Era il lontano 1997, precisamente l’11 luglio, quando il primo capitolo Playstation 1 di SaGa vide la luce in Giappone; in realtà, però, si trattava del settimo capitolo di questa serie di videogiochi nata anni prima. Il titolo travalicò i confini giapponesi nel 1998, un ritardo che presumibilmente aveva rapporti stretti col modo in cui i suoi fautori percepivano il mercato videoludico fuori da questi. Il tutto, comunque, avvenne in sordina, anche perché come videogioco dovette fare i conti con moltissimi capolavori che all’epoca rivoluzionarono da cima a fondo la storia del medium, primo fra tutti Final Fantasy 7. Stiamo parlando della fine degli anni novanta, di un periodo storico in cui i videogiochi si trovarono a vivere una fase di transizione estremamente delicata, ma fondamentale per quelli che sarebbero stati i progetti futuri. In quegli anni uscirono anche altri capisaldi del gaming, mostri del calibro di Tekken 3 (1997), Oddworld:Abe’s Odissey (1997) e Metal Gear Solid (1997), soltanto per citarne alcuni.
Proprio per questo motivo, specialmente tra le generazioni nostrane, SaGa fu un titolo che non fece troppo scalpore (data la sua assenza ufficiale in Europa), soprattutto se contestualizzato con un mercato vorace che presentava alternative come quelle appena citate. Resta dunque fondamentale per questa recensione di SaGa Frontier Remastered introdurre il tutto cercando anche di chiarire le motivazioni che ad oggi hanno condotto questa serie di videogiochi su una china che, almeno in terra nostrana, meriterebbe molta più attenzione. Se si legge questo SaGa Frontier Remastered alla luce di quella che fu la sua primissima accoglienza fuori dal Giappone, diventano centrali gli intenti storici che il tutto potrebbe tranquillamente assumere, come una sorta di restauro che non punta soltanto alle vendite sulla nostalgia, ma al reintrodurre un vero e proprio pezzo di storia in un’attualità che talvolta tende a dimenticare le proprie radici. Forse Square Enix questa volta ha cercato di guardare al passato con un rispetto piuttosto affascinante, verso quello che fu un prodotto molto importante per la sua stessa storia.
Revisionare un classico con rispetto
Il ritrovarsi, nel 2021, a parlare di SaGa Frontier remastered in una recensione risulta affascinante, anche perché come videogioco, nella sua struttura, riesce tranquillamente ad aprire gli occhi su quella che è stata la strada che il medium ha vissuto. Inoltrarsi nei meandri di un jrpg di questo tipo conduce inevitabilmente indietro nel tempo, in un’era che ad oggi sembra lontana anni luce, eppure ancora appena percettibile nei nuovi lavori, specialmente in quelli che si muovono nello stesso genere. Questa remastered, però, non si limita solamente a rievocare il passato, fornendo una visione chiara di quei lavori che hanno gettato le basi di alcune saghe che ancora oggi vendono milioni di copie, bensì si tratta di un lavoro che guarda anche a tutti i fan storici che negli anni sono rimasti silenziosamente legati a questo capitolo e agli altri.
Con SaGa Frontier Remastered vi troverete tra le mani un titolo che fin dal principio parrebbe essere lo stesso dal punto di vista strutturale, ma che così non è, data la presenza di tante piccole e grandi migliorie. Prima fra tutte l’aggiunta della linea narrativa di un personaggio che non era presente nella versione originale del titolo, ovvero Fuse. Alcune voci negli anni suggerirono che fin dal primo progetto avrebbe dovuto esserci un protagonista in più in seguito eliminato inspiegabilmente. Adesso l’avventura di questo SaGa in particolare si sviluppa attraverso otto strade ben distinte, le quali troveranno un loro svolgimento soltanto in base a quelle che saranno le vostre scelte.
All’avvio, come dicevamo, questo SaGa Frontier sembra apparentemente identico al passato, anche se alcune sue dinamiche interattive sono state rinfrescate fin dai primissimi passi nei vari menù. Come sempre dovrete scegliere con quale personaggio cominciare la vostra avventura. Ogni personaggio ha una storia a sé stante con cui, in alcune occasioni, vi sarà la possibilità anche di entrare a contatto con gli altri. La scelta iniziale sarà guidata da una breve descrizione del personaggio stesso, e da un’ulteriore scelta da prendere solamente all’inizio. Questa remastered, infatti, offre la possibilità di iniziare la partita in due modi diversi; passando attraverso le varie aggiunte che offre oggi oppure affrontando i vari eventi in una modalità old school che plasma il titolo nello stesso identico modo visto ed affrontato in passato (mirata ovviamente ai più puritani e nostalgici).
E’ importante ricordare però la presenza, in SaGa Frontier Remastered, di alcune ulteriori scene in passato tagliate, eventi che approfondiscono le dinamiche di specifici personaggi, offrendo anche nuovi spunti riflessivi ed emotivi. Tutto torna, dunque, nelle mani del giocatore stesso, in questo jrpg che già in passato si era distinto da moltissimi altri prodotti sul mercato, puntando su una narrazione più frammentata ma comunque specifica in cui muoversi. Il fatto di dover scegliere una singola strada ogni volta, in realtà, contribuisce ad approfondire alcune dinamiche del mondo di gioco, offrendo più punti di vista in merito a parecchie vicissitudini e dettagli, e premendo moltissimo sul modo che ognuno dei vari protagonisti ha di interpretare il vastissimo mondo che li circonda.
