Mandragora: Whispers of the Witch Tree Recensione, un “metrosoulvania” troppo facile

Mandragora: Whispers of the Witch Tree è un gioco interessante ma stroncato da se stesso, ecco la nostra recensione del metrosoulvania di Primal Games Studio

Tiziano Sbrozzi
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Tiziano Sbrozzi
Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona...
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Recensioni
Lettura da 8 minuti
7.5 Buono
Mandragora: Whispers of the Witch Tree

Mandragora: Whispers of the Witch Tree è la nuova fatica di Primal Games Studio, edito da Knights Peak, disponibile per Steam, PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X/S e Microsoft Windows. Il gioco è la somma di molti altri: si parte da uno scorrimento bidimensionale con elementi 3D, tipico dei giochi come Metroid, passando al mondo di Castlevania da cui prende il backtracking e la scalabilità dei livelli di gioco; infine si arriva al mondo moderno con un sistema di level-up, crafting e simili che cita direttamente i Souls games di FromSoftware senza cercare minimamente di nasconderlo. In questa recensione capiremo cosa ha funzionato e cosa invece no.

La caccia ha inizio

Faelduum è l’ultima città libera del mondo, una roccaforte umana che difende la nostra razza: come spesso accade però la difesa del popolo è secondaria agli interessi dei governanti, i quali spadroneggiano su un mondo in declino, senza rinunciare ai piaceri della vita, cosa di cui il popolo è nettamente privo. Alla corte di Faelduum il Gran Visir diventa sovrano, e non sapendo bene cosa fare con il nostro protagonista, di fatto principe (o principessa) della casata in declino, lo spedisce in battaglia: la sua missione è quella di recuperare un potere perduto nel tempo e sconfiggere la piaga dei mostri che imperversa nel mondo.

Sebbene il pretesto dell’avventura sia abbastanza borderline, una volta in gioco scopriamo che gli NPC che popolano il mondo sono abbastanza affabili con il nostro eroe: molti lo rispettano, quasi lo esaltano come il loro salvatore e, grazie all’ausilio di alcuni di loro come il Fabbro, l’Incantatrice, l’Erudito e lo Speziale, è possibile non sentirsi soli in questa crociata contro orde di mostri incredibilmente particolareggiati. Ma non ci sono solo nemici mostruosi a metterci i bastoni tra le ruote: banditi, persone corrette dal potere maligno e quanto di più assurdo possiate pensare vi sbarrerà la strada.

Il nostro poliedrico eroe

Iniziando Mandragora: Whispers of the Witch Tree veniamo da subito “messi alla prova”: non c’è scampo per chi vuole saltare la creazione del protagonista, personalizzabile con moltissime sfaccettature, dai capelli, alla voce fin anche all’aspetto più dettagliato come mento, naso, occhi e bocca. Niente è lasciato al caso, ma nulla vi impedisce di premere OK e proseguire con un modello preimpostato: questa sarà la prima di una lunga sequela di scelte! Si passa infatti poi alla scelta della classe di gioco, che varia dal classico Guerriero, passando per il Mago, il Ranger e un paio di ibridi che non vi racconteremo (il bello della scoperta lo lasciamo a voi! ndr).

Selezionato il malcapitato eroe, si viaggia per il mondo e si fa subito amicizia con il Fabbro (vedremo in seguito quanto sarà determinate, per ora tenetelo a mente) e da qui si iniziano a fronteggiare mostri, dapprima semplici lupi (della dimensione di orsi) per poi proseguire con orde di non morti e ragni giganti. Le prime fasi di gioco sono da un lato esplorative, dall’altro tutorialistiche, col titolo che cerca di mettere in luce i suoi punti di forza.

Uccidendo i primi avversari, ci accorgeremo che si riceveremo una valuta in stile “anime” e che potremo spendere presso le statue che faranno da checkpoint (il classico falò dei giochi Souls). Qui, presso la statua potremo aumentare di livello, modificare il nostro equipaggiamento, gestire l’inventario e resettare i mostri che imperversano intorno a noi. Il farming è ovviamente una componente essenziale: ogni livello ci da accesso ad un punto abilità, spendibile attraverso il nostro albero delle abilità, corposo e molto variegato, quest’ultimo ci consente anche di creare un ibrido tra Guerriero e Mago, ad esempio.

Il gioco ci spinge verso la direzione dell’ibridizzazione del protagonista: infatti alla morte di un boss riceveremo un’abilità speciale, che spesso è sbloccabile solo se investiremo dei punti in una determinata area dell’albero delle abilità, in modo, ad esempio, da potenziare l’intelligenza per accedere ad un valore di mana più importante e sfruttare al meglio queste skills. Ovviamente, non mancano statistiche come il peso del protagonista, che influisce sui suoi movimenti e sulla schivata, o il mana per la gestione delle skill e anche una sorta di cooldown per le skill che non costano di fatto del mana specifico.

Fabbri e mostri

Nel corso delle ore che passeremo in Mandragora: Whispers of the Witch Tree capiremo che è fondamentale usufruire di personaggi come il Fabbro, che oltre a venderci armi e armature sempre nuove, produrrà anche oggetti mediante il crafting. Il sistema si ripete per ogni NPC, come lo Speziale che produrrà pozioni, cibo e quant’altro per mantenerci vigili in battaglia, o il Gioielliere, che ci darà ninnoli sempre più potenti, e perfino un Erudito che potrà incantare mediante rune il nostro equipaggiamento preferito.

La varietà dei mostri in gioco è molto ampia e cambia da bioma a bioma che in affronteremo nel corso dell’avventura: non mancheranno armi ambientali come trappole, lame appese ai soffitti e pareti invisibili. In generale il mondo di gioco è ben curato e offre una sfida in stile puzzle molto intrigante e mai scontata. I boss sono molteplici, ci sono perfino dei mini boss che ci sbarreranno la strada, il più delle volte questi ultimi saranno più ostici dei boss principali, sfortunatamente.

Mandragola o Mandragora?

Mandragora: Whispers of the Witch Tree è un frizzante cocktail di diversi stili, messi insieme da un sistema di gestione del personaggio molto moderno e originale: le pecche però ci sono e non sono poche, purtroppo. Iniziamo col dire che le boss fight risultano scadenti e senza peso: gli sviluppatori ce l’hanno messa tutta, gli va riconosciuto, ma proprio non è andata. Il grado di sfida di ogni boss non è mai all’altezza del giocatore: il nemico subisce nettamente troppi danni e le interazioni che crea non mettono mai seriamente in difficoltà il giocatore. Perfino impostando una difficoltà alta del gioco, quest’ultimo risulta facile nelle boss fight. Nel gioco perderete più spesso per una trappola che contro un boss.

I boss hanno anche due fasi che si risvegliano in base al danno che infliggeremo al nemico. Interessante il cambio di forma che investe i boss in ogni situazione, sfortunatamente non è abbastanza: il colpo d’occhio è ottimale certo ma non basta certo a coprire l’assenza intrinseca di una difficoltà che sfortunatamente manca. Si poteva investire qualcosa in più anche nella velocità di gioco che, sebbene dal punto di vista dei frame rate siamo a posto, sotto l’aspetto del gioco pratico il movimento risulta eccessivamente lento, mellifluo in un certo senso, come se ci fosse una sorta di gelatina che permea tutto il gioco.

Mandragora: Whispers of the Witch Tree
Buono 7.5
Voto 7.5
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Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.