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Wo Long: Fallen Dynasty – Provata la prima parte del gioco

O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare un soulslike con delle variazioni sul tema: è stato il caso di molti giochi usciti negli ultimi anni, e forse sarà il caso anche di questo Wo Long: Fallen Dynasty, action di Team Ninja che abbiamo provato per bene in due capitoli di gioco prima di parlarvene qui.

Parliamo dello stesso team dietro a Nioh, quindi di esperienza ce n’è, seppur questo gioco abbia molti punti di contrasto con quei due giochi che rimaneggiavano il genere secondo lo stile della software house. A poco più di un mese di distanza dall’uscita prevista per il 3 marzo, andiamo a vedere le ultime informazioni utili legate a Wo Long: Fallen Dynasty.

I Tre Regni

Nel gioco controlleremo un avatar personalizzabile, e ci troveremo all’interno della Rivolta dei Turbanti Gialli: il team ha come vizio – per fortuna – quello di contestualizzare le proprie trame all’interno di avvenimenti storici, e anche in questo caso, con Wo Long, impersoneremo un soldato alle prese con qualcosa di realmente accaduto.

Ovviamente però non manca il paranormale, che in questo caso diventa protagonista della ricerca di potere ed eterna giovinezza: questo Elisir infatti sarebbe una delle cose più agognate da molti personaggi dentro al gioco, sebbene abbia degli effetti collaterali evidenti (che riconoscerete subito una volta affrontati i vari boss che ne faranno uso).

Siamo quindi nel 184 d.C., alla fine della tarda dinastia Han. Mentre il mondo è carico di demoni e caos, e la dinastia è sull’orlo del collasso, l’eroe del gioco si troverà immerso nella furia della Rivolta dei Turbanti Gialli, guidata dalla Via dei Taiping di Zhang Jiao, e avrà il compito di reprimerla.

Insomma, se l’intreccio potrebbe ricordare il meccanismo di Nioh legato alla generazione di trame collaterali ad avvenimenti storici, c’è da dire che il sistema usato non invecchia male, ma anzi intriga quanto basta. Se a tutto ciò aggiungiamo anche la scoperta di una parte di storia cinese che non così spesso viene mostrata nei videogiochi, di sicuro per quanto riguarda l’ambientazione ci siamo.

Agilità

Dimenticate invece il sistema di combattimento di Nioh, perché Wo Long: Fallen Dynasty è qualcosa di molto diverso: il gioco punta tutto sull’agilità, dando al personaggio protagonista la capacità di schivare con un pulsante, che se premuto nel momento giusto, produrrà una schivata acrobatica con tanto di counter, utile per stordire i nemici e per aumentare il vostro spirito, sistema che se portato all’incremento vi permetterà di usare tecniche e magie, ma che se esaurito porterà il vostro personaggio a trovarsi allo stremo delle forze.

Insomma, se i soulslike ci hanno spesso insegnato ad essere cauti, in questo caso invece il fulcro del gioco rimane il lanciarsi in mischia: per farlo servirà ovviamente imparare tutti i fondamentali, cosa che vi verrà insegnata nel primo Stage del gioco, ma fidatevi quando vi diciamo che non ci sarà cosa più divertente che trovarsi nello scontro e avere la necessità di riflessi rapidi.

Ciò che spesso accade, quando si parla di un titolo dalla difficoltà elevata, è vedere i giocatori pronti ad allontanarsi, ad andare avanti solo nel momento opportuno, magari avvicinando lo scontro solo in determinati istanti: si chiama strategia, senza dubbio, ma limita di molto il pericolo dei nemici in questo genere di giochi. Wo Long: Fallen Dynasty vi eviterà alla radice questo atteggiamento, considerato che l’unico modo che avrete di evitare lo scontro sarà quello di lanciarvi nel mezzo, parando e schivando nel momento giusto ogni singolo attacco.

A rendere le cose più interessanti, infine, ci pensa il sistema del morale, che aumenterà nel corso dell’esplorazione e vi permetterà farcela contro nemici con il morale uguale o inferiore al vostro: attenzione invece a quei nemici con il morale più alto, in quanto per poterli sconfiggere dovrete prima esplorare a fondo la mappa, combattere nemici e salire.

Ovviamente abbiamo provato poco del gioco, soltanto la prima parte, quindi non possiamo parlare di longevità e di meccaniche avanzate, per quello avremo modo di approfondire in sede di recensione. C’è da dire che nel panorama videoludico del sottogenere dei soulslike però, difficilmente si esce dalla comfort zone e vedere un gioco sperimentare verso questo stile è qualcosa di inaspettato, in senso buono.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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