Rinfrescare un minimo
Avviare una partita in SaGa Frontier significa lanciarsi nella storia di uno degli otto personaggi e vivere le varie vicissitudini che lo vedono al suo centro. Se si sceglie di procedere attraverso le aggiunte della remastered, fin dal principio ci si troverà fra le mani un titolo che è stato un minimo svecchiato in alcune sue cose. Il giocatore, in questa particolare versione, potrà, oltre ad accedere ai vari menù (qui rielaborati in una chiave estetica differente, che ricalca una modernità un tantino più geometrica che in passato, con le varie scelte facilmente leggibili e ordinate), scegliere di salvare la partita in qualsiasi momento con il Quick Save (attivabile attraverso una precisa combinazione di tasti), essere accompagnato dal salvataggio automatico, accedere alle opzioni di gioco, e velocizzare le varie situazioni (dialoghi, movimenti nella mappa e scontri) attraverso un tasto apposito indicato a schermo. Inoltre è stata aggiunta la possibilità, dopo l’end game, di ricominciare il tutto in New Game +, quindi mantenendo tecniche, attributi e il resto; inoltre, se si è curiosi, questa remastered consente di dare un’occhiata anche alla situazione che stanno vivendo gli altri protagonisti attraverso un diagramma apposito.
Storicamente parlando questo capitolo di SaGa – ma anche gli altri – è considerato non particolarmente friendly, non troppo facilmente approcciabile dai novizi. Già nel 1997 questi videogiochi avevano la fama di non aprirsi troppo verso coloro che avessero intenzione di giocarci per la prima volta, risultando abbastanza difficili ed ostici per alcune cose, soprattutto fuori dal Giappone. Con SaGa Frontier Remastered abbiamo a che fare con un titolo che non è troppo diverso dal passato, permettendoci di toccar con mano un’esperienza che, andando oltre le aggiunte, si mostra più o meno identica alla produzione originale. Si tratta dunque di un gioco che, volente o nolente, resta figlio della sua epoca, specialmente a livello strutturale; dunque tutte le varie difficoltà riscontrate in passato le ritroviamo pari e patte anche in questa versione. Non si parla, però, soltanto degli scontri, ma anche del modo stesso in cui il mondo di questo SaGa parla al giocatore, del modo in cui vengono introdotte, ad esempio, le dinamiche di avanzamento nelle varie situazioni.
Come in passato non vi sarà alcun suggerimento su quello che si dovrà fare durante le varie avventure. E’ importante, in una recensione di questo Saga Frontier Remastered, specificare questo tipo di approccio, il quale risulterà estremamente inaspettato, in particolare verso le nuove generazioni di videogiocatori. Tutto ciò amplificherà notevolmente le fasi di esplorazione, fasi che alla lunga potrebbero arrivare anche a stuccare. Certo, non si tratta di un qualcosa di condannabile, dato che comunque stiamo parlando di un vero e proprio restauro in piena regola, restauro che tiene estremamente conto delle origini e soprattutto dell’identità di questo videogioco, andando quindi a rispettarlo, a rispettarne le radici fino in fondo. La chiave di lettura più curiosa resta proprio questa, l’incardinare il progetto attuale in una identificazione legante il passato al presente, in un rispetto che stupisce.
Una mano per i novizi di SaGa Frontier Remastered
Una delle caratteristiche più interessanti e soprattutto utili di cui vogliamo parlare in questa recensione di SaGa Frontier Remastered risiede nella possibilità, per il giocatore, di consultare le cosiddette Instructions. Queste si pongono come una vera e propria guida introduttiva al mondo di gioco, ai vari personaggi, alle loro razze di appartenenza, ma anche spiegazioni nei confronti della varie dinamiche ludiche, quindi sulle battaglie, sulle abilità, sugli oggetti ed armi… divenendo un aiuto che risulterà fondamentale per tutti coloro che non hanno mai toccato questi videogiochi. Tecnicamente parlando, ci troviamo innanzi a un risultato che alterna momenti parecchio pittorici ad altri non troppo curati. Certamente il lavoro principale si è concentrato sul design dei vari personaggi, occupandosi anche dei vari fondali che li circondano mano a mano. Questi, nei momenti di esplorazione, sono stati rielaborati attraverso una cura che ancora oggi riesce ad emozionare, complice anche il comparto artistico delle origini, adesso palesemente svecchiato.
Per quanto concerne invece il lavoro estetico attuato con gli scontri, lì la situazione risulta abbastanza altalenante, sia per quanto concerne gli sfondi, sia per ciò che riguarda il design di alcuni nemici che restano abbastanza indefiniti, sotto certi aspetti. Fra le mani, resta comunque un’esperienza di gioco complessivamente fluida, più che in passato, capace di coinvolgere tranquillamente nei suoi meandri, pur nelle limitazioni temporali del genere di appartenenza. La colonna sonora, la caratterizzazione (pur anacronistica a livello narrativo, figlia del suo tempo), e le varie vicende, risultano ancora oggi abbastanza riuscite nel loro insieme, segnando l’approdo europeo di un titolo che in passato è stato vissuto abbastanza in sordina dai suoi appassionati.