Wo Long: Fallen Destiny è l’ultima fatica di Team Ninja che unisce le forze al team di sviluppo (e anche publisher in questo caso) di Koei Tecmo. Come potrebbe essere ritrovarsi in una terra orientale, con dei regni in rovina alla ricerca di un dominatore mentre si combattono mostri, demoni e quanto di più brutto possa esserci nei recessi della nostra mente? Ebbene Wo Long: Fallen Destiny cerca di mettere insieme tutto questo, in un calderone non troppo bello da vedere ma che alla fine, su alcune cose, funziona.
Il destino di un regno
Wo Long: Fallen Destiny ha un comparto narrativo pretestuale e di base abbastanza banale: certo, non gli va imputato questo come difetto in quanto l’anima Soulslike del gioco quasi pretende una storia accennata, e Team Ninja inoltre non ha mai brillato in passato per averci regalato storie memorabili. In un paese mistico, il regno dei Quin tenta di vincere una guerra che va avanti da decenni e che vede fronteggiarsi quattro regni in contrapposizione.
Il Re dell’epoca scopre la fonte del vero potere, definita Elisir, e tenta di controllarne la potenza: sfortunatamente le cose non vanno come previsto e l’Elisir si rivela essere un vaso di Pandora, scatenando un male infinito sul mondo intero. Ne consegue la nascita di demoni e mostri, ma non solo: ben più pericoloso è il risveglio dei Draghi, che ora imperversano nell’impero Han. Tutto questo sta per volgere al termine però, visto l’arrivo del nostro protagonista “senza nome”, guidato da un mistico anziano, ottiene il potere dell’Elisir che gli consentirà di fronteggiare i nemici.
Sekiro, Souls e Nioh
Wo Long: Fallen Destiny riassume i tre giochi del titolo di questo paragrafo, rivelandosi come un seguito spirituale, e anche tecnico se vogliamo essere onesti, di Nioh. Gli scontri, basati sulla parata del protagonista, sono tuttavia più indulgenti rispetto ai giochi citati, per cui potreste trovarlo più semplice del solito, consentendo anche a chi non è strettamente un fenomeno in quella disciplina di godersi l’avventura. Obiettivamente, il gioco da il suo meglio quando si concentra in questo sistema di parate e schivate: nonostante potreste tentare scontri uno contro uno, noterete che il gioco tenterà di mettervi sempre al centro di una sfida in cui sarete in svantaggio numerico.
Boss o meno, ciascun nemico mostra un indicatore di parata che, se sfruttato correttamente, vi consentirà di infliggere ingenti danni (considerate che i boss richiederanno parate in sequenza per renderli “vulnerabili”). In generale, il gameplay di Wo Long: Fallen Destiny tenta di rendervi maestro di parata e contrattacco.
Il sistema principe del gioco poi è il livello di Morale: questo si accumula in una barra che accresce in base al numero di parate, agli Stendardi di Guerra trovati e ai colpi che messi a segno, e vi consentirà di essere più incisivi nello scontro. Attenzione però, perché anche i nemici avranno tale valore e dovrete fiaccarne lo “spirito” se vorrete avere la meglio. Tornando a parlare degli Stendardi di Guerra, essi sono l’equivalente dei Falò a cui siamo abituati, capaci di far riaffiorare i nemici nella zona consentendovi di aumentare il livello del morale in vista del boss di turno.
Presso gli Stendardi inoltre potrete spendere il Qi, ovvero la moneta di scambio che vi consentirà di potenziarvi: potrete sbloccare diverse abilità per i diversi stili di combattimento che, neanche a dirlo, sono le stesse posizioni già viste di Nioh e nel suo seguito. Proverete tuttavia più frustrazione nel perdere Morale che Qi, questo è poco ma sicuro, in quanto ne va della vostra sopravvivenza nel gioco.
È bravo ma non si applica
Wo Long: Fallen Destiny è un gioco interessante che si perde nel cercare di dare troppo al giocatore. Eccessiva la varità delle armi bianche che vanno dalle singole spade alle doppie katane, bastoni da combattimento, spade lunghe e armi pesanti, che data la natura del gioco raramente userete (e in caso lo farete, sarà solo dopo aver capito al meglio quanto e come prendere le misure dei nemici). Il sistema multigiocatore è abbastanza funzionale, si tratta del solito sistema proposto dai Souls: potrete essere invasi, invadere un giocatore o evocare un altro player a supporto.
Esistono solo due modalità grafiche, ovvero prestazionale, che da più risalto alla fluidità del gioco, e grafica, che spinge meglio l’estetica rinunciando al framerate: siccome la grafica non è propriamente eccelsa, vi consigliamo la prima delle due.
Parlando proprio di questo, la dinamica di mascherare una grafica di fondo media è tipico delle produzioni Koei Tecmo (e gli riesce assai bene), ma quando tenti di rivolgerti ad un pubblico esigente come chi segue i Soulslike alcuni escamotage alla lunga stancano, e forse da questo punto di vista il team poteva dare qualcosa di più.
Nel complesso Wo Long: Fallen Destiny diverte ma non fa quel salto di qualità che ci si aspettava, non aggiunge nulla al genere, si limita a prendere quanto c’era di buono del passato e riproporlo in un frullato di meccaniche che potreste apprezzare da amanti del genere, odiare se puristi dei Soulslike, e magari scoprire se siete neofiti, dato che comunque presenta un approccio più permissivo.