Che l’esperienza di Death Stranding sia una delle più divisive degli ultimi anni non c’è alcun dubbio: l’epopea di Hideo Kojima, che dopo l’esperienza con Konami ha preso la propria strada sfornando un titolo alquanto fuori dagli schemi, è piaciuta a molti ma è stata odiata da altrettanti. Il gameplay particolare e a tratti anche impegnativo non aiuta di sicuro, né tantomeno permette a chi non ha la pazienza di vivere il gioco con il giusto piglio per apprezzarlo. PlayStation 5 non è quindi solo una nuova piattaforma dove Death Stranding è pronto ad arrivare, ma è anche una sorta di seconda possibilità che molte persone potranno dare al gioco. Basterà questo per rendere questo titolo un gioco must per la nuova console? Parliamone nella recensione di Death Stranding Director’s Cut.
Cos’è Death Stranding
La firma di Hideo Kojima è una spinta abbastanza potente da rendere un gioco acquistabile, almeno per provarlo: questo ha spinto molti giocatori a comprare Death Stranding, per poi magari lasciarlo perire lì dentro alla sua custodia, proprio per la complessità che presenta, non tanto quella del gameplay, quanto quella del concetto. Nel gioco impersoneremo Sam Porter Bridges, eroe comune che dovrà caricarsi sulle spalle – letteralmente – la salvezza di tutta l’America.
Nel futuro infatti un evento noto come Death Stranding ha stravolto il mondo, aprendo un portale tra vivi e morti, così da rendere la Terra abitata da strane creature davvero pericolose. Il gioco punta molto sulla connessione tra le persone, da migliorare di volta in volta consegnando pacchi di ogni genere e, allo stesso tempo, sopravvivendo ai pericoli di un mondo che potrebbe da un momento all’altro riempirvi di Cronopioggia e in pochi attimi rovinarvi la vita.
Nonostante Sam Bridges si troverà a fare un lavoro comune in un’ambientazione decisamente opposta, il gioco propone una trama avvincente, ricca di colpi di scena e girata come un blockbuster hollywoodiano (contando anche la presenza di un cast d’eccezione). Abbiamo analizzato nel dettaglio il gameplay di Death Stranding nella recensione della versione PlayStation 4, parlando di tutto ciò che riguarda il gestire il proprio carico e della minuziosità richiesta per poter completare le varie missioni, cose che nella Director’s Cut torneranno.
A prescindere, ci teniamo ad evidenziare di nuovo il fatto che Death Stranding punta molto su un mondo davvero caratterizzato, ricco di dettagli e di idee di trama superlative. Ogni mossa fatta in gioco infatti, complice un’imprevedibilità dei nemici che vi spingeranno a stare sempre all’erta, sarà piena di conseguenze che dovrete gestire, spingendovi lungo l’esperienza fino a diventare dei corrieri provetti, pronti a organizzare dozzine di consegne in un solo viaggio, utilizzando tutti i potenziamenti sbloccati e il Social Strand System. Il gioco infatti permetterà al videogiocatore di utilizzare la connessione fatta con gli altri (online) per donare risorse e far costruire infrastrutture utili, ma potreste anche semplicemente lasciare dei “Mi Piace” ai messaggi degli utenti, così da concedergli bonus utili.
Cosa c’è di nuovo
Se quindi tutto ciò che già c’era in Death Stranding rimane (con pro e contro), d’altra parte Death Stranding Director’s Cut aggiunge tante novità legate sia al lato tecnico del titolo, sia ai contenuti, cose di cui abbiamo chiaramente tenuto conto in sede di recensione. Prima di avanzare però, c’è da precisare che la dicitura Director’s Cut non è intesa come già visto nel mondo cinematografico: se infatti lì questa definisce una versione del film con scene precedentemente tagliate (magari per motivi di tempo o di scelte di produzione), in questo caso i nuovi contenuti sono stati inventati dopo il rilascio, al punto che Kojima si sente più a suo agio nel definire questa versione una “Director’s Plus“.
