La saga di Resident Evil ha sempre avuto del fascino: a partire dalla villa sulle montagne Arklay fino ad arrivare alle vicende della famiglia Baker, ogni tassello della storia porta al contempo novità e tradizione. Se infatti andiamo a ricostruire la serie, solo con Code: Veronica assistiamo ad un cambiamento dalla semplice declinazione zombi (che semplice non è mai stata). Forse proprio questa evoluzione nel tempo ha reso non solo graditi, ma necessari, questi due remake. Se quindi abbiamo già vissuto le vicende di Leon e Claire in Resident Evil 2, ora è il turno di Jill Valentine, nel suo Resident Evil 3.
Prima di partire, vanno subito chiariti due punti importanti: Jill non è una nuova figura, e soprattutto non è una novellina. L’agente S.T.A.R.S. fa parte infatti di uno dei due protagonisti del primo capitolo (che potete rigiocare insieme a Resident Evil Zero nelle remastered nate dalla versione GameCube), ma soprattutto non è né un poliziotto al suo primo giorno di lavoro, né una studentessa universitaria alla ricerca del fratello. Per questo motivo le dinamiche di Resident Evil 3, proprio come fu per la versione originale, sono più action (e lo diventano maggiormente in questo remake anche grazie al sistema di controllo, più vicino ai capitoli recenti che a quelli vecchi).
Se siete interessati a scoprire tutto su Resident Evil: Resistance, la modalità online disponibile all’interno di Resident Evil 3, potete trovare la nostra recensione nel link sottostante.
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Nel frattempo…
La storia di Jill Valentine inizia un giorno prima e finisce un giorno dopo quella di Resident Evil 2. Dopo aver ucciso il Tyrant del primo capitolo, mentre Chris Redfield è partito per l’Europa con l’obiettivo di smantellare completamente l’Umbrella, Jill decide di rimanere a Raccoon City qualche giorno per controllare l’Umbrella e indagare sull’accaduto. La storia parte proprio da qui, ma stavolta in modo diverso: la parte iniziale, infatti, è molto più strutturata in confronto all’originale, spingendo il giocatore nel vortice degli avvenimenti in modo più realistico (grazie anche ai mezzi a disposizione). Con il solo obiettivo di salvarsi, Jill incontrerà dei mercenari al solo dell’Umbrella, facenti parte della U.B.C.S. (Umbrella Biohazard Contromisure Servicem), tra cui figura anche Carlos Oliveira, personaggio che in questo remake trova nuova linfa vitale, grazie soprattutto a più tempo su schermo, a una caratterizzazione maggiore e a una simpatia ben più definita.
Il gioco ci porterà principalmente a vivere la storia nei panni di Jill, fatta eccezione di qualche scena dove invece prenderemo il comando di Carlos. Entrambi soldati addestrati, saranno decisamente più divertenti da muovere tra zombie e nemici, soprattutto grazie al loro arsenale e alle loro abilità. Come nell’originale, Jill saprà schivare i colpi nemici: in caso riusciste a spingere il pulsante nel momento giusto, questo vi darà la possibilità di schivare con una capriola l’attacco (in modo molto coreografico). Carlos, con lo stesso tasto, potrà invece intercettare i nemici nel momento dell’attacco con un pugno degno di quelli di Chris Redfield. Anche le munizioni in questo caso saranno maggiori: tutta l’anima del gioco sembra essere molto più action, soprattutto nella seconda metà dell’avventura.
Forte infine di un fan service ovviamente dedicato ai fan di vecchia generazione, Resident Evil 3 in questa nuova forma non perde quegli iconici momenti vissuti nel 1999, ma al contrario li amplia: se da un lato quindi il comparto grafico saprà rendere cosi veritiere quelle scene, dall’altro gli sceneggiatori hanno implementato decisamente meglio il capitolo con la storia della saga. La ricercatezza dei dettagli si vede inoltre anche nei dialoghi, sicuramente più adatti al pubblico odierno ma fedeli all’originale. Ciò che non rimane fedele, almeno non del tutto, è invece lo svolgersi degli eventi: alcune scene e soprattutto il correre della trama sono stati sistemati, se non addirittura ottimizzati, risultando ora più realistici. Mancheranno quindi alcune fasi del gioco che, in un modo o nell’altro, sono state riviste, modificate, alterate o semplicemente cancellate.
