Una Pallottola Spuntata (2025) Recensione: il reboot con Liam Neeson raccoglie l’eredità con umiltà e sorpresa

A riportare in auge il genere, arriva Una Pallottola Spuntata con protagonisti Liam Neeson e Pamela Anderson. Ecco la nostra recensione!

Giorgio Maria Aloi
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Lettura da 9 minuti

Una Pallottola Spuntata è un film del 2025 diretto da Akiva Schaffer, il quale si è occupato anche della sceneggiatura assieme a Dan Gregor e Doug Mand. Si tratta del reboot della saga Una Pallottola Spuntata con protagonista Leslie Nielsen iniziata col film uscito nel 1988, proseguita poi con Una Pallottola Spuntata 2 1/2 – L’Odore Della Paura (1991) e Una Pallottola Spuntata 33 1/3 – L’Insulto Finale (1994). Il protagonista di questo nuovo film è Liam Neeson, affiancato da Pamela Anderson, Paul Walter Hauser, Danny Huston ed altri.

Dopo Frank Drebin, entra in azione il figlio

Frank Drebin Jr. (Liam Neeson) ha ereditato dal padre l’infallibilità nel catturare i criminali, ma anche la goffaggine e l’atteggiamento anti-sociale, che lo rende spesso più un pericolo che una risorsa per le forze della Legge. Dopo aver sgominato una rapina, Frank si concentra su un caso di possibile suicidio, e questo lo porta sulle tracce di un magnate di nome Richard Cane (Danny Huston). Quest’ultimo gestisce una società di tecnologia avanzata e sta escogitando un piano machiavellico per riportare l’umanità ad uno stato primordiale. Ma Cane non deve sottovalutare Frank: il goffo ma determinato poliziotto non si fermerà davanti a niente per sabotare il suo malefico piano.

Dagli ’80 ad oggi, Una Pallottola Spuntata è adatto al 2025?

Una Pallottola Spuntata è divenuto un cult della commedia demenziale o si oserebbe dire, un’icona degli anni ’80 e del decennio successivo. Tralasciando il comparto tecnico sui generis e la trama poliziesca decostruita e raccontata in maniera comica (o forse meglio dire, demenziale), Una Pallottola Spuntata ha raccolto l’eredità (“eredità” è una delle parole chiave di questo nuovo capitolo) de L’Aereo Più Pazzo Del Mondo e ha dato una nuova sfaccettatura al genere commedia. Sono film che miravano alla decostruzione del poliziesco alla Clint Eastwood, risultando delle parodie del genere stesso e di alcune scene di altri cult iconici. Possono essere apprezzati solo da chi ha un po’ d’ironia e ha voglia di “spegnere il cervello” per quasi un’oretta e mezza, arrivando a ridere fino a sentire dolore agli addominali.

La carta migliore per il successo è stata il fatto che il film non aveva alcuna intenzione di prendersi sul serio e il pubblico lo sapeva, nonostante la presenza di scene e battute demenziali che sfioravano l’assurdo, ma non importava: il pubblico di allora si divertiva e c’era un umorismo diverso ai tempi. Sì, perché oggi le cose sono ben diverse e la società è stata invasa dal movimento woke, dal politicamente corretto, e ci sono pure persone più “puntigliose” che non apprezzano un certo tipo di umorismo. L’idea di un nuovo capitolo di Una Pallottola Spuntata è stato un azzardo, ed è subentrato il dilemma tra il “Si può realizzare un film del genere oggi?” e il “Ci si dovrà adattare?”. Dopo la visione di questo reboot, si può constatare che c’è una buona fetta di pubblico che ancora oggi è alla ricerca di questo tipo di umorismo e che si può realizzare questo tipo di commedia, come se non fosse mai passata di moda.

Liam Neeson raccoglie l’eredità di Leslie Nielsen

Il nuovo film è un’osmosi tra sequel e reboot e quindi, è stato realizzato sia per coloro che hanno visto la trilogia con Nielsen, sia per chi si affaccia per la prima volta a tale saga (o a questo tipo di umorismo). In pratica, da un lato tiene conto di tutto quello che è successo in passato, con tanto di riferimenti e similitudini; dall’altro, invece, fa in modo che il nuovo pubblico non si ritrovi spaesato e possa affacciarsi direttamente al film con Liam Neeson.

Il nuovo capitolo cerca di avvicinarsi alla trilogia originale con umiltà e pur rimanendo qualche passo indietro ai precedenti, riesce a divertire e a non prendersi sul serio (e va bene così). In un certo senso, è come se questo tipo di umorismo e la decostruzione del genere non siano mai passati di moda. Non fa dimenticare Frank Drebin Sr, ma Drebin Jr. cerca di onorare la memoria del padre e di essere alla sua altezza, riuscendoci in qualche modo e con qualche fatica. C’è una differenza tra i due: Leslie Nielsen aveva trovato la sua dimensione e il film aveva tracciato la sua strada di comico, che ha percorso fino alla fine; Liam Neeson, invece, prova a smantellare la sua figura di duro uomo d’azione costruitasi nel corso degli anni, cambiando ogni tanto con il genere drammatico, e in effetti, solo lui poteva permettersi il lusso di farlo. Ci vuole anche dell’autoironia per riuscirci, e ha dimostrato di averne a sufficienza per farlo. Ma tolto questo e il fatto che siano due generazioni differenti, hanno molto in comune e Neeson cerca di mandare avanti l’eredità di Nielsen, come se i due fossero davvero padre e figlio.

Quali sono pregi e difetti?

Mentre Frank Drebin Jr. raccoglie l’eredità del padre e cerca di renderlo orgoglioso e di fare il suo dovere di poliziotto (tra avventure e gag esilaranti), anche il film in cui è il protagonista cerca di essere all’altezza dei precedenti e di svolgere lo stesso compito di intrattenere e divertire il pubblico. Si può dire che con sorpresa, ci riesce in modo umile senza dimenticare le origini, rimanendo però qualche passo indietro. Non è necessariamente un difetto, perché in realtà non ha mai avuto l’obiettivo di superarli, ma di esserne all’altezza e dimostrare che ancora oggi questo genere di commedia funziona bene.

In un certo senso, la trama corre verso il suo obiettivo senza curare alcuni dettagli tecnici un po’ come fa il protagonista che per inseguire e catturare i criminali, non si rende conto di tutto quello che gli sta attorno e combina disastri. Il film fa esattamente lo stesso, tra un omaggio al passato e qualche passo falso, sia tecnico che narrativo, c’entra l’obiettivo e se ci si chiude un occhio, ci si passa sopra. I veterani si divertiranno, ma andranno incontro alla mancanza di plot twist e di elementi innovativi. Quindi, si può considerare più un’operazione di “richiamo alla nostalgia” e “omaggio al passato”, ma i nostalgici (soprattutto, i meno puntigliosi) non faranno caso alla mancanza di innovazione, e si divertiranno (così come faranno i nuovi probabili fan), come hanno fatto nei precedenti episodi.

La trama è la stessa alla fine, con il magnate che usa il suo impero per nascondere i suoi piani criminali, con una “bella” da salvare, con un poliziotto sopra le righe e che compie indagini a modo suo, e soprattutto con gag esilaranti: questa trama è stata realizzata con una sceneggiatura geniale, ma che ogni tanto sbaglia i momenti per tirare fuori le gag e le battute, osando troppo in qualche scena. Tolto questo, è una pellicola spensierata da vedere in una sera dopo una giornata passata a svolgere i propri doveri.

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