Wild Hearts – Recensione di una caccia poetica e ispirante

Wild Hearts si rivela come una gemma grezza che Koei Tecmo e Omega Force ci consegnano sotto lo stendardo di EA Originals: ecco la recensione.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 9 minuti
8.3
Wild Hearts

Electronic Arts, al secolo semplicemente EA, ci presenta un nuovo titolo di caccia ai mostri giganti. Si tratta di Wild Hearts, che sotto la bandiera di EA Originals porta avanti l’ambizioso progetto dell’azienda di rendere più grandi ed emozionanti i giochi di sviluppatori già conosciuti, o di supportare piccoli studi e team. Il successo di un gioco spesso dipende dalla potenza economica che un publisher stanzia, ed EA ha molta esperienza unita ad una discreta potenza di fuoco: è così che Koei Tecmo e Omega Force uniscono le forze per portare alla luce un prodotto innovativo, fresco ed indubbiamente originale anche se a primo impatto, Wild Hearts possa sembrare un’accozzaglia di elementi già visti. Tranquilli, perché non è affatto così! Inizia la caccia!

A caccia di Kemono

Nella regione di Azuma, una terra al di là del tempo, vivono i Kemono, formidabili bestie, le cui dimensioni che variano dalle più piccole alle più grandi, con alcuni di loro che sono immensi, palazzi giganteschi che camminano, che combattono e sputano ogni sorta di elemento conosciuto, sia questo fuoco, veleno, acqua o elettricità! Il nostro protagonista fa la conoscenza di Mujina il Musicante, una creatura umanoide dal viso volpesco che ci narra essere un cantastorie, un’ombra che vive e non vive, una sorta di spirito guida del mondo di Azuma, così come si definisce lui. Lo spirito ci chiede di rivelare il nostro aspetto, ed è qui che inizia una selezione del personaggio, che potrà essere personalizzato fin nei minimi dettagli, poi ci verrà chiesto il nostro nome, e di scegliere il tono di voce che preferiamo.

Selezionato il nostro eroe si partirà alla caccia dei Kemono, quelli più grossi e “cattivi” che in genere infestano determinate aree di Azuma: in realtà il nostro protagonista dovrà affrontare tali nemici sulla strada per Minato, la grande capitale del mondo civilizzato che sarà la nostra casa, il fulcro di scambio e il luogo principale dell’avventura, dove mangiare, reperire missioni e potenziare armi ed armature. Minato non sarà l’unico fulcro per queste attività nel corso della nostra permanenza in Azuma, ma avrà comunque un ruolo preponderante. La trama di Wild Hearts non offre chissà che spunto unico nel suo genere: pretestuosa e senza troppi colpi di scena, diciamo che il titolo non brilla per questo elemento.

Karakuri, le armi perfette!

In Wild Hearts capirete fin da subito una cosa fondamentale: sarete in svantaggio dal punto di vista delle dimensioni! I Kemono saranno quasi sempre più grandi di voi, le sfide che il mondo di Azuma vi metterà di fronte saranno insormontabili non solo da un punto di vista strettamente legato al combattimento, ma anche rispetto alla scalata di una montagna o all’attraversamento di un fiume, ad esempio. Ecco però che in vostro soccorso arrivano i Karakuri, strumenti in grado di offrirvi aiuto in ogni situazione: ne esistono di due tipi, temporanei e permanenti; i primi saranno i vostri elementi principali in combattimento, capaci di creare piattaforme che vi faranno scattare in una direzione o nell’altra a velocità super (questi elementi ricordano in parte il movimento tridimensionale visto in L’Attacco dei Giganti – Attack on Titan); altri saranno casse a molla capaci di spingervi verso l’alto per effettuare attacchi più o meno potenti o fuggire da situazioni complesse, dove magari è meglio evitare di toccare il suolo; infine ci saranno quelli difensivi capaci di creare muraglie di contenimento e di rispedire al mittente attacchi e oggetti lanciati. I secondi, ovvero i Karakuri permanenti, saranno in grado di stabilire dei veri accampamenti, strutture come fari di segnalazione per reperire il mostro o trappole in grado di attrarre determinate specie di mostri, funi di collegamento per passare da una zona all’altra.