Il Persecutore
Resident Evil 3 fu storico anche per il suo titolo: per la prima volta, compariva infatti accanto al nome del gioco anche la parola Nemesis. Questo era ed è il nome del grande nemico che caratterizza questo capitolo, che stranamente non incrocia i malcapitati di Resident Evil 2, ma che riesce a stare appresso per tutto il tempo a Jill. Nonostante la rivisitazione estetica del nemico, Nemesis anche in questo remake ha lo stesso obiettivo: differentemente dal classico, invece, il modo in cui le cose andranno avanti per lui saranno leggermente diverse, quanto basta a rendere più adatto al 2020 il suo perseguire Jill ma senza stravolgere la sua natura.
Ciò che risulta un po’ stravolto invece è il modo in cui si evolve la trama: come abbiamo detto prima, l’ottimizzazione c’è stata in modo più marcato in questo terzo capitolo, alcune location ed alcuni dettagli sono stati completamente eliminati, in favore di un’intreccio più adatto all’utenza odierna. Per il resto i punti cardine non sono cambiati, rendendo questo Resident Evil 3 un’appagante esperienza a prescindere dalla durata.
In termini di gameplay, il sistema più action è ulteriormente accentuato dalla rimozione di gran parte degli enigmi: essi infatti lasciano spazio ad una corsa più veloce verso la fuga. Ne rimane qualcuno, soprattutto per i collezionabili, ma diventa irrisorio in confronto alla mole di puzzle che coloravano l’originale. Eliminate anche le scelte e la presenza “costrittoria” del Nemesis: nel primo caso non avremo modo di fare delle scelte (che nell’originale influenzano leggermente la trama), mentre nel secondo abbiamo la prima vera pecca del gioco. Purtroppo il Tyrant di Resident Evil 3 nel gioco del 1999 era molto più presente: questo essere perseguitava Jill in lungo e in largo, comparendo spesso nella sua forma iniziale e, solo più avanti, nelle forme mutate. Stavolta invece la mutazione inizia quasi subito, lasciando un po’ l’amaro in bocca a chi si aspettava di più. Anche la sezione iniziale, quella della città, diventa paradossalmente una macchia di ciò che era nell’originale, sebbene sia uno dei pochi momenti non legati alla storia dove il Nemesis vi prova ad acchiappare. Per il resto, questo nemico ora è decisamente strutturato meglio: più veloce e dinamico, riesce a dare maggior filo da torcere.
Parola d’ordine: Remake
Resident Evil 3 sfrutta al meglio il RE Engine: ottimizzato meglio del precedente capitolo, le espressioni sono più definite e la grafica generale risulta uscirne migliorata. Anche i nemici, in numero maggiore per quanto riguarda le tipologie, sembrano avere una IA migliore (per quanto possa essere intelligente uno zombie). Il gioco purtroppo – rimanendo fedele all’originale – ha una durata vicina alle 5 ore per completare la campagna: ovviamente ulteriori livelli di difficoltà permettono di rigiocare la storia, sfruttando anche un sistema di sfide da completare che vi occuperanno del tempo (e vi daranno come premio una valuta per sbloccare modelli, concept art e tanto altro).
Quando parliamo di Remake, in fondo parliamo proprio di questo: prendere un titolo, un prodotto, un’opera passata e ripresentarla al pubblico odierno. Questo comporta limare alcuni errori passati, magari capiti solo dopo aver ricevuto un feedback prolungato e dettagliato per oltre 20 anni. Purtroppo la longevità sarebbe stata da rivedere, magari ampliando la trama e inserendo nuove scene, ma in fondo non possiamo vedere questa caratteristica come troppo debilitante. Per il resto, come sempre il lavoro di conversione è certosino, e persino la sua componente più action (che nell’originale faticava a fuoriuscire a causa del gameplay). Dietro a tutto però, credo ci sia anche una voglia da parte di Capcom di ridefinire queste trame ormai vecchie e renderle più in linea con la saga, ora che questa sembra essere decisamente ben marcata (e quasi lontana da quegli zombie poligonali di una volta).