Parlando velocemente del lato tecnico, il gioco è stato rimasterizzato per PlayStation 5, aggiungendo al gioco base tanti aiuti utili soprattutto all’inizio del titolo: abbiamo già evidenziato come alcuni giocatori abbiano trovato Death Stranding troppo complesso, e forse questo potrebbe abbattere la barriera architettonica in questione, magari facendo aprire l’opera di Kojima verso più persone. Un’altra novità riguarda il Dualsense: presente il feedback aptico (decisamente consono al gioco), la gestione dei trigger adattivi e l’audio in cuffia 3D che permette di vivere gli effetti sonori ad un nuovo livello.
A tutto questo si aggiunge infine l’SSD, che permette caricamenti veloci (cosa che decisamente influenzava la qualità del gioco originale) e la possibilità di scegliere tra i 60FPS con 4K Upscalato o il 4K nativo (entrambe con HDR). Aggiunta infine, per chi magari gioca su schermi ultra wide, la possibilità di provare l’esperienza in 21:9.
Per quanto riguarda invece la parte contenutistica, ciò che subito salta all’occhio sono le nuove missioni: queste andranno ad aggiungere dettagli alla trama (sia per la principale sia per i rami secondari) e darà una visione differente – almeno per qualche concetto – al giocatore. Non spoilereremo nulla di tutto ciò, ma di certo chi ha già visto il gioco e l’ha finito su PlayStation 4 potrà comunque vivere un’esperienza aggiuntiva interessante (ricordatevi che potrete esportare con tranquillità i vostri salvataggi da PS4 a PS5).
Non mancano infine tante attività secondarie che aggiungono profondità al mondo di gioco, come le corse automobilistiche, il poligono di tiro e tanti minigiochi; tutto questo, affiancato alle missioni extra, rendono l’esperienza del titolo un plus necessario per provare ciò che c’è nella mente di Kojima al massimo della potenza, pena la possibilità di perdersi anche solo qualche dettaglio aggiuntivo decisamente in contesto con la lore creata per il mondo di gioco.
Un epopea fantastica
Insomma, Death Stranding ha vissuto una particolare epopea a partire dalla versione PlayStation 4, passando per il porting PC fino ad oggi, con l’arrivo della versione PlayStation 5. Come tutto, anche questo gioco è cresciuto e si è evoluto col tempo (e con l’utenza). Analizzando nel dettaglio, l’esperienza PlayStation 4 ha sicuramente avuto il suo bellissimo percorso, conquistando tantissimi fan e dando valore all’idea di Kojima che, fino a poco prima dell’uscita, non era stata molto chiara. L’arrivo su PC ha sicuramente aperto le porte ai giocatori non possessori di console Sony, ma tutto questo rimaneva comunque bloccato – o meglio ostacolato – dalle barriere poste all’inizio del gioco, che richiedeva sicuramente un po’ di pazienza per capire per bene come muoversi in questo strano mondo.
Death Stranding Director’s Cut non è solo una versione nuova del gioco, né una remastered PlayStation 5, e nemmeno un DLC per i fan o una trovata commerciale. O magari è tutto questo e di più: se ci pensiamo, l’esperienza di questo gioco non solo dà ai fan di vecchia data accesso ad una serie di nuovi contenuti, ma permette a chi non è riuscito la prima volta ad avvicinarsi al gioco, di ottenere ora degli aiuti concreti. Alcune aggiunte infatti, che potranno essere sbloccate avanzando, renderanno il gioco più semplice per chi vorrà, senza però togliere la possibilità a chi ama le missioni impossibili di compierle a piedi, metro dopo metro, bilanciando di volta in volta il carico sulle spalle.
Ultima nota va fatta sull’aggiornamento: essendo alla fine una remastered con DLC integrato e una serie di migliorie di cui tener conto, il fatto di poter passare dalla versione PlayStation 4 a quella PlayStation 5 (Digital Deluxe) con soli 10€ riesce a unire la politica di trasposizione delle perle uscite su PS4 nella Next-Gen ad un prezzo accessibile (e sicuramente inferiore di qualunque DLC pubblicato fino ad oggi).