Yu Yu Hakusho è una serie televisiva giapponese sviluppata da Akira Morii e Kazutaka Sakamoto per Netflix. Si tratta di un adattamento live-action tratto dal manga di Yoshihiro Togashi (lo stesso autore di Hunter X Hunter)ed è stata prodotta da Robot Communications (nota per produzioni come Alice In Bordeland e il recente Godzilla Minus One). I cinque episodi che compongono la serie sono arrivati sulla piattaforma il 14 dicembre 2023.
Una seconda possibilità
Yusuke Urameshi (Takumi Kitamura) è un giovane teppista di diciassette anni che passa il suo tempo tra una rissa e un’altra. Un giorno, nel tentativo di salvare un bambino da un’incidente d’auto, muore e si ritrova a vagare come spirito. Dato che la sua morte non era prevista dall’aldilà e nessuno si aspettava che uno come lui arrivasse a compiere un gesto simile, a Yusuke viene concessa la possibilità di ritornare in vita.
Dopo la resurrezione, Yusuke viene nominato “Detective Del Mondo Degli Spiriti” per poter affrontare una terribile minaccia che si sta manifestando nel mondo degli umani: il mondo dei demoni (o degli Yokai) sta interferendo sempre di più con quello degli uomini e le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. Tocca a Yusuke, con i suoi nuovi poteri astrali, ad evitare tutto questo, ed avrà dalla sua parte dei nuovi amici/alleati (Kuwabara, Hiei e Kurama).
Una formula che funziona?
Nel corso degli anni, ci hanno provato diverse volte a realizzare dei Live Action tratti dai manga, e i risultati sono stati disastrosi (per citarne uno, l’emblematico Dragon Ball: Evolution). Non è sempre vero che se un prodotto funziona in un contesto visivo, possa funzionare anche in un altro allo stesso modo. Anche Netflix ci ha provato, e qualche risultato non è stato il massimo (ad esempio, il lungometraggio con attori in carne ed ossa di Death Note). Però proprio di recente in questo filone qualcosa sta cambiando, e il colosso dello streaming ha dimostrato che, solo perché degli adattamenti passati non sono stati il massimo in passato, non significa che non possano essercene di migliori.
Di recente Netflix ha deciso di sperimentare come si deve e ha deciso di realizzare una serie di Live Action tratti dai manga (prima One Piece, ora Yu Yu Hakusho, e altri previsti come My Hero Academia). Qualche mese fa, è arrivata la prima stagione di One Piece ed ha riscosso un’incredibile successo, tanto da avere più visualizzazioni di Stranger Things e Mercoledì (Wednesday). Il Live-Action tratto dall’opera di Oda ha dimostrato che se ci si mette passione ed impegno, i risultati poi sono più che positivi. Questo filone serve a unire sia i veterani dei manga, sia i nuovi che vogliono avvicinarsi alla storia di turno. Se con One Piece ci sono riusciti, perché non farlo ancora? Infatti, adesso è arrivato il turno di Yu Yu Hakusho (in Italia Yu Yu Degli Spettri).
Un risultato particolare
Nel caso di Yu Yu Hakusho, c’è stato qualche passo falso. La serie ha i suoi alti e bassi, ma questo non significa che non sia un prodotto da vedere. Anzi, è comunque riuscito su certi aspetti, ma la produzione poteva concentrarsi meglio su altri. Gli episodi (ciascuno dalla durata che oscilla tra i 49-55 minuti) sono cinque e, considerando diversi eventi importanti che si sono manifestati nell’opera originale, sono risultati un po’ pochi, ed a questo si sono aggiunti un paio di difetti fin troppo evidenti, come un ritmo un po’ troppo rapido, e l’omissione – unita al cambio di collocamento temporale – di alcuni eventi. Ma ora si va un po’ nel dettaglio.
In primis, si analizza il contesto narrativo. Si parte da un episodio pilota ed introduttivo che scorre col giusto ritmo e presenta per bene l’universo di Yu Yu Hakusho, presentando i protagonisti e mettendo in chiaro i rapporti tra loro e le loro storie personali, che poco a poco arrivano ad intrecciarsi nella stessa trama orizzontale. Anzi, con un tocco delicato e sensibile è stata anche rappresentata l’elaborazione del lutto. Nella scrittura del primo episodio, si vede che ci ha messo le mani lo stesso autore del manga e la regia ben consolidata mette in chiaro i presupposti sulla direzione che l’opera prenderà, col proseguimento degli episodi.
In alcune scene ai veterani scapperà un sorriso, ma anche qualche lacrimuccia, mentre ai nuovi fan verrà la curiosità di saperne di più. Inoltre c’è anche quella giusta dose di azione coinvolgente, manifestata in scene di combattimento ben coreografate e rese un po’ crude, grazie a quel pizzico del giusto connubio tra fantasy e horror.
Una brusca accelerazione
Dal secondo episodio, tutto cambia. Il ritmo comincia ad essere un po’ troppo rapido e si arriva ad anticipare eventi che in realtà, si sarebbero dovuti verificare molto più avanti, ed addirittura ad omettere alcune trame verticali ed approfondimenti che hanno avuto la loro importanza nel manga.
Insomma ne esce un mix delle prime due saghe del manga, prendendo alcuni eventi di entrambe, dove viene costruita una trama piuttosto lineare, ma che scorre con una rapidità troppo evidente e che ha omesso eventi come Le Quattro Venerabili Bestie o lo scontro contro Rando. Questo non farà piacere ai conoscitori sia del manga che dell’anime e i nuovi rimarranno un po’ confusi. Rimarrà comunque la curiosità di leggere il manga o vedere l’anime per saperne di più, perché la serie di certo è interessante e non annoia, anche se qualche episodio in più ed alcuni approfondimenti non avrebbero dispiaciuto. Si spera comunque in una seconda stagione (o addirittura anche una terza) più dettagliata, perché il materiale ci sarebbe eccome!
Parlando di verdetto, questi difetti non significano che questo adattamento non meriti una possibilità, perché ha dei pregi come un buon coinvolgimento nella storia e una buona caratterizzazione dei personaggi, che si avvicinano alla controparte cartacea.
I combattimenti sono ben coreografati e c’è un montaggio ben consolidato che rende il passaggio da uno scontro all’altro molto chiaro e non confuso. Gli attori scelti per i ruoli sono più o meno quasi tutti azzeccati e la scrittura dei personaggi è piuttosto accettabile. A coadiuvare il tutto c’è una fotografia coloratissima, tuttavia un altro difetto evidente è una CGI che non è proprio il massimo.