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Yakuza 6: The Song of Life – Recensione dell’ultima avventura di Kazuma Kiryu

Dobbiamo farcene una ragione: questo ultimo capitolo di Yakuza è la fine della storia di Kazuma Kiryu, il Drago di Dojima. Yakuza 6: The Song of Life ci porta a vivere quella che, fin da subito, è stata mostrata come l’ultima fatica di Kiryu, personaggio che fin dalla PlayStation 2 è entrato nei cuori dei vecchi fan e che, grazie a Yakuza Kiwami, si è fatto strada nella nuova generazione. Si dice spesso che è più facile iniziare un racconto che concluderlo, e gli storywriter di Yakuza devono averlo provato sulla loro pelle: eppure questo sesto episodio ha coraggio da vendere, sebbene non sia esente da difetti.

La fine di un’era

Abbandonare un personaggio di un videogioco fa sempre male: siamo stati abituati a perdere saghe storiche senza vederne un seguito, ma sapere che un possibile e futuro Yakuza 7 avrà altri personaggi come protagonisti lascia un po’ il vuoto. D’altronde il viaggio di Kiryu in questo sesto capitolo potrebbe pure lasciarvi un po’ l’amaro in bocca a causa di scelte stilistiche audaci e, molto probabilmente, giuste.

yakuza 6

C’è infatti da capire che davanti a voi non troverete né i vasti e profondi Yakuza 0 e Yakuza Kiwami, né le trame complesse e ricche di co-protagonisti di Yakuza 4 e Yakuza 5. The Song of Life è un ibrido, un qualcosa che innova, definisce e migliora, e per farlo sacrifica alcune cose. Principalmente, il canto del cigno di Kiryu vede come protagonista solo ed esclusivamente il Drago di Dojima: questo non si riduce solo al personaggio giocabile, bensì anche a tutta la sceneggiatura, scritta per far vivere al giocatore le esperienze solo ed esclusivamente di Kazuma. Il motore grafico Dragon Engine riesce, ora come non mai, a portare a schermo dei personaggi realistici, ricchi di espressioni e spruzzanti pathos da tutti i pori: questo, insieme alla fotografia e alle riprese, rende Yakuza 6: The Song of Life uno dei migliori capitoli in termini di regia.

L’ostacolo novità viene superato dopo poche ore, e i più coraggiosi, arrivati a capire l’anima di questo sesto capitolo, potranno gustarsi quella che è la migliore avventura dedicata a Kamurocho, nonostante le limitazioni: non aspettatevi infatti la stessa profondità vista nei capitoli precedenti, visto che molti minigiochi spariranno per favorire un approfondimento di quelli che rimarranno. Freccette e pesca infatti hanno completamente rivoluzionato il loro sistema, diventando più ampi e dettagliati: non mancheranno il karaoke e dei cabinati, contenenti giochi come Puyo Puyo e Virtua Fighter 5 Final Showdown.  Anche il ritmo del gioco è diventato più pacato: Kiryu non ha più stili di combattimento, le mosse sono diminuite e la loro concatenazione è diventata più ragionata, quasi a scandire il tempo più lentamente, come gli ultimi battiti di un cuore. La scelta voluta, e abbastanza coraggiosa, riesce a catapultare la serie dedicata alla mafia giapponese verso uno stile più moderno, e tra questo e il nuovo motore grafico, stavolta abbiamo davanti un vero Yakuza Next-Gen.

Il riposo del Drago

Se non avete avuto modo di provare alcuni capitoli, oppure semplicemente la vostra memoria fa le bizze, il gioco vi permetterà di vedere dei riassunti molto sintetici narranti tutte le trame dei vari capitoli, così da mettervi alla pari in meno di 20 minuti.

L’incipit di tutto il gioco si posiziona proprio alla conclusione di Yakuza 5: le conseguenze delle azioni di Kiryu lo porteranno a passare un periodo in prigione, e porteranno Haruka a dover fronteggiare le rivelazioni fatte sul palco durante il suo concerto. Dopo essere uscito di prigione, Kiryu dovrà di nuovo proteggere Haruka, stavolta in ospedale, perché in pericolo di vita.

Senza fare ulteriori accenni alla trama, di vitale importanza per gustarsi al massimo il gioco, stavolta Kiryu dovrà risolvere non pochi problemi, soprattutto personali, per evitare che le persone a cui tiene finiscano nei guai. Come una riscossione dei conti, Kazuma dovrà affrontare pericoli futuri, presenti e passati, e potrà farlo solo grazie al suo coraggio, alla sua esperienza e alle persone che fanno affidamento su di lui. Avremo modo di discutere del finale, che a molti potrebbe piacere mentre ad altri fare ribrezzo (parliamo di un finale che arriva al settimo capitolo, è scontato che non accontenterà tutti), ma per ora rimane solo da accettare che, nel bene o nel male, stavolta è finita (anche se la speranza è l’ultima a morire).

La scelta di puntare tutto sul Drago di Dojima ha addirittura tolto molto spazio a personaggi storici quali Majima o Daigo, ma giustamente, per evitare il dilungarsi ulteriore del gioco, era necessario stavolta concentrarsi bene su una sola cosa. Ad accompagnare la sempre presente Kamurocho, stage di mille incontri e di tutto il racconto della serie di Yakuza, ci sarà Onomichi, Hiroshima, location davvero importante per lo svolgimento della trama.

La vera novità però, punto cardine che mostra i denti di tutta la produzione, è la scomparsa dei caricamenti: ora per sportarvi dalla strada di Kamurocho ad un negozio non dovrete attendere un tedioso caricamento: basterà aprire la porta, e potrete continuare a giocare senza interruzioni. Anche da dentro gli edifici, la strada mostrerà vita, diventando una delle più vive riproduzioni della famosa città in confronto ai vecchi capitoli. Soltanto i combattimenti richiederanno un leggero caricamento, nemmeno un secondo, probabilmente per cambiare i comandi di gioco da esplorazione a combattimento.

Yakuza 6: The Song of Life

9

Come un ossimoro, Yakuza 6: The Song of Life detta la fine della saga di Kazuma Kiryu, il Drago di Dojima, ma da inizio ad una nuova visione del gioco Yakuza, meno traboccante di contenuti ma con un dettaglio elevato, al punto da rendere il tutto un mondo in cui perdersi dentro. Il Dragon Engine mostra i denti, tendendo al fotorealismo in ogni scena, e questo capitolo è il giusto omaggio a Kiryu, un addio studiato al centesimo. Il giusto gioco per salutare il più coraggioso degli eroi videoludici moderni: fino al prossimo incontro, addio Kazuma.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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