Il “DL Rilancio” è il nuovo pacchetto di misure, corrispondente a 155 miliardi di euro, stanziato dal Governo italiano per far fronte alla crisi economica che ha colpito l’Italia, in seguito allo scoppio della pandemia COVID-19. All’interno del decreto vengono per la prima volta distribuiti dei contributi a fondo perduto destinati all’intrattenimento digitale. Il “First Playable Fund” prevede, infatti, una dotazione iniziale di 4 milioni di euro per l’anno 2020.
Come funziona il Fondo
Il Fondo di cui al comma 12 è finalizzato a sostenere le fasi di concezione e pre-produzione dei videogames, necessarie alla realizzazione di prototipi, tramite l’erogazione di contributi a fondo perduto, riconosciuti nella misura del 50 per cento delle spese ammissibili, e per un importo compreso da 10.000 euro a 200.000 euro per singolo prototipo
Lo scopo del Fondo – come possiamo leggere dal testo del DL Rilancio pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – è garantire, alle software house attive sul territorio italiano, la realizzazione di prototipi di giochi. Cosa si intende per prototipo? La prima versione giocabile di un determinato titolo, in gergo tecnico definita First Playable o versione alpha. L’impresa che vorrà ottenere tali fondi, dovrà necessariamente presentare una domanda, e ottenere il parere favorevole da parte della commissione. Tale incentivo potrà essere utilizzato esclusivamente al fine della realizzazione del prototipo. È Interessante notare la presenza, tra le spese ammissibili, delle voci «c) attrezzature tecniche (hardware) acquistate per la realizzazione dei prototipi; d) licenze di software acquistate per la realizzazione dei prototipi.». Nulla vieta, quindi, che tali acquisti possano essere utilizzati anche dopo lo sviluppo del primo prototipo.
Quali sono i requisiti da rispettare
Sono ammessi ai contributi di cui al comma 16, le imprese che: a) abbiano sede legale nello Spazio Economico Europeo; b) siano soggette a tassazione in Italia per effetto della loro residenza fiscale, ovvero per la presenza di una sede operativa in Italia, cui sia riconducibile il prototipo di cui al comma precedente; c) abbiano capitale sociale minimo interamente versato e un patrimonio netto non inferiori a diecimila euro, sia nel caso di imprese costituite sotto forma di società di capitale, sia nel caso di imprese individuali di produzione ovvero costituite sotto forma di società di persone; d) siano in possesso di classificazione ATECO 58.2 o 62;
Inoltre la realizzazione del prototipo va ultimata entro il termine di 18 mesi dal riconoscimento dell’ammissibilità della domanda. La tempistica ci sembra adeguata ai tempi di sviluppo tipici di un titolo Indie, che raramente supera i due anni. Infine, e ci sembra più che giusto sottolinearlo: «il videogioco deve essere destinato alla distribuzione commerciale.»
Cosa ci aspetta in futuro
L’Italia non è l’unico paese europeo ad aver adottato misure di questo tipo. In Francia dal 2008 è disponibile il Fonds d’aide au jeu vidéo che mette a disposizione 4 milioni di euro l’anno; in Germania nel 2019 hanno istituito il Computerspieleförderung des Bundes, fondo da 50 milioni; l’UK Games Fund dal 2015 ha supportato più di 5000 case di sviluppo attive in Gran Bretagna. Facendo un confronto con gli altri paesi, il First Playable Fund potrebbe apparire molto esiguo, ma volendo essere ottimisti, potremmo considerarlo un buon inizio. Ci auguriamo quindi che, da parte degli organi politici e di amministrazione del Paese, ci sia una presa di coscienza nei confronti di un settore molto florido ma spesso sottovalutato. Il rapporto annuale del 2019 di IIDEA, l’Associazione che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia, ha infatti evidenziato un giro d’affari di quasi due miliardi di euro mossi dall’industria videoludica.