in cui forniamo ciò è il nostro hardware unico e differenziato. Questa è la nostra fondamentale convinzione di base. Ma detto questo, abbiamo anche detto che stiamo cercando di il più possibile nello spazio digitale – vendendo i nostri giochi direttamente ai consumatori in modo digitale, contenuti scaricabili, l’intera gamma di alternative. E abbiamo intenzione di continuare ad esplorare.”
Sul prossimo hardware di Nintendo:
“La nostra mentalità è: dopo aver lanciato il nuovo hardware, già cominciamo a pensare al prossimo. Questo è un processo in corso per noi. Alla fine, ciò che ci galvanizza è quando i nostri sviluppatori hanno una grande esperienza di gioco che non può essere portata sulla piattaforma corrente. Non siamo ancora arrivati a questo punto con il Wii U. Gli esperimenti che il signor Miyamoto ha mostrato all’E3 mostrano che c’è un sacco di innovazione da portare sulla console. Abbiamo mostrato l’inizio di un gioco di Zelda che arriverà su Wii U. Abbiamo molti contenuti da creare per la console, ma stiamo sempre a pensare a quello che accadrà dopo.”
Sulle vendite digitali:
“La vendita al dettaglio rappresenta la fetta maggiore di business per noi. Ma ciò che è interessante è che, gioco dopo gioco, si vede una diversa reazione dei consumatori. Smash Bros. per 3DS: il consumatore ha voluto subito quel gioco. Non hanno neanche voglia di perdere tempo ad andare in macchina fino al negozio per comprarlo, quindi la nostra percentuale di vendite digitali per quel titolo è molto alta – circa il 20 per cento dei giochi venduti qui negli Stati Uniti era digitale, che è un pezzo piuttosto significativo. Confrontiamolo a Bayonetta 2. Questo è un gioco enorme, e potrebbe prendere una grossa fetta della memoria del Wii U Premium. Questo è un gioco con una percentuale digitale inferiore, oggi circa il 10 per cento. La nostra mentalità è: vogliamo che il consumatore abbia la scelta in base al tipo di gioco.”