Dopo una lunga gestazione su PC, tra fasi di accesso anticipato, aggiornamenti frequenti e una community affamata di tatticismi puri, Ready or Not fa finalmente il suo ingresso su console. Il titolo di VOID Interactive approda su Xbox Series S|X e PS5 con tutte le sue ambizioni: per chi non lo conoscesse ancora, parliamo di un simulatore di operazioni SWAT dal taglio realistico, teso e assai brutale. Un gioco che punta più sul sangue freddo che sull’adrenalina, sulla pianificazione che sulla spettacolarizzazione.
Ma il passaggio da mouse e tastiera al pad, e da configurazioni hardware ultra-personalizzate a macchine chiuse, non è mai indolore. E se da un lato ci troviamo davanti ad un porting sorprendentemente solido sul piano del gameplay, dall’altro è impossibile ignorare gli inciampi, tra piccoli e grandi, che affiorano con insistenza e minano l’esperienza complessiva. Ready or Not su console è un titolo che si difende, e a tratti convince, ma non arriva totalmente in assetto da blitz.
Ready or Not non racconta una storia nel senso tradizionale del termine. Non ci sono personaggi da seguire, archi narrativi, evoluzioni psicologiche. Tuttavia, ogni missione racchiude un frammento narrativo implicito: una rapina degenerata, un sequestro, una cellula terroristica asserragliata. Il contesto arriva chiaramente dai briefing, dalle planimetrie ma anche dalle urla dietro una porta chiusa che assumono, in qualche modo arcano, una valenza ludica.
Il porting su console non modifica questo assetto, e fa bene a non farlo. La scelta di lasciare tutto così com’è permette di conservare intatta quella tensione da documentario criminale che è tra l’altro parte integrante del impianto di gameplay. Ogni irruzione è un pezzo di storytelling ambientale, e in questo senso la fedeltà alla versione PC è un vantaggio.
Un’interfaccia non al passo con i controlli
La prima sorpresa positiva arriva appena si impugna il controller. Nonostante le naturali differenze rispetto a mouse e tastiera, Ready or Not risulta giocabile e reattivo. I comandi per impartire ordini alla squadra sono ben mappati, così come la gestione dell’equipaggiamento risulta fluida e l’interazione con l’ambiente funziona. Certo, la precisione del mouse resta tutt’altra cosa, in particolare modo riguardo la mira, ma il compromesso raggiunto è a nostro avviso più che dignitoso.
Il problema nasce altrove: nell’interfaccia. Di fatti, spesso non è chiaro come eseguire determinate azioni, laddove alcune icone risultano poco leggibili e la visualizzazione degli obiettivi lascia a desiderare. La user experience, nuda e cruda, sembra pensata ancora per l’utente PC, senza uno sforzo vero di adattamento. È qui che si sente la mancanza di una progettazione più consapevole delle dinamiche da divano: su console serve immediatezza, chiarezza, feedback visivi precisi. E Ready or Not, da questo punto di vista, è ancora un passo indietro.

Uno degli elementi più discussi del titolo, fin dalla sua uscita, è il livello di difficoltà. Ready or Not non fa sconti. Non c’è spazio per i Rambo degli sparatutto: ogni porta può nascondere la morte e ogni errore può costare un game over. E questo vale anche su console. In effetti, il gioco guadagna qualcosa sul piano dell’intensità proprio grazie al pad: i movimenti leggermente più lenti impongono più concentrazione, e di conseguenza la tensione cresce, così come la profondità di immersione.
Tuttavia, non tutto è calibrato alla perfezione. Alcune missioni presentano obiettivi mal definiti o regole che cambiano senza spiegazioni. In solo, l’IA alleata non sempre si dimostra all’altezza, e l’esperienza può diventare frustrante. In cooperativa, invece, il gioco dà il meglio di sé: la comunicazione con i compagni, l’esecuzione coordinata, la soddisfazione di un’irruzione pulita. Ma resta il fatto che il bilanciamento complessivo appare sbilanciato in più di un’occasione. Non tanto nella difficoltà in sé, quanto nella chiarezza con cui essa viene proposta al giocatore.
Una fragile immersività
Sul piano tecnico, la versione console regge modestamente, sebbene presenti alcuni inciampi non da poco: su Xbox Series S il framerate è abbastanza stabile, con dei caricamenti abbastanza rapidi e un’atmosfera generale – fatta di luci al neon, corridoi stretti, urla improvvise – che rimane intatta, nel modo più assoluto. Ciò non cambia il fatto che basta poco per rompere l’illusione, dal momento che le texture possono caricare in ritardo, si verificano spesso glitch visivi, e le luci si comportano troppo spesso in modo incoerente e irrealistico.
Più gravi sono i bug che affiorano durante l’uso delle diverse periferiche di controllo. Chi vuole giocare con mouse e tastiera su console scoprirà che il controller deve restare collegato: se si scollega, il titolo richiede di ricollegarlo incappando spesso in crash. Non è un dettaglio, bensì il sintomo di un porting tecnicamente ancora imperfetto. A questo si aggiungono i volti dei personaggi, che definire brutti è poco. Spigolosi, rigidi, espressivamente nulli: una nota stonata che stona ancora di più in un titolo che punta al realismo.
Fortunatamente, il comparto sonoro regge bene. Gli spari hanno impatto, i passi sono localizzati in modo credibile, le voci dei sospetti contribuiscono a costruire tensione. L’audio è uno degli elementi che più aiutano l’immersività, e in questo Ready or Not dimostra solidità anche su console.
Un’esperienza multiplayer ma da rifinire nei dettagli
Pur essendo perfettamente giocabile da soli, Ready or Not vive di più in compagnia. In cooperativa, anche su console, il titolo rivela tutta la sua natura: pianificare l’ingresso, sincronizzare i comandi, reagire in tempo reale agli imprevisti. E tutto questo funziona senza problemi tecnici evidenti, almeno nelle partite tra amici.

Di certo, il gioco resta pensato per essere affrontato con cuffie, microfono e una buona dose di pazienza. Chiaramente Ready or Not non è fatto per chi cerca il frag veloce, ma per chi ama il controllo, la precisione e la tensione costante.
Portare Ready or Not su console è stato sicuramente un esperimento coraggioso, e in parte riuscito. Non snatura l’esperienza originale ma ne conserva atmosfera e gameplay, offrendo – pad alla mano – una sensazione di controllo sorprendente. Tuttavia, non riesce a mascherare i suoi limiti: bug, interfaccia poco chiara, crash, mancanza di rifiniture pensate davvero per un pubblico console. È un titolo che va consigliato con onestà: se cercate uno shooter tattico profondo, senza compromessi, e siete disposti a perdonare qualche inciampo tecnico, Ready or Not ha molto da offrire anche su console. Ma se vi aspettate un prodotto rifinito, guidato, accessibile, allora forse non siete il pubblico giusto. O almeno, non ancora.

