Quando si parla di Dragon Quest si parla indubbiamente di una serie di videogiochi che ha partecipato alle fondamenta del medium, che ha gettato ed amplificato le basi di un genere che ancora oggi genera il medesimo fascino di ieri, che ha disegnato un nuovo modo di fare videogiochi con possibilità culturali a cui l’Europa è giunta tardi. E’ proprio questo fascino ad alimentare, ancora oggi, tutto l’interesse nei suoi confronti, portando giocatori vecchi e nuovi a sperimentarne le caratteristiche che si rinnovano, pur rimanendo sempre ancorate a una tradizione che continua a risplendere, anche a confronto con i passi avanti che abbiamo toccato con mano. Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta torna nuovamente sugli scaffali con tutta una serie di aggiunte che conosciamo (richieste in precedenza a Square Enix), rompendo però i limiti precedenti, parlando di console.
Partendo dal presupposto che l’undicesimo capitolo di questa saga è riuscito facilmente a stregare i cuori del grande pubblico con un prodotto che da un lato ripropone e dall’altro svecchia, una speranza nei confronti di nuovi elementi aggiuntivi non ha mai smesso di tormentare i cuori degli appassionati. Con l’uscita della Definitive Edition su Switch in molti sono rimasti a bocca asciutta, anche perché la pubblicazione di un vero e proprio gioco “nuovo” ha inspirato non poche riflessioni in merito, pur mantenendo alti gli standard generali. L’idea verso il progetto però non è mutata, portando alla realizzazione dell’attuale Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta, ora disponibile su Playstation 4, Nintendo Switch, Xbox One, Nintendo 3DS e Microsoft Windows.
Una storia che si ripete… forse
Con Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta ci troviamo davanti a un gioco che definire classico è riduttivo. Il titolo si sviluppa lungo una trama che sa cogliere gli elementi migliori della “vecchia scuola” costruendo una serie di situazioni che, impiantate in un contesto fantasy fiabesco, riescono ad ammaliare, complice anche il tocco del maestro Toriyama che, fra curve e spigoli contribuisce al valore generale. L’identità classica però non si limita soltanto alla storia, nella quale ci troveremo ad indossare i panni di un prescelto, cosiddetto Lucente, impegnato in una fuga che lo farà viaggiare lungo tutto il regno, accompagnato da un gruppo di alleati tutti con una storia da raccontare (una delle aggiunte più curiose di questa versione risiede proprio nell’approfondimento delle storie di questi personaggi, qui attuata attraverso personali missioni secondarie dedicate). La nascita e l’abbandono, la crescita in un paese tranquillo ed isolato, la scoperta del proprio potere innato, queste dinamiche estremamente familiari disegnano le radici di una storia non troppo complessa, ma comunque ben scritta, in un mondo di gioco estremamente vasto, ricco di segreti, sfide e un mistero che attende di essere rivelato.
Il mondo di Dragon Quest XI S: Echi di un’era dimenticata è immenso, anche se non si tratta di un effettivo open world, ma di una serie di aree liberamente esplorabili, tutte legate da brevi collegamenti (ricordando moltissimo, ad esempio, Final Fantasy X per la sua struttura). Ognuna di esse, comunque, è caratterizzata da uno stile unico pronto a sorprendere sia per il suo design generale, sia per l’estetica dei suoi abitanti, sia per le possibilità esplorative che ha da offrire a chi ci si avventurerà. Oltre a tutto ciò, il giocatore potrà inoltrarsi nelle ispiratissime città piene zeppe di cose da guardare ed imparare sia sul quotidiano vivere del mondo di gioco, sia su quanto si ha davanti, parlando coi passanti, esplorando le abitazioni o leggendo libri… ogni spostamento è comunque regolato da cavalcature e dal teletrasporto, utilizzabili attraverso gli appositi strumenti.
Parlando invece del gameplay, si torna nei meandri del “classico”, con un sistema che si delinea perfettamente con il genere di appartenenza jrpg, costruito dunque sulla strategia e sulle capacità di ogni singolo membro del party. Questi posso essere sviluppati sia attraverso gli acquisti, la creazione e la personalizzazione in appositi negozi (armi, indumenti, accessori), sia attraverso la crescita di livello e all’interno della schermata delle abilità; tutto sta al giocatore che con le sue scelte potrà concentrarsi su una ramo piuttosto che su un altro.
Cosa c’è di nuovo in Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta?
Tutte le aggiunte che troverete in questa versione del titolo sono le stesse identiche attuate nella sua versione per Nintendo Switch, con un lieve miglioramento grafico, dovuto ovviamente all’approdo su console e PC. Innanzitutto, una delle novità più curiose risiede nella modalità 2D, modalità che trasformerà radicalmente grafica, design e struttura del titolo, trasponendolo secondo gli standard più “antichi” della serie, riallacciandosi quindi a un tipo di nostalgia che qui non stucca ma rapisce nella sua cura generale. Il giocatore potrà immergersi in questa modalità in qualsiasi momento attraverso il menù apposito oppure tramite i sacerdoti nelle chiese, con il risultato di rigiocare un capitolo della trama seguendo le regole della pixel art dei 16-bit che i fan storici conoscono molto bene. La scelta delle dimensioni è quindi tutta soggettiva, intrigante per alcuni dettagli posti in alcuni luoghi piuttosto che in altri… nella 2D, infatti, l’architettura dei vari luoghi e dungeon cambierà un minimo, e con essa anche la posizione di alcuni segreti e tesori, il tutto disegnato dal famigerato ritorno degli incontri casuali.
Un’altra novità importante di Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta risiede nella rielaborazione e riconduzione della celebre colonna sonora adesso valorizzata da una sensibilità esecutiva musicale, la quale, partendo dagli elementi orchestrali, riesce a toccare corde evocative, anche personali, con picchi di barocchismo e qualche nuova sinfonia. Questa potrà essere cambiata, sempre a piacimento, in qualsivoglia frangente e muterà, ovviamente, col passaggio alla suddetta modalità.
Dal punto di vista pratico, invece, in questa edizione si avrà anche il controllo della velocità delle battaglie con differenti versioni (normale, alta e frenetica), si potranno saltare le cutscene, si potrà accedere alle cavalcature tramite un menù apposito (comandi rapidi), evitando l’affannosa ricerca delle campane, con anche l’aggiunta di cavalcature inedite che faciliteranno ulteriormente gli spostamenti e alcune “facilitazioni da campo” molto interessanti (come la forgia da viaggio, ad esempio). Inoltre il protagonista, nel corso dell’esplorazione a piedi, sarà seguito dai vari personaggi del party, i quali faranno la loro comparsa a schermo. Ultima, ma non per importanza, la modalità fotografica, con la possibilità di sperimentare sia con i protagonisti che con l’inquadratura stessa.
Con Dragon Quest XI S: Echi di un’era perduta ci troviamo davanti ad un gioco mastodontico, un’opera che già nella sua versione base portava ad una spesa minima di almeno 50 ore, senza parlare di tutte le attività secondarie disponibili. Con questa nuova edizione Square Enix è riuscita a costruire un prodotto che non soltanto arricchisce e approfondisce l’esperienza precedente, impreziosendola, ma ne velocizza e rinfresca gli aspetti più spigolosi, rendendone anche la fruizione estremamente più accessibile.