Nel corso dell’avventura a Azuma troverete diversi elementi, come piante, pelli, funghi, e in generale qualunque cosa, che vi permetterà di creare armi, armature e cibo, pozioni per curarvi e ottenere bonus: la quantità di questi oggetti è immensa ed il menù di riferimento spaziosissimo. Ci sarà con voi Natsume, la vostra fedele compagna di viaggio, un fabbro portentoso capace di potenziare le vostre armi e armature.

Di armi, gioie e dolori di ogni cacciatore, ne esistono otto:

  • Katana Karakuri: l’arma base del gioco, capace di attacchi rapidi ed ovviamente con danni di tipo taglio.
  • Nodachi: spadone immenso capace di portare immensi danni da taglio a scapito della rapidità.
  • Arco da Caccia: immenso e potente arco che infligge danni di perforanti dalla distanza.
  • Wagasa da Battaglia: un arma inusuale, ovvero un ombrello tradizionale giapponese che si trasforma in una sega circolare capace di tagli dalla distanza e di attacchi ravvicinati.
  • Martello: classico martello gigante, già visto in altri titoli ma sempre efficace.
  • Cannone: arma dalla lunga gittata ma dal peso considerevole (anche i danni lo sono) è una delle più complesse disponibili in Wild Hearts.
  • Artiglio: arma duplice composta da un pugnare e un artiglio, ricorda la tradizionale Kusari-gama, un arma rudimentale giapponese composta da un peso ed un falcetto, qui utilizzata in maniera certamente più efficace e fantasiosa.
  • Bastone Karakuri: un bastone da battaglia capace di cambiare forma in combattimento, per attacchi devastanti in base alla situazione.

Tutte le armi hanno una sezione dedicata per l’upgrade, un immenso albero di abilità capace di sbloccare sia mosse specifiche, sia di cambiare la connotazione dell’elemento principale dell’arma, come ad esempio l’inserimento del danno da fulmine o da fuoco, veleno o terra e così via: vi lasciamo il gusto della scoperta in tal senso. Ogni Kemono sarà più o meno resistente ad un determinato elemento e dato che quest’ultimo ha dalle due alle tre fasi di combattimento nelle quali cambierà forma e pattern d’attacco, vi consigliamo di costruire quanti più campi di riposo possibili per non ritrovarvi a fare diversi chilometri in caso di sconfitta: potrete subire fino a tre K.O. prima di perdere del tutto la missione.

Un quadro in movimento

Wild Hearts è un gioco unico nel suo genere, capace di reinterpretare un sistema collaudato e di sicuro non originale ma che qui cambia la dinamica, ci spinge a giocarlo con divertimento e passione, diventando una sfida continua.

In due è tutto più divertente, e in Wild Hearts si scopre il valore di un compagno al proprio fianco, combattendo e cacciando insieme i Kemono più pericolosi che restano, senza dubbio originali e non “già visti” in altri titoli. Koei Tecmo e Omega Force hanno attinto appieno dal folklore giapponese, dalle leggende europee e da quelle degli indiani per offrire in Wild Hearts, la meraviglia della scoperta, il tutto unito ad uno stile grafico immediatamente riconoscibile e quasi fiabesco, un quadro classico giapponese che si rivoluziona con il moderno dei pixel.

Wild Hearts non è esente da errori, piccole sbavature come qualche calo di frame rate nelle situazioni più concitate, la posizione degli elementi a schermo che inizialmente disturbano un pochino, ed una minimappa che poteva offrire di più in generale. I pregi del gioco tuttavia superano di gran lunga i difetti, come ad esempio il sistema di combattimento stratificato e tattico al punto giusto, il doppiaggio interamente in italiano e la poesia dello stile che rende Wild Hearts una vera gemma nel panorama di riferimento: se vi piacciono i mostri mitologici giapponesi e sognate da sempre di misurarvi con loro, magari accanto ad un amico, questo titolo farà per voi in tutti i sensi.

Wild Hearts
8.3
Voto 8.3
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.